Ecosistema urbano: le (poche) luci e le (molte) ombre dell’Umbria

PERUGIA – Che l’Umbria sia una regione che vede perdere sempre di più la sua connotazione verde è cosa purtroppo ormai nota.

A conferma di questa e altre problematiche è arrivato il 14 gennaio il primo rapporto annuale “Ecosistema Urbano”, uno studio sistemico condotto e redatto da Legambiente.  A presentarcelo, tramite una diretta Facebook, il presidente di Legambiente Umbria Maurizio Zara, Mirko Laurenti responsabile Ecosistema Urbano Legambiente nazionale, con la partecipazione dell’assessore all’ambiente regione Umbria, Roberto Morroni.

Il rapporto, consultabile interamente sul sito www.legambienteumbria.it, stila una classifica di 15 comuni umbri con una popolazione maggiore di 15000 abitanti, in base al loro livello di sostenibilità ambientale, analizzando punti di forza e debolezze.
I comuni interessati sono Foligno, Città di Castello, Spoleto, Gubbio, Assisi, Bastia Umbra, Corciano, Marsciano, Umbertide, Todi,Castiglione del Lago, Perugia, Terni, Orvieto e Narni, dove vediamo Narni come città più virtuosa e Spoleto fanalino di coda.

Il rapporto, presentato ormai da 27 anni a livello nazionale ma per la prima volta a livello regionale è molto interessante perché presenta una fotografia dell’Umbria che pur essendo una piccola regione, ha al suo interno numerose sfaccettature.
I 18 indicatori, quali ad esempio la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti o il tasso di motorizzazione sono utilizzati per valutare la qualità dei 6 parametri presi in considerazione: aria, acqua, rifiuti, mobilità, suolo e territorio, energia, presenti nelle nostre città.

Questo lavoro vuole essere strumento di informazione sia per sensibilizzare la cittadinanza sia per attuare interventi mirati alla salvaguardia dell’ambiente, come afferma Maurizio Zara per “sollecitare tutti i territori a muoversi in una direzione comune che è quella della sostenibilità”, orientare quindi le politiche territoriali e andare a correggere o potenziare le aree interessate.
Come detto il quadro umbro è piuttosto variegato anche se ci sono dei punti comuni: vediamo ed esempio dei valori mediamente elevati di dispersione idrica che arriva fino al 60% in alcuni comuni ed un progresso positivo omogeneo nel tema dei rifiuti. Siamo indietro sul fronte delle energie rinnovabili; la qualità dell’aria, come è noto da tempo è  troppo bassa ed il consumo di suolo, dovuto prevalentemente alla costruzione di nuovi edifici che si pensava fosse arrestato, continua invece ad aumentare.
Drammatico invece il tema della mobilità dove anche il migliore dei comuni è comunque scarso: i dati parlano di punte di 80 auto su 100 abitanti, ma senza scomodare i dati, è sotto gli occhi di tutti come qui in Umbria siamo troppo dipendenti dai motori con tutte le conseguenze negative e impattanti che questo porta con sé, inquinamento atmosferico ed acustico, aumento delle polveri sottili e degli incidenti in primis ma anche inquinamento “mentale” dovuto alle troppe ore trascorse in auto.

Andando a vedere nello specifico dei due capoluoghi, vediamo Perugia, sesta classificata, con un buon punteggio nella raccolta differenziata e un risultato medio per tutti gli altri indicatori. C’è da lavorare molto sulla produzione elevata dei rifiuti, sul consumo di suolo, sulla crescita delle energie rinnovabili e sulla mobilità.
E’ vero che il comune di Perugia ha sottoscritto nel 2019 Il Patto dei Sindaci, un accordo per “accelerare la decarbonizzazione dei loro territori, rafforzando la loro capacità di adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e consentendo ai loro cittadini di accedere a un’energia sicura, sostenibile e accessibile” ma che è al momento solo sulla carta.

Terni, decima classificata per via della pessima qualità dell’aria, delle ingenti dispersioni idriche e di un elevato consumo di suolo ha invece ottenuto buoni risultati per quanto riguarda le energie rinnovabili e la gestione dei rifiuti.

Entrambi i comuni hanno redatto un PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile). Per tutti si tratta ora di passare alla pratica e di vedere nel prossimo futuro quali saranno in concreto le azioni che verranno messe in atto a tutela del nostro ambiente.

Auspichiamo di non vedere più ruspe e cantieri impegnati in piccole o grandi opere di cui non si sente la necessità e che sono anzi dannose per noi e per la natura, ma una vera politica di tutela e rinnovamento per far fronte alla disastrosa situazione mondiale in cui già ci troviamo e dove non basta più il piccolo gesto del singolo ma dove viene richiesto un intervento urgente e di grande portata.

Francesca Verdesca Zain

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