TERNI – A trent’anni dall’inaugurazione, la Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro torna al centro dell’attenzione pubblica con una mostra promossa dal Comune di Terni con il patrocinio del Ministero della Cultura e il contributo della Fondazione Carit e Arvedi-AST. Inaugurata il 3 dicembre, Lancia di Luce. Nascita di un Capolavoro offre un percorso espositivo che unisce ricerca storica e lettura estetica, restituendo la genesi di un’opera che ha contribuito a ridefinire l’identità della città. L’allestimento, visitabile fino al 1° marzo 2026 nella Sala Carroponte del CAOS dal giovedì alla domenica in orario 10:00-13:00/ 16:00 -19:00, si configura come una ricostruzione rigorosa e al tempo stesso evocativa della lunga fase preparatoria che ha preceduto la messa a terra dell’opera nel 1995. Fotografie d’archivio, tavole progettuali, documenti, pellicole d’epoca e testimonianze originali compongono una trama narrativa che permette di seguire, quasi in presa diretta, il dialogo tra l’artista e il mondo politico e industriale ternano.
È noto come Pomodoro, sin dagli anni Settanta, abbia esplorato il rapporto tra scultura e architettura, tra volume e superficie, tra gesto artistico e dimensione pubblica. La Lancia di Luce rappresenta un momento di particolare intensità di questo percorso. La visita alle Acciaierie di Terni nel 1984 fu per l’artista una rivelazione: l’impatto formale e simbolico dell’acciaio, la monumentalità dei macchinari, la coreografia della fusione e della colata generarono in lui un’ispirazione che avrebbe trovato compimento proprio nell’opera ternana. Alta 30 metri, base triangolare con lati di 5 metri, con i suoi 27 moduli fusi, 483 elementi saldati e un peso di quasi 90 tonnellate, la Lancia di Luce incarna perfettamente quella tensione tipica del linguaggio pomodoriano: un equilibrio tra peso e leggerezza, materia e energia, memoria archetipica e modernità.
La mostra, curata da Gianluca Paterni, Roberta Argenti e Stefania Paolucci, costruisce una narrazione visiva che restituisce la progettualità dell’opera come processo, come insieme di deviazioni, tentativi, errori, entusiasmi, intuizioni. Le tre tavole provenienti dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro segnano i momenti cruciali di questa evoluzione e dialogano con le immagini delle fasi di fusione e assemblaggio, mettendo in luce la coralità del lavoro: artisti, tecnici, operai altamente specializzati, enti pubblici e privati. Il catalogo, con contributi di Costantino D’Orazio, Francesco Santaniello, Giorgio Finocchio, Gian Luca Diamanti e Roberta Argenti, arricchisce ulteriormente il quadro critico, mentre il docufilm di Grazia Morace testimonia dinamicamente il processo creativo e l’effetto dell’opera nell’opinione cittadina. Le illustrazioni in grande formato di Filippo Barbacini in stile graphic novel aggiungono una dimensione interpretativa inattesa, quasi a ricordare che ogni grande opera pubblica vive non solo della sua materia, ma anche dell’immaginario collettivo che la accompagna.
“Da subito abbiamo pensato che la mostra non dovesse essere una semplice ricostruzione didascalica, ma un racconto, un viaggio tra arte, industria e comunità che celebrasse la creatività, il lavoro collettivo e la capacità di trasformare una visione artistica in un simbolo duraturo di crescita e rinascita” – spiega Roberta Argenti.
Nel corso dell’inaugurazione, l’assessora alla cultura Michela Bordoni ha sottolineato come la Lancia di Luce resti “un baricentro identitario della città”: un ponte tra la memoria industriale di Terni e la sua proiezione futura. In questo senso, Lancia di Luce. Nascita di un Capolavoro non è semplicemente un omaggio all’opera e al suo autore recentemente scomparso, ma un’indagine sul ruolo dell’arte pubblica nella costruzione della coscienza civica contemporanea.
L’obelisco di Pomodoro
Visitare la mostra Lancia di Luce. Nascita di un Capolavoro significa tornare alle origini: al momento in cui un’idea, ancora fragile, comincia a prendere forma tra ipotesi, schizzi, discussioni, sopralluoghi. È la storia di un’opera che non nasce dall’isolamento di un artista geniale, ma dall’incontro tra mondi diversi: l’abilità degli operai delle Acciaierie, la visione di Arnaldo Pomodoro, l’ambizione di una città che, senza dirlo troppo, dopo la fontana di Piazza Tacito cercava un nuovo simbolo che la rappresentasse. La storia inizia nell’ottobre 1984, quando il sindaco di Terni era Giacomo Porrazzini e una delegazione ternana – tra cui Walter Mazzilli e Francesco Bussetti – visita a Firenze la mostra Arnaldo Pomodoro: luoghi fondamentali. Da lì si avviano i primi contatti con l’artista e si sviluppa l’idea di realizzare per Terni un’opera unica: non una scultura, ma un manufatto in grado di parlare la lingua stessa della città. Sullo sfondo, l’intento di celebrare degnamente il Centenario della Società Terni e l’invito del Presidente della Repubblica Sandro Pertini a produrre un’opera d’arte che valorizzasse l’acciaio e la perizia dei lavoratori. Arnaldo Pomodoro visita Terni e le Acciaierie; si confronta con il mastro fonditore Mario Finocchio, dirigente responsabile delle Fonderie; nicchia ma poi si convince a realizzare l’opera in acciaio; esplora la città alla ricerca del luogo ideale per l’installazione. Si avvia un percorso complesso che coinvolge Provincia, Comune, ATP, l’allora Ilva e la Fondazione Carit, fino all’approvazione definitiva del progetto. Avviato dalle Giunte di sinistra negli anni Ottanta, il percorso sarà portato a compimento da una Giunta di centro-destra negli anni Novanta, dopo 11 anni e 13.000 ore di lavoro. Collocata lungo l’asse di Corso del Popolo, uno dei principali snodi viari cittadini, la Lancia di luce – per i ternani L’obelisco di Pomodoro – sarà inaugurata dal sindaco Gianfranco Ciaurro e il vicesindaco Enrico Melasecche il 3 dicembre 1995. Ad oggi, è la più grande opera in acciaio fuso del mondo.
Lorella Giulivi


