Coronavirus, un meme per ricordare i punti da affrontare

PERUGIA – Tutto cambia, il panta rei dell’era Covid pone una serie di interrogativi e di nuove certezze che hanno bisogno di essere ribaditi affinché l’esperienza che ha rivoluzionato le nostre esistenze non vada perduta. Vero è che, per la prima volta nella storia dell’umanità, ci siamo trovati ad affrontare una situazione inedita, particolarmente devastante e per i lutti che sta lasciando sul campo e per il panico che continua a diffondere, ma sarebbe da sciocchi non cogliere l’opportunità che pure include in sé la pandemia che ci ha ricordato quanto siamo fragili e di quante emergenze, quante correzioni di visuale e di idee ha bisogno la nostra civiltà. Per questo è bene tenere bene a mente alcuni punti su cui convergono vari analisti, giornalisti, esperti che in questo periodo hanno svolto il ruolo di “osservatori” sulle criticità del sistema-Paese nel suo insieme.
Ed eccoli questi punti qui riassunti in un meme che puntualizza i criteri possibili per una vera trasformazione.
Sanità – Il modello lombardo è stato sgretolato sotto i colpi di maglio del virus. E’ urgente una riappropriazione pubblica della sanità che ne rafforzi anche l’aspetto sociale della salute. Del resto, proprio in nome della salute pubblica – così come previsto dalla nostra Carta costituzionale – gli italiani si sono assoggettati al lungo periodo di limitazioni delle libertà personali. Ora, è il momento di ricambiare con la creazione delle basi per un servizio sanitario nazionale che non soffra dei tagli che lo hanno abbassato di rango: da uno dei sistemi più ammirati al mondo, ad uno che ha dimostrato i limiti evidenti del ridimensionamento avvenuto nel corso degli ultimi dieci anni a favore della sanità privata.
Tecnologia, innovazione e ricerca – L’Italia ha scoperto le potenzialità della tecnologia che può offrire l’opportunità di un ripensamento di molti fattori che determinano l’attività produttiva: lo smart working e le lezioni scolastiche online rappresentano soltanto alcuni degli aspetti che andranno rafforzati e che preludono ad una vera e propria “rivoluzione” digitale, ammesso che si superi il digital divide di cui soffre una cospicua fetta della popolazione. Investire su innovazione e ricerca è un altro dei paradigmi da prendere e riferimento per l’avanzata del progresso sociale e per la tutela dell’ambiente.
 
Sburocratizzazione – Levantini e aggrovigliati nelle nostre complessità burocratiche, finiamo per soffrire dei tempi esasperanti e delle lungaggini che ostacolano il fluire della vita civile. E’ necessario che le procedure siano snellite soprattutto ricorrendo alla tecnologie che oggi sarebbero potenzialmente in grado di rendere più facile la vita a tutti. In questa voce è da annettere anche la farraginosità di un sistema giudiziario che va riformato per renderlo più efficiente e soprattutto al passo con i tempi della giustizia di un paese moderno.
 
Sussidiarietà e welfare – L’esperienza del Covid ha rafforzato la convinzione che il progressivo smantellamento del welfare non produce effetti benefici. Anzi, è l’esatto contrario e ora che le categorie più a rischio sono esposte ai livelli minimi di povertà si rende necessaria una potente azione di sussidio per ridare vigore all’inclusività, con forti investimenti nello stato sociale.
 
Regolarizzazione degli immigrati –  E’ già accaduto in Portogallo: l’immigrazione è una risorsa e come tale va riconosciuta. La narrazione leghista che in Italia ha creato le campagne d’odio contro un “nemico” che dà ragioni di esistenza ad un’ideologia razzista, è ormai fuori tempo massimo. Le condizioni perché la schiera di badanti che assistono i nostri anziani e degli africani che svolgono, sottopagati, i lavori più umili, sono mutate e a loro va riconosciuto anche il ruolo sociale che svolgono con il riconoscimento dei diritti di cittadinanza.
 
Naturalmente il governo che in questo momento usufruisce di poteri eccezionali dovrà mano a mano allentare la presa sulle misure restrittive, applicate, spesso maldestramente, per passare dal ruolo di “sovrano” paternalista-ottocentesco alla progressiva reintroduzione dei principi della democrazia.
 

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