TERNI – Cielo terso. Tripudio di rose antiche e rare. Armonie di note e di colori. Vivo Umbria incontra Marco Baccarelli e Barbara Bucci nello splendido roseto del loro casolare di Piedimonte, amena zona collinare della conca ternana, distante dalle frenesie cittadine. Un privilegio, data la riservatezza dei due musicisti, coppia nella vita e nell’arte.
Conosciuti come Sonidumbra, nome della loro formazione musicale nonché dell’associazione culturale da loro fondata con l’obiettivo della tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale, da oltre venticinque anni Baccarelli e Bucci operano nel campo della ricerca sulla tradizione orale. L’invito allo spettacolo delle loro rose in fiore offre l’occasione per conoscerli meglio e approfondire alcuni aspetti del loro lavoro.
– Siete da tempo coppia nella vita e nell’attività musicale. Sappiamo che il vostro incontro al Conservatorio Giulio Briccialdi nella classe di flauto traverso è stato determinante per unire i vostri interessi, le vostre storie musicali, le vostre stesse vite. Qual è la vostra storia da singoli?
Marco Baccarelli: L’inizio della mia esperienza musicale risale all’età di sette anni, all’interno del Cantamaggio ternano. Ero rimasto attratto dalla fisarmonica che accompagnava il piccolo coro dei bambini di cui facevo parte e ho intrapreso lo studio regolare di questo strumento, partecipando e vincendo oltre quaranta concorsi di fisarmonica, che negli anni Ottanta si tenevano in tutta la penisola. Contemporaneamente, svolgevo attività concertistica con la Fisorchestra e quintetto Luciano Fancelli di Terni. A sedici anni, ho iniziato lo studio del flauto al Conservatorio ternano, ma ho continuato a sperimentare l’uso della fisarmonica come strumento da utilizzare in vari generi musicali: dalla musica leggera al cantautorato, condividendo il palco con artisti quali Baglioni, Vecchioni, Grignani o, nella più vicina Spello, con Banda Liberatori come gruppo spalla del concerto di Guccini. Gli studi di etnomusicologia all’Università di Bologna mi hanno poi spinto alla pratica dell’organetto e all’approfondimento della musica di tradizione orale umbra.
Barbara Bucci: Ho iniziato a studiare il flauto traverso a Spoleto, alla scuola di musica comunale, diplomandomi poi a Terni, dove ho incontrato Marco. Cantando con un coro polifonico, ho iniziato a scoprire la mia voce e a sperimentare il canto della tradizione orale, un repertorio che fin da bambina avevo potuto ascoltare in famiglia poiché a Spoleto esisteva uno dei pochissimi gruppi di folk revival regionali attivi negli anni Settanta: L’altra Spoleto. Da questo interesse alla fondazione del gruppo Sonidumbra è passato un po’ di tempo, nel quale ho potuto approfondire diversi tipi di repertori e di canto, trovando poi quello più adatto alla mia voce.
– Cosa vi ha portato, poi, a fondare il gruppo?
Barbara Bucci: Per anni abbiamo condiviso le esperienze musicali di ciascuno, esplorando i diversi mondi musicali l’uno dell’altra. Una bella esperienza è stata cantare insieme, come basso e soprano, con il coro Laudesi Umbri di Spoleto, con il quale abbiamo partecipato a diverse tournée anche all’estero: Germania, Ungheria, Slovenia. Per un lungo periodo abbiamo anche continuato a suonare musica classica, come primo flauto e ottavino nell’Orchestra d’Armonia Città di Terni, fin dalla sua costituzione. Sempre come flautisti, ci hanno poi legato i concerti del Trio Interamna con due flauti e chitarra ed altre esperienze di musica da camera, con amici del Conservatorio.
Marco Baccarelli: Singolarmente, continuavamo comunque a studiare ed approfondire alcuni aspetti utili alla nostra formazione, partecipando a numerose master class di musica classica, corsi di direzione di banda, di direzione di coro o di tecnica vocale. Sicuramente l’immersione per alcuni anni nella musica medievale, con lo studio del canto e delle tecniche strumentali di cornamuse, ciaramelle e flauti, ha segnato in modo deciso la nostra svolta. L’incontro con alcuni musicisti dell’Ensemble Micrologus, che condividevano con noi lo studio della musica di tradizione orale, ha portato alla convergenza di tutte le nostre competenze e all’idea di iniziare, con alcuni di loro, una nuova avventura, una formazione che si occupasse solo di musica umbra. Nel 1997 nasce Sonidumbra.
– Quali sono state le esperienze più significative della vostra storia in Sonidumbra?
