Coronavirus, gli animali non sono contagiosi. E' l'uomo che rischia di contagiarli

PERUGIA – Le città deserte e gli scenari dove la presenza dell’uomo si è fatta mano a mano meno invasiva, ha aperto finestre di visuale insolite ai nostri sguardi: gli uccelli che riconquistano spazi abbandonati, cavalli, cinghiali, cervi che si spingono sin dove mai sarebbero arrivati perché spaventati dai rumori dei centri abitati. E’ un’invasione pacifica che attesta quanto le deantropizzazione sveli immagini da film apocalittici, genere filmico tra science fiction e disaster movie che ebbe origini all’alba del nuovo millennio. La riconquista degli animali selvatici di spazi e luoghi che erano loro proibiti sembra anche indicare un altro fatto: che la natura sta riconquistando quella centralità che le spettava al termine di quel processo progressivo di destrutturazione e di marginalità cui l’Uomo l’aveva relegata. Anche gli animali sembrano insomma ora far parte della nemesi in atto che ci ricorda quanto nociva possa essere la separazione umana dalla sua componente animale. Tanto che, in questa difficile fase, è l’Uomo che potrebbe rappresentare una minaccia agli animali con la possibilità di contagiarli. Il cerchio si chiude: il Sars-Cov-2 che pare si sia generato dai pipistrelli è passato all’uomo che a sua volta passa agli animali domestici, cani e gatti, e persino – è notizia di lunedì – ad una tigre dello zoo del Bronx, probabilmente contagiata da un dipendente.  Tutto per ora rimane nel campo delle verifiche, ma è necessario subito smentire le voci che gli animali siano contagiosi. Semmai è vero il contrario, ovvero che l’uomo rischia di contagiare gli animali. A parlarne è stata anche la virologa Ilaria Capua su Raitre che ha citato l’Istituto superiore di Sanità. L’Iss spiega che nel caso di due cani e di un gatto osservati ad Hong Kong, l’infezione si è evoluta in forma asintomatica. Nell’altro caso descritto in Belgio, un gatto ha, invece, sviluppato una sintomatologia respiratoria e gastroenterica a distanza di una settimana dal rientro della proprietaria dall’Italia. L’animale ha mostrato anoressia, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e tosse ma è andato incontro a un miglioramento spontaneo a partire dal nono giorno dall’esordio della malattia.  “Essendo Sars-CoV-2 un virus nuovo, occorre intensificare gli sforzi per raccogliere ulteriori segnali dell’eventuale comparsa di malattia nei nostri animali da compagnia, evitando tuttavia di generare allarmi ingiustificati – scrive l’Iss – .Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l’infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli “vittime”. Gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità ricordano che non esiste “alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione. Tuttavia, la possibilità che gli animali domestici possano contrarre l’infezione pone domande in merito alla gestione sanitaria degli animali di proprietà di pazienti affetti da Covid-19”. “La raccomandazione generale è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l’esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare. Gli organismi internazionali che si sono occupati dell’argomento raccomandano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo. A proposito del contagio degli animali, il virologo Roberto Burioni ai microfoni di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio ha commentato: “Il fatto che gli animali possano essere contagiati non è solo un elemento negativo”. Anzi, “questo ci permette di avere un notevole vantaggio nella sperimentazione dei vaccini”. I dati finora a disposizione, ha sottolineato lo scienziato, sono ancora preliminari, ma “nel rispetto degli animali e senza farli soffrire, potremmo sperimentare i vaccini su di loro per vedere se sono protetti”.

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