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E’ morto Gianni Berengo Gardin. Alla Gnu sino a settembre una testimonianza della sua fotografia che diventa arte

PERUGIA – E’ morto a Genova nella notte Gianni Berengo Gardin, tra i più grandi fotografi che contribuì a collocare la fotografia tra le più tra le più grandi espressioni artistiche. Anche se rifiutava la definizione di artista, Berengo Gardin più e più volte dimostrò di possedere quel quid in grado di trasformare un colpo d’occhio in un’opera, sintesi di immediatezza e cultura. Impossibile elencare qui tutti i lavori, gli scatti, i reportage di cui fu anima, rimase fedele sino all’ultimo alla sua camera oscura e alla foto digitale, anche se effettuò sperimentazioni con il colore. Sino alla fine di settembre, alla Galleria Nazionale dell’Umbria è in mostra una testimonianza dell’approccio alla fotografia di Berengo Gardin nella mostra dedicata a Giorgio Morandi. Fotografare le opere del grande Maestro del secolo scorso rappresentò per Berengo Gardin un’occasione per esaltare il suo bianco e nero perfetto nelle stampe esposte alla Gnu nell’area Camera Oscura. Riproponiamo qui il servizio di presentazione dell’iniziativa datato febbraio 2025. “La Galleria nazionale dell’Umbria con il progetto Camera Oscura, fa registrare la nuova serie espositiva dedicata a Gianni Berengo Gardin in relazione al grande maestro del secolo scorso Giorgio Morandi. Due sguardi – come ha sottolineato il direttore della Gnu Costantino D’Orazio – che si intersecano sul piano delle cose, oggetti esaltati nella loro forma che ne disvela anche la poesia. Una poesia “rubata” alla quotidianità che Morandi riusciva a scorgere e a riprodurre in arte, raffigurandola nella sua essenza. La terza mostra dedicata alla fotografia che prende il via alla Gnu da oggi e sino al termine del mese di settembre (28 settembre), segue quelle di Fulvio Roiter dedicata ai fioretti di San Francesco e quella di Robert Doisneau, dunque dopo il soprannaturale e le persone – ha notato D’Orazio – arriva il momento delle cose. Cose che, con la curiosità di un esploratore – Gianni Berengo Gardin – ferma con la sua Leica in scatti discreti che restituiscono tutta la poetica che Morandi sapeva trarne. La mostra a cura di Alessandra Mauro nell’ambito, come detto, del progetto Camera Oscura di Marina Bon Valsassina e Costanza Neve si avvale anche del prestito del Museo Morandi di Bologna di due opere del Maestro, una del 1930 e l’altra del 1951 in grado di restituire la cifra stilistica dell’artista nella – parafrasando l’intervento di Alessandra Mauro -. Lezione delle cose e la metafisica degli oggetti comuni (Aurora Roscini Vitali). Un bianco e nero perfetto nelle stampe che derivano direttamente dal lavoro in camera oscura, quindi nella forma analogica della fotografia risaltano un’attenzione particolare alla luce e all’alternanza tra chiari e scuri che sembrano dotare le cose di un’umanità che si associa perfettamente alla quotidianità con oggetti di uso comune. In effetti – come spiega Alessandra Mauro – Gianni Berengo Gardin che in occasione della presentazione della mostra ha inviato un suo contributo video, dato che a 95 anni le sue condizioni di salute con sono ottimali – è un appassionato collezionista che sembra voler cogliere l’essenza degli oggetti e delle cose, come la lunga serie di cacciaviti rossi che arricchisce le sue collezioni.  La mostra alla Gnu dal titolo “Gianni Berengo Gardin fotografa lo studio di Giorgio Morandi” è ispirata al lavoro che il grande fotografo fu chiamato a realizzare nel 1993 nello studio dell’artista prima che fosse smantellato e trasferito nei locali del Museo Morandi a Bologna. Berengo Gardin si approcciò con molta discrezione allo studio del Maestro nell’intento di raccontare l’ambiente in un bianco e nero ricco di pathos e di umanità, ambiente che si arricchì di uno sgabuzzino seminascosto e chiuso a chiave che solo per caso fu riaperto all’occhio della fotocamera e che confermò la scoperta del mondo altro di Morandi ricco del mistero dei suoi oggetti e delle sue cose”.

 

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