Marco Baccarelli: Dal 1997, Sonidumbra ha partecipato ad alcuni tra i festival e manifestazioni più significativi del settore: Festival internazionale della Zampogna di Maranola; Monsano Folk Festival; Isole di Perugia; Pifferi, muse e zampogne di Arezzo; Maree culture in viaggio di Terni; Umbria Folk Festival di Orvieto; Civitella Alfedena Folk Festival; Paleariza Festival di Reggio Calabria; Suoni erranti di Pescara; Contaminazioni – Scuola Testaccio, Roma; Spello Splendens di Spello; Umbria Green Festival; Wine Music Green Festival; Festival delle musiche di Arezzo; Torino per Ebu – European Broadcasting Union ovvero l’associazione delle emittenti radiofoniche europee.
Negli anni abbiamo realizzato numerosi spettacoli collaborando con comuni, associazioni, scuole e istituzioni come la Provincia di Perugia e la Scuola di specializzazione in Beni demoetnoantropologici dell’Università di Perugia. Alcuni articoli sulla ricerca etnomusicologica in Umbria sono stati pubblicati dalla rivista di Antropologia Percorsi Umbri della Provincia di Perugia. Brani di Sonidumbra sono presenti in diverse compilation: nel cd Tribù italiche Umbria allegato alla rivista nazionale World music magazine, in Aie d’Italia, compilation prodotta e presentata dal Mei – Meeting etichette indipendenti di Faenza. Nel 2012, sono usciti contemporaneamente i lavori discografici del gruppo: Festa umbra inciso nel 2003 e Filomè.
Barbara Bucci: I nostri pezzi sono stati trasmessi da Radio Rai1, e nel 2015 dalla Radio3 della BBC inglese. Per la Rai, Sonidumbra ha collaborato nella trasmissione Il Mythonauta condotta da Davide Van De Sfroos e recentemente nella colonna sonora della miniserie trasmessa da Rai 1 in prima serata Fuochi d’artificio di Susanna Nicchiarelli, con Marco alla fisarmonica ed io voce solista.
– Qual è stato il vostro approccio nella ricerca sulla musica umbra?
Marco Baccarelli: I nostri approfondimenti, le nostre competenze, gli studi etnomusicologici, all’inizio non sono bastati per comprendere la grandezza di quello che stavamo scoprendo. Ci siamo allora immersi in un mondo vivo a noi quasi sconosciuto, partecipando in prima persona a gare di stornelli, vivendo le esperienze rituali come il Maggio, la Passione, le Pasquarelle, creando situazioni per coinvolgere i cantori tradizionali ancora in attività che avevamo conosciuto nel nostro percorso. Queste persone sono state per noi i primi maestri che ci hanno insegnato la bellezza e il piacere di suonare certa musica dal vivo e insieme a loro, piuttosto che preoccuparci soltanto di registrarli e conservare la loro testimonianza. Ricordo anche quando abbiamo imparato le danze tradizionali come quadriglie, scotis, manfrine, ballindodici, per avere contezza di come doveva poi essere suonata la musica di accompagnamento da riproporre ai danzatori.
Questa modalità nello scambio di saperi tra “addetti ai lavori”, tra stornellatori, organettisti, poeti di ottave e comunque tra persone con competenze simili, ci ha permesso di esplorare il mondo del tradizionale da un posto privilegiato, assaporando le dinamiche dell’azione reale in funzione, suonando con gli stessi esecutori che ci trasmettevano i loro segreti. Da queste situazioni vive abbiamo tratto alcuni caratteri generali, stili, prassi esecutive, che poi riportiamo in tutti i brani da riproporre all’ascolto. La scelta del materiale su cui lavorare per le nostre rielaborazioni avviene comunque avendo sottomano non solo i nostri documenti, ma anche tutte le storie raccolte, pubblicate e non, che prendono in esame il territorio regionale nella sua interezza.
– Nei vostri concerti emerge un’originale modalità di riproposta. Qual è il fondamento del vostro linguaggio?
Barbara Bucci: La tradizione è per noi vivere il presente con la consapevolezza di tramandare e continuare a cantare nelle modalità apprese, ma adattandola ad un ascolto moderno. La nostra totale immersione nel mondo della trasmissione orale, con i suoi trascorsi, discendenze, interazioni con il mondo antico, ci ha permesso di acquisire un linguaggio, un lessico, una prassi esecutiva che abbiamo fatto nostri. Il modo di usare la voce, la possibilità di scegliere e usare gli infiniti modelli, esempi e tipicità dei repertori tradizionali, hanno determinato l’acquisizione di un vero e proprio linguaggio, comunque personale, che utilizziamo per scrivere anche nuovi brani, dove emerge anche la nostra creatività. Che siano riferimenti testuali, parole nonsense tratte dalle scantafavole, oppure particolari modi di usare l’organetto o la fisarmonica, desunti dalle musiche da ballo, i nostri brani originali sono farciti di elementi tratti dalla tradizione, come si farebbe per realizzare una nuova ricetta utilizzando gli ingredienti presi nelle dispense delle antiche case coloniche. Nella scaletta dei nostri concerti, i brani di composizione si alternano sempre alle esecuzioni polivocali tradizionali, quasi a suggerire un dialogo tra due mondi che si guardano riconoscendosi.
