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Giganti a Gualdo Tadino tra impatto visivo e coinvolgimento emotivo

 

GUALDO TADINO – Con GIGANTI – mostra ospitata nella suggestiva Chiesa monumentale di San Francesco (Corso Italia), fino al 16 novembre 2025 – Gualdo Tadino si conferma protagonista nel panorama dell’arte contemporanea.

Promossa dal Polo Museale di Gualdo Tadino con il patrocinio del Comune, l’esposizione è curata da Cesare Biasini Selvaggi e basata sulla collezione della Fondazione THE BANK ETS. Inaugurata il 9 agosto con gli interventi istituzionali del sindaco Massimiliano Presciutti e dell’assessore Bazzucchi, la presentazione ha visto la partecipazione anche di Antonio Menon, fondatore della Fondazione, e della direttrice del Polo Museale Catia Monacelli

Il titolo “GIGANTI” allude sia alle dimensioni monumentali delle opere sia al prestigio degli artisti coinvolti. Dieci nomi di rilievo nel panorama contemporaneo – tra cui Ruth Beraha, Chiara Calore, Federico Guida, Andrea Mastrovito, Nicola Verlato, Santiago Ydáñez, Pete Wheeler, Emanuele Giuffrida, Fulvio Di Piazza, Ariel Cabrera Montejo – raccontano un variegato spaccato della pittura figurativa internazionale degli ultimi 25 anni.

Secondo il curatore, l’esperienza di fronte a questi “giganti” è viscerale, capace di sfidare la percezione dello spettatore e ridefinire il rapporto con la tela. Al visitatore è richiesto non uno sguardo distratto, ma una presenza attenta: queste opere “richiedono una presenza fisica e una dilatazione dello sguardo” che nell’epoca dell’immagine digitale frammentata diventa un atto di resistenza contemplativa

Ogni artista imprime alla mostra una propria tensione narrativa e stilistica. Si passa dalla riflessione sulla perdita dell’individualità e le masse aggressive (Beraha), al potere e al denaro (Mastrovito), fino alle mitologie contemporanee (Verlato) e alla drammaticità metafisica (Guida). Non mancano narrazioni storiche complesse (Montejo), mondi inquieti (Calore), visioni esistenziali (Giuffrida), metamorfosi oniriche (Di Piazza), ironie dissonanti (Wheeler) e tensioni del corpo (Ydáñez)

La chiesa, con la sua solennità architettonica e la sua aura sacra, rappresenta l’ambiente perfetto per ospitare opere così imponenti e ricche di significato. L’equilibrio tra la memoria storica dello spazio e la contemporaneità delle opere amplifica il loro impatto emotivo e simbolico.

L’impatto visivo e narrativo è notevole: le dimensioni monumentali e le tematiche forti coinvolgono profondamente lo spettatore. L’allestimento è molto curato: la Chiesa di San Francesco esalta il dialogo tra arte e architettura. Molti linguaggi e visioni si intrecciano, attraversando questioni universali e urgenti.

La mostra riesce nell’obiettivo di trasformare la contemplazione in esperienza attiva. Ogni opera diventa uno spazio emozionale e concettuale in cui perdersi, riflettere e confrontarsi con la propria sensibilità. Una pausa significativa nel frastuono visivo del presente.

Curata da Cesare Biasini Selvaggi, la mostra punta su un’esperienza immersiva che sfida lo sguardo e l’immaginazione dello spettatore. Le dimensioni monumentali delle opere non sono elementi decorativi, bensì strumenti narrativi che creano ambienti emotivi ricchi e complessi

Tra gli artisti selezionati, Nicola Verlato emerge per la sua capacità unica di fondere la tradizione pittorica classica (rinascimentale e barocca) con iconografie contemporanee tratte dal cinema, dal fumetto e dai videogiochi. Il suo linguaggio visivo produce una “mitologia del presente” densa di tensioni culturali e riflessioni profonde. Il suo contributo si inserisce in un percorso che mescola introspezione, critica sociale e profondità estetica.

L’impatto visivo è straordinario: l’architettura secolare della chiesa esalta la presenza fisica delle imponenti tele, trasformando lo spazio in un’installazione viva. Si percepisce che ogni opera non è un semplice quadro, ma un mondo da esplorare con lentezza. Verlato, pur non essendo il protagonista esclusivo, porta nel dialogo collettivo una carica potentissima, integrando figure note nella cultura pop con un contesto di grande rigore pittorico. Le sue immagini raccontano più di storie — evocano la contemporaneità sotto una lente mitologica.

