SPOLETO – Il Salone Antonini è buio, gli affreschi sono spenti, il pubblico è in silenzio e in sottofondo aleggia un suono ritmico che piano si estende in tutto lo spazio. Lo spettacolo messo in scena ieri sera, 4 ottobre, alla Rocca Albornoziana di Spoleto, dona tutto allo spazio, al gesto, alla danza. La compagnia della coreografa franco-algerina Nacera Belaza è arrivata nella cittadina umbra grazie al progetto Rendez Vous dell’associazione Evidanse diretta da Carole Magnini, con la collaborazione dell’Ambasciata francese-Insistut Français a Roma e Francia in Scena, Teatro Stabile dell’Umbria, Museo Nazionale del Ducato-Rocca Albornoziana di Spoleto, inoltre dell’Istituto di istruzione superiore “Sansi-Leonardi-Volta” di Spoleto, di Sistema Museo e della Fidapa Sezione Spoleto.
Nella ricerca di sé stesse e dello spazio due danzatrici (Dalila e Nacera Belaza) in principio restano immobili sulla scena mentre la luce si accende gradualmente e la musica aumenta di volume. Quando iniziamo a scorgere i due corpi disegnati in lontananza avvicinarsi, essi cominciano a muoversi e a ripetere ossessivamente sempre gli stessi gesti. Nell’ombra sembrano apparire due camicie di forza, tentano di divincolarsi mentre dalla musica fuori escono grida di bambini, voci appena uscite dalla scuola, rumore. Poi persino Maria Callas. I gesti cambiano, vorticano, i volti e le braccia si espandono mentre i piedi restano ancorati a terra in equilibrio. L’espressività data dall’esclusiva performance intitolata all’Urlo (“Le Cri”) un lavoro coreografico creato nell’ambito delle “Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine-Saint-Denis” 2008 le cui impressioni ieri erano ben visibili negli spettatori, è sinonimo di libertà. Nelle sue creazioni, Nacera Belaza non smette mai di mettere in evidenza “il gesto della danza” e di nutrire il suo lavoro attraverso la sua duplice appartenenza culturale, quella francese e quella algerina. “Cerco il movimento stesso, un movimento incontrollato e non vincolato, un movimento libero e aperto” dice infatti, “per avere un corpo neutrale e disponibile, per ascoltare lo spazio attorno ad esso. Per sentire lo spazio, prenderlo in consegna e investirlo”. La danza è allora accolta dal luogo e oggi, 5 ottobre , in una conferenza alle ore 10 sempre presso la Rocca, riuscendo a modellare quello spazio perché entrambi occupino un posto e nella traccia che lasciano, segnino il tempo.
Se di tempo parliamo, infine, in un progetto come questo volto a valorizzare e promuovere la danza in un discorso più ampio non ci sarà possibile lasciare inosservata la scomparsa del maestro Alberto Testa, la cui notizia è giunta proprio ieri.
Danzatore, coreografo, docente e critico è stato un punto di riferimento per l’intera categoria, ed ha oltremodo avuto un rapporto privilegiato con la città di Spoleto curando la Maratona di Danza del Festival dei Due Mondi dal 1977 al 1988, con ripresa in Piazza Duomo nel 2001.
“Spoleto sarà sempre riconoscente al maestro Testa per aver contribuito, in maniera determinante ed innovativa a far conoscere la nostra città in Italia e all’estero” queste le parole di cordoglio del sindaco Umberto De Augustinis, “scrivendo alcune delle pagine più luminose della storia artistica e culturale del nostro Paese”.