– In che modo rendete attuale la vostra proposta musicale?
Marco Baccarelli: Oggi la nostra proposta musicale viene sviluppata in modo molto dinamico e specifico: ogni concerto è differente dall’altro perché pensato, cucito, personalizzato per i luoghi dove ci esibiamo, approfondendo, quando e per quanto possibile, la storia e la cultura del luogo a cui dedichiamo brani composti per l’occasione. Così è stato concepito il concerto Olivare commissionato dal Comune di Spello per approfondire la cultura dell’ulivo così importante in quel territorio; allo stesso modo è stato presentato nel 2024 a Città della Pieve il concerto Vinum bonum, il vino nelle storie e nelle tradizioni della cultura orale umbra, commissionato da Umbria Green Festival o il recente Passioni, musiche devozionali della Settimana Santa.
– Oltre l’attività musicale, i vostri interventi si rivolgono anche alla salvaguardia del patrimonio umbro. C’è un progetto unitario di base?
Marco Baccarelli: Il nostro progetto di valorizzazione che coniuga approfondimento, spettacolo, cultura permanente del territorio, con interventi sui temi specifici della tradizione, si chiama Umbria Tradizione in Cammino. L’idea alla base è quella di favorire la cooperazione dei vari soggetti che ruotano intorno al folk, e cioè gli esecutori tradizionali, i gruppi spontanei, i gruppi di riproposta, il mondo accademico, le istituzioni, i ricercatori, i fotografi, gli operatori professionisti, fino ai semplici appassionati delle tradizioni; una possibilità di offrire approfondimenti, spettacoli, momenti di studio, concerti, conferenze, in uno stesso contenitore che valorizzi e faccia comprendere la ricchezza della diversità dei vari approcci al “popolare”. Il Cedrav – Centro regionale di Documentazione e Ricerca Antropologica della Valnerina, negli scorsi anni ha partecipato come partner promotore degli appuntamenti di Tradizioni di Maggio (Preci); La via del Saltarello (Valnerina); Natale TRA riti e TRAdizioni (Valnerina); Passioni (Umbria); Ricantamaggio (Terni); Valnerina Tradizioni Vive (Torre Orsina, Terni); Umbria Tradizioni (Cerp Perugia); La città che canta (Terni); Il Paese delle tradizioni (Umbria). Tra i partner del progetto anche il Dipartimento di Antropologia e la Scuola di Specializzazione in Beni demoetnoantropologici dell’Università degli Studi di Perugia.
Barbara Bucci: L’attività di divulgazione e di formazione non si è mai fermata nel corso di questi anni e tutt’oggi continuiamo a tenere corsi e seminari pratici sulle tradizioni umbre: i balli, i repertori strumentali, la vocalità, la prassi polivocale. Di recente abbiamo tenuto a Castel Raimondo di Macerata un laboratorio sulla ricerca etnografica, educazione e formazione al patrimonio per conto dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del MiC – Ministero della Cultura.
– Potete fare qualche esempio concreto di intervento sul territorio?
Marco Baccarelli: Tra le tante attività portate a termine, ci piace ricordare due interventi: uno di tipo prettamente musicale e l’altro di rifunzionalizzazione di una festa tradizionale. Il lavoro etnomusicologico ha riguardato la pubblicazione di un cd allegato al libro ‘Na vorda se cantava cuscì. Canti rurali e devozionali di Spello di Don Venanzo Peppoloni di Spello. Siamo stati presenti come esecutori materiali delle diverse tracce, ma anche come curatori della ricostruzione di alcuni brani inediti. Dentro questo corpus di materiali musicali è stato possibile rintracciare alcuni brani vocali per sola voce del tutto sconosciuti nelle raccolte etnomusicologiche storiche della regione Umbria.
I brani originariamente registrati da Don Venanzo, poi trascritti da Gianpietro Fazion, sono stati recuperati grazie ad un accurato lavoro di ricostruzione melodica attingendo dal solo manoscritto, avendo perduto i documenti sonori originali. Con un sistema di comparazione dei repertori simili, lavorando sulle numerose variabili esecutive del canto monodico umbro, la vecchia trascrizione ha ripreso vita nei dettagli più caratteristici: ornamentazioni, intonazioni non temperate, irregolarità agogiche, portamenti.