La varietà tematica della mostra — dalla critica al potere alla perdita dell’individualità, fino alla tensione emotiva del corpo e dell’identità — crea un caleidoscopio di sguardi che interpellano in modi differenti e complementari.

Giganti è un’esperienza culturale intensa e necessaria: una mostra che non indulge nel comfort visivo, ma provoca, emoziona e invoglia l’osservatore a una riflessione attiva. Hostia, l’opera di Nicola Verlato, con la sua dialettica tra passato e presente, incarna perfettamente lo spirito del progetto: un richiamo a riscoprire linguaggi antichi per rileggere il presente.

Hostia è una delle opere centrali del progetto espositivo di Nicola Verlato dedicato a Pier Paolo Pasolini. Il dipinto ha costituito il nucleo di diverse mostre in prestigiose sedi italiane, tra cui:

il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (2014), dove è stato esposto come pala d’altare contemporanea rappresentante il corpo di Pasolini che attraversa a ritroso la propria vita, dall’infanzia alla morte tragica; le Terme di Diocleziano a Roma (2022), nell’ambito dell’esposizione Hostia. Pier Paolo Pasolini, arricchita da sculture, video, proiezioni, un fregio monumentale e un modellino architettonico per un futuro mausoleo a Ostia, luogo simbolico della morte dell’intellettuale; Palazzo Lanfranchi a Matera (2022), in continuità con la suggestione dei Sassi e la sua rilevanza per Pasolini, dove si sono ulteriormente enfatizzate le dimensioni scenografiche e ritmiche dell’opera, integrate in un percorso tra luce, ombra, suoni e architettura.

Hostia è molto più di un ritratto: è un racconto visivo e simbolico articolato in sequenze narrative e allegoriche.

Secondo la cronaca di HuffPost, sulla scenografia compositiva su strada (murale a Tor Pignattara), Verlato rappresenta in alto l’assassino (Pelosi) affiancato da due giornalisti, con Pasolini che precipita verso una piccola isola: lì lo si trova bambino tra le braccia della madre, rivolto a Petrarca e Ezra Pound.

La mostra a Napoli descrive Hostia come un viaggio a spirale in cui Pasolini cade dall’alto all’interno di un mausoleo, passando davanti a testimoni simbolici fino a ritrovare la madre che «sa del suo cuore ciò che è stato sempre». L’opera è interpretata come una “pala d’altare” contemporanea che usa una forte carica emotiva e visiva per raccontare la vita di Pasolini, compresa la sua morte “come un sacrificio-suicidio”.

Nicola Verlato utilizza un linguaggio figurativo potente e contaminato fra tradizione e tecnologie. Combina la monumentalità della pittura rinascimentale e barocca con riferimenti alla cultura pop (cinema, fumetto, videogiochi), creando una “mitologia del presente” che riflette tensioni culturali e attualità. Le tecniche includono articolate fasi digitali (modellazione 3D via Maya, ZBrush) integrate in pittura e scultura, amplificando la tridimensionalità e l’intensità emotiva delle sue opere. Hostia si configura come un’opera multidimensionale: visiva, narrativa, simbolica, architettonica. Un dipinto che è al tempo stesso memoriale, allegoria, pala d’altare e progetto monumentale. La profondità artistica è tale da trasformare lo spazio in cui è esposta — dal museo alla piazza al sacro — in un’esperienza immersiva, lirica e drammaticamente potente.

Verlato, pur non essendo il protagonista esclusivo, porta nel dialogo collettivo una carica potentissima, integrando figure note nella cultura pop con un contesto di grande rigore pittorico. Le sue immagini raccontano più di storie — evocano la contemporaneità sotto una lente mitologica.

La varietà tematica della mostra — dalla critica al potere alla perdita dell’individualità, fino alla tensione emotiva del corpo e dell’identità — crea un caleidoscopio di sguardi che interpellano in modi differenti e complementari. Giganti è un’esperienza culturale intensa e necessaria: una mostra che non indulgenza nel confort visivo, ma provoca, emoziona e invoglia l’osservatore a una riflessione attiva. L’opera di Nicola Verlato, con la sua dialettica tra passato e presente, incarna perfettamente lo spirito del progetto: un richiamo a riscoprire linguaggi antichi per rileggere il presente.

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