Diventa un caso nazionale il bando per direttore del Museo della Ceramica di Deruta: "Una proposta indecente"

DERUTADiventa un caso nazionale il bando comunale per l’assegnazione della direzione del Museo della ceramica di Deruta e della Pinacoteca comunale a titolo volontario e dunque non retribuito, se non con eventuali rimborsi spesa.
Ne avevamo parlato come Vivo Umbria il 4 giugno scorso raccogliendo la durissima presa di posizione di Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione cultura) che si era scagliata contro il bando: “Il lavoro non retribuito è volontariato e, se protratto nel tempo, diventa lavoro forzato, cioè sfruttamento. Non c’è ambito professionale – afferma la senatrice – in cui ciò non sia vero, neppure quello della cultura. Ho invitato, perciò, il sindaco di Deruta a voler ritirare in autotutela il discutibile avviso pubblico. E’ impensabile che il profilo di altissimo livello scientifico richiesto espressamente dal bando per un incarico triennale, articolato in 12 punti e ricco di responsabilità, debba essere reclutato facendo leva sulla personale generosità del candidato. Una proposta indecente, insomma, che ha suscitato un vespaio di polemiche tra gli addetti ai lavori e leso gravemente l’immagine di una delle cittadine della civilissima Umbria dalle quali ci si attenderebbe, invece, una sensibilità matura e la piena consapevolezza del valore della cultura e della dignità professionale degli addetti”.

Adesso anche due riviste di settore, Finestre sull’arte e Artribune si occupano della vicenda con toni davvero aspri, censurando il comportamento del sindaco.
“Sembra incredibile che il direttore del più antico museo italiano della ceramica lavori gratis, ma è quello che potrebbe succedere a Deruta, uno dei maggiori centri italiani per la lavorazione della ceramica” si legge su Finestre sull’arte del 5 giugno scorso che ricorda la valenza del Museo e della Pinacoteca comunale aggiungendo: “Data l’importanza dei due musei, anche per la figura cercata è richiesto un profilo di altissimo livello: una laurea in beni culturali o simili. Chiaramente il direttore farà tutto quello che compete a una figura di questo livello: curerà la gestione scientifica dei due musei, riceverà in consegna e cura le sedi, le raccolte, il materiale, le attrezzature e gli inventari, rappresenterà il servizio museale nei rapporti con gli uffici pubblici, sovrintenderà alla salvaguardia e all’ordinamento delle raccolte, alla costituzione e all’aggiornamento degli inventari, e poi ancora sovrintenderà alla conservazione, al restauro, all’ordinamento, all’esposizione, allo studio delle collezioni e sarà responsabile delle attività didattiche ed educative, coordinerà le campagne di comunicazione e promozione (e ne sarà responsabile), concorrerà alla definizione dei progetti culturali dei musei, elaborerà i documenti programmatici e la relazione annuale sullo stato dei due musei, coordinerà le attività di monitoraggio e valutazione delle attività e dei servizi, assicurerà la realizzazione delle iniziative programmate, sarà responsabile della gestione scientifica, della formazione dei piani di ricerca e di studio, formulerà proposte e darà il parere sulle acquisizioni, sui prestiti, sui depositi e sulle donazioni, regolerà la consultazione dei materiali, l’accesso ai depositi, le riproduzioni delle opere e degli oggetti, valuterà e coordinerà gli interventi necessari per garantire l’adeguatezza degli ambienti, delle strutture e degli impianti delle sedi museali. Tutte queste responsabilità e queste mansioni delicate e di altissimo livello, per le quali le competenze richieste sono altissime, in cambio di… niente. Sarebbe interessante sapere quale professionista potrebbe accettare di lavorare come direttore di un museo in cambio di vitto e alloggio e spese per i trasporti. Vengono in mente solo due profili: un ricco latifondista con la passione della storia dell’arte, oppure una persona che ha una stima di se stessa che sta sotto lo zero”.

Sullo stesso tono l’articolo di Artribune di stamattina, 8 giugno, a firma di Santa Nastro: “Non andrebbe fatto mai, ma ora il momento è proprio sbagliato. Mentre infatti l’Italia intera degli operatori culturali dibatte su questioni quasi sindacali di riconoscimento delle istanze e delle professionalità del settore da parte di Stato e cittadini (con movimenti quali Mi riconosci, Awi e le discussioni nate in seno al Forum dell’Arte Contemporanea), il Comune di Deruta salta fuori con una proposta indecente” . Santa Nastro illustra a sua volta la valenza dei due complessi museali e poi aggiunge: “Questi bei musei sono al momento senza un direttore. Occasione ghiotta vero? Mica tanto, perché il bando lanciato lo scorso 28 maggio indetto dal Comune di Deruta ha già fatto il giro del web, facendo indignare professionisti e addetti ai lavori”. E aggiunge dopo aver elencato i requisiti richiesti al candidato, che non sono pochi né di poco conto, aggiunge: “dopo aver letto attentamente il bando, il possibile candidato scorrendo alla ricerca dell’eventuale compenso, leggerà l’incarico, di natura privatistica, viene conferito a titolo gratuito, salvo rimborso spese opportunamente documentate”. Pro bono. Un incarico triennale. Un doppio autogol, sia per l’inopportunità di affidare due musei così importanti, prestigiosi e impegnativi a una persona che per ovvi motivi non potrà dedicar alla loro gestione tutto il tempo necessario, sia per il fastidioso sottinteso che alcuni vi leggerebbero tra le righe: che il lavoro culturale non è un lavoro, non ha bisogno di retribuzione, è qualcosa che si fa esclusivamente per prestigio e ovviamente se si ha una disponibilità economica alle spalle. E mentre i lavoratori della cultura, in testa Mi riconosci, chiedono al Comune di Deruta di ritirare il bando, in scadenza al 12 giugno, ci si chiede come chi ha indetto il bando abbia potuto trovare opportuna e decorosa questa modestissima proposta, soprattutto in tempi di grave crisi economica in arrivo per il lavoro culturale. Ovviamente conclude Santa Nastro – al di là delle critiche e delle accuse, volendo spezzare anche una lancia a favore del piccolo borgo, questa situazione fa riflettere circa le difficoltà che una amministrazione comunale di questo tipo deve affrontare oggi. E che senza aiuti esterni fa veramente fatica a garantire uno stipendio extra ad un direttore di museo. Dunque è corretto protestare, ma è altrettanto giusto rendersi conto di quale è la reale situazione economica oggi dei piccoli e medi comuni italiani”.
Il 12 giugno, intanto, è alle porte.

 

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