L’altro esempio è quello del Ricantamaggio che dal 2012 al 2015 ha interessato le dinamiche festive del Cantamaggio ternano nel quale sono stati sperimentati modelli di intervento sull’aspetto musicale, sui carri, sulle poesie e sulle altre attività creative che caratterizzano la festa del rinnovamento. Un’esperienza cui siamo particolarmente affezionati è quella dei carrucci, versione da tavolo dei carri di maggio nata dalla collaborazione con Bla Bla Bar in epoca covid.
– Perché secondo voi è importante conoscere e tutelare queste espressioni culturali tradizionali?
Marco Baccarelli: Nel processo di dissoluzione della cultura contadina, dove sono venute meno le occasioni-funzioni in riferimento alle quali tale musica si collocava e traeva significato – momenti ciclici del lavoro agricolo, situazioni sociali e familiari –si è perduto anche il concetto di valore che queste espressioni orali portavano con sé. L’unione tra certi tipi di moduli musicali e i testi, anche improvvisati, rappresentavano un vero e proprio linguaggio condiviso e identitario all’interno di specifiche comunità. Aver perso questa consapevolezza e capacità di espressione costituisce un impoverimento culturale molto grave. La nostra azione non vuole riportare in uso questi modelli espressivi indissolubilmente legati a quel periodo storico, ma mira a rendere gli ascoltatori consapevoli di ciò che la nostra cultura regionale ha saputo produrre in secoli di elaborazione di saperi. Ascoltare le intonazioni a due voci, i cosiddetti canti a vatocco, la forma più rappresentativa dell’Umbria, ci riporta indietro di secoli, addirittura ai primi esempi di polifonia a discanto medievale. Sicuramente i nostri contadini erano all’oscuro dell’origine delle loro competenze, ma questo non può giustificare il tentativo di sminuire la produzione culturale delle classi subalterne, portatrici invece di saperi antichi. Il nostro obiettivo è quello di riprendere il testimone, di utilizzare questo linguaggio per adattarlo e plasmarlo ad un ascolto moderno senza perderne i caratteri che definiamo identitari.
– Siete entrambi insegnanti. Qual è il peso della musica nel vostro impegno didattico?
Barbara Bucci: Sono un’insegnante di scuola primaria, quindi ho a che fare con bambini piccoli, con i quali è possibile un approccio di tipo ludico nell’insegnamento musicale. È molto interessante vedere come i piccoli si avvicinino con curiosità alla musica, proponendo senza filtri e senza reticenze un loro approccio al mondo dei suoni. Il repertorio della tradizione, nel mio lavoro, è sempre presente ed è una vera soddisfazione ascoltare i bambini che con gioia cantano brani vecchi di qualche secolo, con una freschezza tutta loro. Quest’anno, poi, con le mie classi abbiamo ricevuto un riconoscimento veramente speciale: una canzone, il cui testo è stato scritto dagli alunni sotto la guida dell’insegnante di italiano Paola Filena, musicata da me e suonata da Sonidumbra, è stata selezionata tra oltre settecento proposte inviate dalle scuole di tutta Italia per partecipare all’inaugurazione dell’anno scolastico 2024-2025. Con tutti gli alunni, siamo stati ospiti di Rai 1 a Cagliari e abbiamo potuto esibirci alla presenza del Presidente Mattarella in eurovisione, nella trasmissione Tutti a scuola.
Marco Baccarelli: Come insegnante nell’Istituto tecnico tecnologico di Terni, non avevo nessuna possibilità di operare nel campo musicale in orario curriculare, purtuttavia nelle attività trasversali inserite nel piano di offerta formativa è stato possibile far partire un progetto musicale che ha portato alla costituzione di una vera e propria banda musicale itinerante, la strITT band. Nel giro di due anni, sono più di venti gli alunni che partecipano alle attività della banda che opera sia all’interno della scuola, sia in contesti extrascolastici, come la recente presenza alla sfilata del Cantamaggio ternano tra i carri allegorici. Il fare musica e il coinvolgimento dei ragazzi nel processo di rifunzionalizzazione della festa, sono di per sé un valore aggiunto per la scuola e per la tradizionale kermesse cittadina.
– Quando avremo l’occasione di risentirvi dal vivo?
Marco Baccarelli: Sabato 24 maggio alle 21 saremo a Collescipoli, piazzetta san Nicolò, ospiti del Congegno di Primavera del Bac – Borgo Arti Collescipoli. Per gli aggiornamenti, potete seguirci sulla nostra pagina facebook.
Lorella Giulivi