Giorgio Raggi proietta Socrate nel XXI secolo per il risveglio della filosofia e della politica

Decidere di prendere la seconda laurea a 70 anni in Filosofia è un segnale. Tradurre questi studi in un libro è una evidenza, concetto che la filosofia adotta quando si ripropongono le difficoltà implicite in ogni logica oggettivistica. Pertanto da ridefinire. Così che l’evidenza, spesso, si traduce in urgenza come esplicita Giorgio Raggi nel libro “Socrate, XXI secolo”, Globalpress Edizioni di Luigi Piccolo, dove l’evidenza è provocazione che interroga per poi indagare sulle prospettive in relazione al contesto storico e socio-politico, alle mutazioni anche di fattori individuali che vengono richiamati, però, a una loro coerenza e rigore.

Giorgio Raggi ieri durante la presentazione del suo libro (Foto Belfiore)

Folignate, già laureato in Scienze politiche, sindaco di Foligno, docente universitario, dirigente d’impresa che lo ha portato a capo di Coop Centro Italia fino al 2018, Raggi ha presentato ieri il suo lavoro nella gremitissima sala del Consiglio del Palazzo della Provincia di Perugia, alla presenza della presidente Stefania Proietti e di due pertinenti e illustri interlocutori: Fausto Cardella, già procuratore generale Corte d’appello di Perugia e presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, e Walter Verini onorevole del Pd, membro della commissione Giustizia.

La narrazione del libro, in gran parte frutto della tesi di laurea presentata lo scorso anno, si sviluppa attraverso la formula, più correttamente il metodo, del dialogo che in Socrate deve trovare una sintesi comune. Ciò, spiega Raggi, nella convinzione che la filosofia non risolve i problemi, non fornisce soluzioni definitive ma richiede impegno teorico e pratico per “assecondare il risveglio”. Per arrivare a questo, Raggi fa viaggiare Socrate in un tunnel spazio-temporale, wormhole, destinazione primaria Greenwich, per portarlo a conoscenza di ciò che è accaduto nel frattempo all’Uomo e alla Storia. Geniale e sufficientemente provocatoria la scelta della “guida”: il Virgilio di turno è infatti Greta Thunberg. Emblematico quanto filosoficamente funzionale l’elenco degli interlocutori protagonisti di botta e risposta brevi, incalzanti, ficcanti ed esaurienti. Per la parte, la prima che apre il libro, in cui Socrate deve essere aggiornato sui progressi della scienza e della filosofia della scienza, troviamo Stephen Hawking. Questo non solo per la sua teoria riguardo i buchi neri, quanto per la riflessione contenuta nei testi “Un senso per l’Universo” e “Le mie risposte alle grandi domande” in cui emerge la frattura tra il progredire del sapere scientifico e quello filosofico; indicando proprio nella filosofia lo strumento divulgativo ed esplicativo essenziale delle nuove teorie scientifiche. Paradigmatico a leggerlo in queste ore di guerra il dialogo che riportiamo.

Hawking: “(…) noi abbiamo realizzato già nel secolo scorso le così dette bombe H che hanno una temperatura superiore a quella che si trova al centro del Sole”.

Socrate: “E perché questa scoperta sarebbe stata un disastro?”.

Hawiking: “Perché è stata usata in guerra (…)”.

A Hawiking si aggiunge David Deutsh, pioniere dei computer quantistici; “La trama della realtà” e “L’inizio dell’Infinito” i testi da cui Raggi trae spunto per dare vita al dialogo. E’ poi la volta di Karl Popper che ci fa entrare, anche se non solo, nell’ambito della filosofia politica che compiutamente viene affrontata da Raggi nel secondo capitolo quando incontra, grazie a Greta che gli preannuncia quello che sarà il suo famoso discorso all’Onu, politologo Usa autore del saggio “La fine della storia e l’ultimo uomo”. Poi ecco Francis Fukuyama, Noam Chomsky, linguista, teorico della comunicazione, attivista politico americano; quindi Zygmunt Bauman, sociologo, filosofo e accademico polacco al quale Socrate pone una domanda, per così dire, riassuntiva.

Socrate: “Vorrei sapere se tu, Francis, Noam e Jurgens avete rinunciato o meno a costruire un mondo diverso da quello che mi avete descritto e che in realtà non mi è apparso bello e giusto!”.

Bauman: (…) non abbiamo rinunciato. Dobbiamo impegnarci tutti per ri-solidificare la società e portare la politica al Potere”.

Socrate: “Questo volevo sentirmi dire, o miei cari!”.

Politica, dunque, non più del lamento ma capace di prefigurare nuovi orizzonti riferendosi e riconnettendosi alla filosofia in una logica di reciprocità.
Terzo capitolo del viaggio è la Silicon Valley dove prende vita l’incontro con Shoshana Zuboff, esperta in psicologia sociale e docente ad Harvard che sposta il confine all’era digitale, all’algoritmo, alla telematica perché “non si può cambiare il mondo senza conoscere a fondo i meccanismi del funzionamento”.

Nelle conclusioni Raggi ci descrive Socrate che sosta nei protiri, sulle soglie di tanti interrogativi. “E’ una scelta – si legge – per lasciare noi nella sua stessa situazione. A pensare, a interrogarci sulla necessità della tensione del dover essere della filosofia (…). E’ tempo di riavviare il sistema, è il tempo del risveglio. A questo pensa il nostro Socrate nei protiri del XXI secolo”.
“SocRaggi” tafano, dunque, che punzecchia, infastidisce fino a pretendere una reazione a una lettura arricchente in questo che qualcuno definisce tempo sospeso ma che in realtà è in frenetico, drammatico, movimento.

Foto Giancarlo Belfiore

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