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Coronavirus: la primavera negata, spazio e tempo cambiano aspetto

PERUGIA – Forse dovevamo arrivare a questo per allentare la morsa stretta attorno al cambiamento climatico, all’inquinamento ambientale, all’ammorbare tutto quel che ci circonda senza considerazione alcuna di quanto gli effetti del consumismo sfrenato producono direttamente o indirettamente sulla nostra salute. Secondo rilevamenti satellitari ampie aree del globo, Italia compresa, stanno riacquisendo parametri di sostenibilità, grazie al traffico che ha dimezzato le sue percentuali di incidenza e più in generale a tutte le attività industriali che hanno drasticamente ridotto le produzioni.  Così per paradosso,  nel momento in cui la primavera bussa alle porte, le temperature tornano a livelli di piacevolezza e tutto sembra invitare di nuovo ad uscire di casa per ritrovare  quel contatto con la natura che, in particolare in questo periodo dell’anno si ripresenta forte, si è costretti a rimanere in casa, nei limiti delle nostre mura domestiche in quei rituali che si articolano dallo sdraiarsi sul divano, al percorrere il tragitto sino al bagno e alla cucina e infine alla camera da letto. Ripetuti infinitamente più e più volte al giorno. Cambia così anche la nostra percezione dello spazio e del tempo, la nemesi della natura sembra volerci costringere a ricollocarci in quella condizione di umiltà che avremmo potuto considerare ben prima di tutto questo. Con umiltà e rispetto avremmo potuto pensare a cosa saremmo andati incontro sentendoci padroni del mondo; con umiltà avremmo potuto respirare con il respiro dell’anima mundi; con rispetto avremmo potuto ricollocare l’habitat e gli ecosistemi nella dimensione di spazi da condividere nel pieno delle nuove regole di cui ci saremmo potuti dotare. Eppure in molti ci avevano avvertiti, i più sensibili, gli adolescenti come Greta, con appelli globali. Ma niente. Forze contrapposte,  nel nome degli interessi economici, hanno impedito interventi veramente risolutivi. Spazio e tempo ora si incurvano in un’altra dimensione, insieme alla costrizione di tenerci lontani gli uni dagli altri, senza alcun contatto fisico, senza neanche poter esprimere i segni basici di affettività, vicinanza, solidarietà. E’ una condizione mentale e fisica che oltre a confinarci in perimetri limitati nel nome della sopravvivenza, ci impone di ripensare e ripensarci come esseri “limitati”. Il limite della nostra arroganza e dell’indifferenza generalizzata. Non più tardi di un paio di giorni fa, a Perugia, il sindaco Romizi ha dovuto aggiungere una nuova limitazione e ricollocarci nel nostro spazio: ora è proibito persino passeggiare al percorso verde di Pian di Massiano. Gli ampi spazi della primavera e il largo respiro della natura che si sta risvegliando, i profumi dei fiori, il tepore del sole, ci sono negati. Non è il momento dei piaceri, ora c’è soprattutto da “combattere” sulle trincee degli ospedali in cui le milizie dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario, sono raggruppate. A noi non rimane che riconfinarci nella nuova dimensione spazio-tempo che ci è concessa, dove ai limiti drastici del primo, sembra allungarsi la percezione del secondo in minuti e ore che non passano mai.

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