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Coscienza civile e risate: l’affabulatore Marco Paolini narra storie di acque risorse e minacce

MARSCIANO – Narrazione e ironia, denuncia, coscienza civile e risate, a volte amare, a volte divertite, come nel caso delle falde che si nascondono sempre più in basso perché vogliono mantenere la loro purezza o come nel caso delle anguille, dai mille appellativi dialettali. La Rocca di Sant’Apollinare, con le sue mura antiche, il chiostro suggestivo e il pozzo simbolico aperto sull’acqua della memoria, ha offerto un ambiente perfetto per ospitare un teatro di riflessione. Un luogo che oggi coniuga storia, ricerca e paesaggio: culla ideale per un racconto civile che ha alla base scienza e sensibilità ambientale. I batteri fanno massa critica come quella del cervello e non è detto – altre risate – che non si usino i batteri per ragionare piuttosto che il cervello.

Bestiario Idrico – Studio per un racconto non si configura come uno spettacolo chiuso, ma come un frammento vivo, in divenire: intreccio di monologhi, testi precedenti e materiali raccolti sul territorio, in dialogo con altri esperienze creative. Paolini, in solitudine scenica, diventa voce di paesaggi, ecosistemi e consapevolezze collettive – “un narratore che diventa, di volta in volta, personaggio, paesaggio, contesto”.

Costruito attorno all’acqua – bene comune, risorsa fragile e chiave per leggere il cambiamento climatico – lo studio parla di falde, gestione delle acque, adattamento, difesa civile. Non c’è gesto drammatico, ma una riflessione che nasce dalla connessione tra conoscenza e coscienza, attivando lo spettatore e ancorando la riflessione al tangibile quotidiano.

Il pubblico è stato protagonista silenzioso di questo intimo “esperimento” teatrale: seduto tra le pietre, ha percepito il tempo sospeso, la fragilità dell’elemento acqua e il dialogo tra arte e scienza. Paolini ha seminato la responsabilità di pensiero, evocando curiosità, empatia e volontà: “renderle memorabili, trasformarle in pro‑memoria”.

Un esperimento che si riallaccia direttamente al teatro di narrazione, monologo caustico, spesso strutturato su basi scientifiche, ma narrato per un pubblico contemporaneo su una impostazione antica: quella del vecchio saggio che racconta storie ai suoi nipotini.

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