Domani a Perugia specializzandi in piazza per protestare contro l’incertezza del loro futuro

PERUGIA – Domani, lunedì 7 dicembre, alle ore 10 nel piazzale  dell’edificio B del Dipartimento di Medicina e Chirurgia di UniPg, candidati specializzandi dell’Ateneo di Perugia scenderanno in piazza per protestare contro l’assoluta incertezza che regna riguardo la possibilità di iniziare il loro percorso.“ASUP” e “Sinistra Universitaria – UDU Perugia” annunciano che saranno parte attiva della manifestazione che nasce da questo appello:  “Era il 22 settembre quando circa 24.000 laureate e laureati in Medicina e Chirurgia, in tutta Italia, stavano affrontando una delle scadenze più importanti di questo percorso lungo e complesso: il concorso di specializzazione. Oggi, a distanza di 60 giorni, queste persone ancora non hanno avuto modo di sapere in quale sede siano acceduti e se siano acceduti, per poter iniziare il proprio percorso di specializzazione. È  utile qui ricordare come le aziende ospedaliere basino una grande parte delle proprie attività sul lavoro delle specializzande e degli specializzandi, facendo lavorare interi reparti ed ambulatori. Oltre ad essere studentesse e studenti, sono veri e propri lavoratrici e lavoratori e, in sostanza, nonostante le condizioni di lavoro siano peggiori di quelle dei medici di ruolo, queste persone sono essenziali soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria.

Questo scenario si apre di fronte alla situazione di emergenza attuale, in cui c’è la forte necessità di riformare il servizio sanitario nazionale insieme al sistema di formazione dei medici-chirurghi, dei quali la fragilità e la carenza è emersa in modo esplosivo con l’attuale pandemia, con un chiaro deficit di operatori sanitari e di strutture. Di fronte a tutto questo, il ministero dell’Università e della Ricerca tiene in ostaggio quasi 24.000 laureati, pronti ad iniziare un’attività lavorativa o una formazione specialistica o generalista. Per quale motivo, non ci è dato saperlo: veniamo ora a conoscenza della ennesima proroga delle scadenze, in particolare la pubblicazione delle assegnazioni (vale a dire sapere in quale sede ogni persona sarebbe riuscita ad entrare) a dopo il 15 dicembre. Ciò, a fronte di una data di inizio delle attività fissata, con obbligo, al 30 dicembre. Il Ministero ha preso in considerazione che tantissimi dovranno spostarsi nel territorio nazionale, tra regioni diverse? Che dovranno trovare un alloggio? Che dovranno lottare contro le limitazioni agli spostamenti dovuti al DPCM? Che dovranno immatricolarsi? Che dovranno fare tutto questo in meno di 15 giorni.

Ci troveremo per questo nel piazzale antistante l’edificio B del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, dalle 10, per far sentire la nostra voce con un sit-in di protesta

  1. Trovare una soluzione per anticipare i tempi di conclusione dell’iter delle assegnazioni
  2. Dare sostegno economico per gli alloggi e garantire flessibilità nel procedimento burocratico per le immatricolazioni a chi si troverà in difficoltà per questa situazione.
  3. Chiedere l’anticipo del pronunciamento del Consiglio di Stato fissato al 15 dicembre.
  4. La comunicazione dal Ministero chiara ed efficace una volta per tutte, interrompendo la linea del caos che ha portato a questa situazione di profondo disagio.

Auspichiamo massima visibilità e attenzione per il tema delicato che riguardando una parte essenziale del personale medico, riguarda tutta la cittadinanza”.

Angela De Nicola, coordinatrice Udu , dichiara: “Ancora una volta la formazione viene minacciata da lungaggini e disinteresse impedendo non solo a migliaia di persone di terminare il proprio percorso, ma a migliaia di medici di prendere servizio in favore della comunità” e conclude “Come Udu abbiamo fatto arrivare la nostra voce fino al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari a Roma, presieduto da uno studente del nostro ateneo: ci batteremo fino alla fine di questa faccenda”.

Ester Bonanno di ASUP aggiunge: “Come medici in formazione troviamo inaccettabile che ai nostri futuri colleghi destinati a colmare una sistematica carenza di personale, venga negata la certezza del futuro: in questo modo non avranno il tempo e le condizioni necessarie per poter prendere servizio e iniziare la loro formazione in sedi che ancora nemmeno conoscono. Per questo sosteniamo la manifestazione dei candidati al concorso”.

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