PERUGIA – “Dare attenzione al nostro settore e far sì che il nostro mestiere sia riconosciuto al pari di altri”: è questo l’appello dell’attore tifernate, Giordano Petri, protagonista del film “Credo in un solo Padre”, uscito su Chili, proprio lo scorso 8 marzo.
La lunga onda d’urto della pandemia ha colpito in pieno anche il mondo dello spettacolo e della cultura. Cinema, teatro, musica, tutto sospeso come in una bolla. C’è una lunghissima lista di pellicole la cui uscita è stata spostata o cancellata e produzioni rinviate.
Sulla base del consuntivo 2020 stilato da Cinetel, società che rileva circa il 95% del box office dell’intero mercato, in Italia, l’incasso complessivo è stato di oltre 182.5 milioni di euro per circa 28 milioni di biglietti venduti, con un calo di più del 71,3% per gli incassi e di più del 71% per le presenze.
Dall’8 marzo 2020, primo giorno di chiusura nazionale delle sale, il mercato, ha registrato il 93% circa in meno di incassi e di presenze rispetto all’anno precedente, con una differenza negativa di oltre di 460 milioni.
Prima dell’inizio dell’emergenza, alla fine di febbraio, il mercato cresceva in termini di incasso di più del 20% rispetto al 2019, del 7% circa sul 2018 e di più del 3% rispetto al 2017.
Per quanto riguarda le produzioni italiane, incluse le co-produzioni, Cinetel evidenzia un incasso di oltre 103 milioni di euro per un numero di presenze pari a più di 15 milioni di ingressi e una quota sul totale del 56% circa grazie al risultato delle produzioni nazionali, nei mesi di gennaio e febbraio.
Inoltre, nel nostro Paese, durante la prima ondata, in primavera, secondo l’Enpals, l’ente nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello spettacolo, migliaia di addetti dello spettacolo e della cultura, tra 300mila e 380mila, si sono trovati senza lavoro
Una interruzione drastica, senza precedenti, come ci racconta l’attore Petri: “Questo anno è stato molto difficile, ma anche i prossimi lo saranno. Ancor più per noi lavoratori del mondo dello spettacolo, perché – spiega – gli attori non hanno un loro albo, un sindacato specifico per il nostro settore. Questo ha contribuito a non avere voce, anche di fronte al governo, a non avere ristori, sostegni, aiuti materiali per sopravvivere. Siamo stati i grandi esclusi”. E ci sono anche tanti pregiudizi da superare: “Il laboratorio dello spettacolo è visto come un hobby, ma non è così. Siamo lavoratori al pari di altri, paghiamo le tasse e viviamo di questo lavoro. A un anno dalla pandemia e dal blocco di eventi, concerti, spettacoli, cinema, ancora non è chiaro cosa sarà di noi. Per questo si è formata “Associazione unita”, per aprire una finestra di dialogo anche con il governo. E anche Monica Guerritore, insieme ad altri attori, sta fondando il Registro degli attori e delle attrici, con l’obiettivo del riconoscimento dei diritti correlati e, nell’immediato, per richiedere che nessun attore professionista, con il criterio dell’appartenenza al Registro, resti escluso dal sussidio di emergenza Covid-19, naturalmente con i tetti di guadagno stabiliti dal Governo”.
Petri sottolinea quanto la situazione sia critica e chiede un cambio di passo: “C’è chi ha compiuto gesti estremi. Finché siamo in tempo diamo attenzione al nostro settore e che venga riconosciuto come lavoro”. Quanto all’apertura del prossimo 27 marzo, annunciata dal governo, per Petri, appare “effimera”: “Dietro di sé non ha un piano definito. Noi vogliamo ripartire, ma con continuità e con progettualità chiare e condivise, in piena sicurezza e nel rispetto delle regole anti Covid”.
Naighi
Foto: Dario Tucci