Duomo di Orvieto: tecnologie Enea per i basamenti del ciclo scultoreo dei 12 Apostoli e dei Santi protettori tornati dopo 120 anni

ORVIETO – La tecnologia italiana per proteggere e valorizzare le opere d’arte più belle. Come quelle del Duomo di Orvieto, dove a distanza di 120 anni è stato possibile ricollocare le statue dei 12 apostoli e dei santi protettori anche grazie ad alcune soluzioni tecnologiche innovative per garantire la sicurezza sismica. E questo grazie all’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e al suo laboratorio di Tecnologie per la Dinamica delle Strutture e la Prevenzione del rischio sismico e idrogeologico.

E’ il ricercatore Gerardo De Canio che ha curato i lavori e che ci spiega come si arrivati alla messa a punto di questa tecnologia che ha permesso di ricollocare dov’erano tutte le statue del ciclo scultoreo che furono rimosse nel 1897, restituendo la lettura completa dell’intreccio iconografico tra forme architettoniche ed opere d’arte che aveva caratterizzato per oltre tre secoli l’evolvere della fisionomia della Cattedrale e la sua relazione con il territorio: “I basamenti delle statue sono stati ricostruiti con frammenti dei materiali originali e soluzioni per migliorarne il comportamento sismico – spiega De Canio – inoltre abbiamo eseguito interventi per la riduzione della massa sismica, l’ancoraggio dei pilastri al pavimento e il posizionamento a filo del plinto di base dei pilastri”.


Il progetto di rientro delle statue nel Duomo è stato preceduto da un’ampia fase di verifiche strutturali degli elementi architettonici della Cattedrale e di interventi di miglioramento del comportamento sismico. “Oltre che dispositivi antisismici di tipo ‘passivo’ che massimizzano l’isolamento sismico, già utilizzati dall’Enea per i Bronzi di Riace – sottolinea ancora il ricercatore – ad Orvieto sono state utilizzate anche tecnologie di tipo ‘semi-passivo’, vale a dire in grado di sbloccare il piedistallo e attivarlo in funzione antisismica al primo segnale di terremoto”. Un’altra differenza sono i materiali utilizzati: acciaio a Orvieto e marmo per i Bronzi di Riace, ma entrambi del tipo “a doppio pendolo”, cioè costituiti da due calotte sferiche che con il loro rotolamento riescono a massimizzare l’isolamento sismico.
Per il Duomo di Orvieto, le soluzioni progettuali si sono sviluppate lungo due direttrici: il progetto dei basamenti antisismici per le statue dell’Annunciazione di Francesco Mochi (“rientrate” in Duomo nel marzo scorso), il progetto della ricostruzione e dei presidi antisismici per i basamenti delle statue dei dodici Apostoli e dei quattro Santi protettori; e poi il progetto degli interventi per il miglioramento del comportamento sismico dei macro elementi strutturali della cattedrale.


“Per le statue dell’Annunciazione, sulla sommità dei basamenti originali sono stati posizionati due dispositivi di isolamento sismico – precisa Gerardo De Canio – la geometria degli isolatori conferisce alla forma architettonica la funzione strutturale di isolamento sismico, con le caratteristiche di bassa rigidezza, bassa dissipazione, grandi spostamenti orizzontali, compatibilità dei materiali, durabilità, semplice manutenzione, reversibilità. La principale caratteristica è che i basamenti originali delle due statue assumono anche la funzione di ‘basamenti antisismici’. Gli isolatori sismici sono composti ciascuno da due cornici di marmo sovrapposte al cui interno sono applicate due piastre d’acciaio armonico ad alta resistenza, ognuna con quattro calotte sferiche dove sono collocate quattro sfere, anch’esse in acciaio ad alta resistenza, che con il loro rotolamento conferiscono i requisiti di grandi spostamenti, bassa rigidezza e basso attrito richiesti per avere il massimo isolamento sismico”.

I basamenti originali delle due statue sono composti da un nucleo interno realizzato con blocchi di pietra squadrata, rivestito da lastre di marmo. Il dispositivo antisismico è stato posizionato sulla sommità del basamento, la piastra inferiore del dispositivo è vincolata al nucleo interno in blocchi di pietra e non è stato necessario alcun lavoro sulle lastre di marmo originali. L’intervento è pertanto non invasivo e reversibile.

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