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Due comuni al confine, un ponte sul Nera: questa è la Valnerina ricca di arte e storia

ARRONE – I nobili Arroni, famiglia prestigiosa spoletina, di cui prende il nome il  palazzo posto sulla piazza del Duomo della città, ne divennero “comunales” nel 1228. Avvenne questa sottomissione del castello detta la “Terra”, che fu loro possedimento già dall’880. Quindi gli Arroni furono fedeli e leali a Spoleto, concedendo pace  e non infierendo contro i fuoriusciti che si erano stabiliti sul colle Bufone. La riunione con relativo giuramento avvenne nella platea della chiesa di Santa Maria. Chiunque trasgrediva era sanzionato con una ammenda di 300 libre di denaro (così scrive Lodovico Jacobilli). L’ atto di scissione di alcuni sudditi del castello di Arrone, aiutati da Spoleto, che diedero vita al castello di Bufone poi Montefranco, è riportato in uno scritto del Sansi: oltre all’invicazione della SS.Trinita, l’ anno 1228, al tempo di Papa Gregorio e Federico Imperatore dei romani…noi di spontanea volonta’, a nome di quanti verranno ad abitare sul colle Bufone, promettiamo a te, podestà di Spoleto in perpetuo,  di far pace o guerra in difesa del comune, di pagare il focativo (tassa per famiglia) e le collette sui terreni accatastati …di costruire il castello a nome di Spoleto. Ogni anno rinnoveremo il giurantento di fedeltà. Ogni anno offriremo un cero per l’ Assunta sotto la pena di 100 marchi d argento…

Ma purtroppo nel 1258,  in conseguenza anche alla continua ingerenza degli Arroni, Bufone si spopola al tal punto da rimanere deserto. Il 20 luglio del 1258, il castello di Bufone prese il nome di Montefranco…”perpetuam franchitiam et libertatem” da ogni servitù verso gli antichi padroni, Arroni.

Spoleto, per contrastare ancora di più le ingerenze di Arrone pose nel castello un  presidio di 12 spoletini. Così i coloni di Montefranco furono liberi da ogni vassallaggio. In un documento del Sansi si legge: servizia angaria, omaggio, hominitia, sotto pena di 1000 marchi. Messere Rainaldo di Gentile di Arrone firma l’atto. Rinnovo tale atto del padre anche il figlio Enrico nel 1266; e così  anche il suo discendente Arrone nel 1291.

Spoleto, come riportano gli statuti  del 1296, obbligano Arrone di prestare giuramento e stabiliscono il pagamento del pedaggio pagato agli arroni sul ponte sia dato al comune. Questo territorio fu sempre soggetto a ribellioni. Anche nel 1305 alcuni arronesi, per sfuggire al dominio comunale andarono ad abitare al Borgo nuovo o su colle Iollani, quindi Spoleto costrinse con forza questi fuoriusciti imponendo la sottomissione. (Questa in sintesi la genesi di un territorio che mette a confronto due realtà diverse ma unite dalla stessa origine socio politica e storica. Due realtà divise dal fiume  Nera e da un ponte, quest ultimo diventato linea e margine di confine. Nell’area dove e individuato la località Monzano, l’antico oratorio di San Primiano, che prese poi il nome di San Bernardino (per celebrarne una sua sosta). Qui adagiato su una collinetta, su un bellissimo panorama di prati e boschi, l’ edificio ha subito continui restauri e destinazioni ad uso religioso o civico di accoglienza. Nella cappella, alcuni interessanti affreschi del primo ‘500 eseguiti da un discepolo del Gozzoli..altre attribuzioni sono riferite  ad Orlando Merlini. Suggestivi gli affreschi raffiguranti San Sebastiano, San Bernardino, Sant’ Antonio di Padova e una graziosa Madonna col Bambino (nella foto di copertina). Di la dal Nera, Arrone con la sua chiesa Parrocchiale, edificata attorno al XIII, e ampliata nel XIV secolo a tre navate.L’ interno è ricco di affreschi rinascimentali (1525/ 1526) eseguiti, nel catino absidale dal pittore spoletino Giovanni di Girolamo Brunotti e da Vincenzo Tamagni di San Gimignano. Incoronazione, domizio, nascita di Gesu’, con Profeti, Apostoli, angeli osannati, ecc… Ma ciò che desta curiosità e attenzione per il turista curioso è senza dubbio la parte alta del paese ossia “la terra”, cinta da mura, bastioni e dominata dalla massiccia  torre quadrata con ulivo e orologio.

A dominio sulla valle, la chiesa di San Giovanni Battista, patrono del castello. La sua edificazione si fa risalire al XIV secolo. Caratteristiche del portale (nella foto) e l’abside poligonale ricavato probabilmente dal bastione delle antiche mura dove si erge la cella campanaria. Il ciclo pittorico, che adorna le pareti interne va, dal 1480 al 1500 (nella foto affreschi dell’ abside).

Suggestivo e interessante tutta la decorazione dell’abside con scene che rievocano la vita le gesta fino alla morte del Battista. Erode…Erodiate, Salome’ dottori della chiesa ed evangelisti, nomi e persone della Sacra scrittura evidenziati da una sapiente mano di artista. Alcuni dipinti, per lo più ex voto, sono stati eseguiti da un  mediocre pittore umbro, mentre altri, sono di chiaro sapore e stile abruzzese. Negli ex voto si susseguono Santi della devozione popolare invocato contro epidemie e pestilenze, fame e terremoto: i Santi Sebastiano,  Antonio Abate, Lucia; moltissime immagini di Madonne col Bambino. In ogni ex voto sotto e riportato il nome dei committenti e la grazia ricevuta. Ecco quindi due comuni a confronto de finisce uno inizia l’ altro. La storia ci insegna di essere solidali, no a campanilismo, si alla cooperazione sociale. Siamo piccoli, siamo semplici, ma tanto grandi per donare  cuore  e ricevere amore.

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