Covid, ristoratori, social: niente gioco al massacro per favore

Prima che il messaggio e la lettura del post, mi ha colpito l’immagine di un luogo meraviglioso nel quale ho avuto la fortuna di stare qualche volta: lo storico ristorante “San Francesco” ad Assisi.

La foto del Ristorante San Francesco postata ieri dalla titolare Fulvia Angeletti

Per chi non c’è mai stato dico che la vetrata che dà sulla Basilica Superiore è già di per sé un lauto antipasto. Bene, vedo la foto e il commento di Fulvia Angeletti che ha ereditato questo patrimonio di bellezza, e di sapiente cucina ovviamente, dal padre Carlo.
Oggi il nostro Ristorante è pieno e noi siamo molto felici“. Ho pensato tra me e me: “Anche io”.

Poi sono andato a scorrere tra i commenti. Tralascio nomi e sintetizzo la sostanza di uno che mi ha fatto sobbalzare: “Ma ad Assisi non esiste la regola del distanziamento e delle mascherine?“, “ad Assisi non interessa la salute della gente, nessuno controlla? Complimenti”.
Sintetizzo anche la risposta di Fulvia Angeletti che oltre ad invitare gli scriventi a controllare di persona, spiega: “Certo che ci sono le misure di distanziamento. Oltre un metro tra tavolo e tavolo e gel disinfettante dappertutto.  Abbiamo dovuto togliere sei tavoli e il menù è scritto su una tovaglietta usa e getta perché non si possono più consegnare cartacei. Le persone a tavola ovviamente non indossano la mascherina, a meno che non diamo da mangiare in endovena”. E conclude: “Il ‘pienone’ di oggi è di 22 persone contro i 60 coperti di prima!“.
Insomma al di là che Fulvia Angeletti è persona perbene, tiene tra l’altro in piedi la stagione del Piccolo Teatro degli Instabili ad Assisi, è la teoria del sospetto che non può essere perseguita. Prendo questo avventato “post” per riflettere su altri che probabilmente girano per la Rete.
E’ vero. Sono stati, sono e saranno tempi difficili. Abbiamo esposto tricolori, cantato dalle finestre, messo e prelevato cibo da cestini che calavano dai terrazzi, riempito il web di gesti solidali, gli artisti si sono messi a cantare, recitare, ballare e ci siamo ripromessi di tornare a sentirci un popolo coeso, pronto a rinascere. Siamo stati, in effetti, fin troppo in casa. Abbiamo accumulato paure. Rancori. Siamo, insomma, un po’ tesi. Anche per le paurose movide di questi giorni. Detto questo, per favore, lasciamo perdere il gioco al massacro-social.  Non va bene. Se ci sono denunce da fare le si facciano a chi di dovere e agli organi preposti e competenti in materia. Gliene saremo tutti grati. Altrimenti, consideriamo attentamente prima di parlare cosa asseriamo. L’effetto di una foto valutata male, un messaggio violento, una semplice parola detta storta, potrebbero avere un effetto letale in un momento come questo, addirittura mortifero per chi sta cercando di tornare a galla. Tra l’altro tentando di salvare anche altra gente che ha bisogno di lavorare per continuare a vivere.
Grazie.

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