Il caffè sospeso: un piccolo gesto per una grande idea

Una lavagnetta appoggiata al bancone recita: Accettiamo un caffè sospeso per i bisognosi. Ogni cartellino vale un caffè. Grazie.
E tutto intorno una selva di cartellini rosa, ognuno di essi a rappresentare un piccolo gesto simbolico di solidarietà.
Succede al Coffee and Cigarette, piccolo e caratteristico bar in via Alessi, dove i proprietari Ersilio Valo e Damiano Alaia, napoletani veraci, hanno deciso di tentare questo esperimento e di portare la tradizione partenopea del caffè sospeso a Perugia.
“L’idea di importare l’usanza del caffè sospeso a Perugia – racconta Ersilio – ci è venuta confrontandoci con il territorio. Il nostro bar si trova infatti in un punto particolare della città: tra la Caritas e un circolo Arci vediamo ogni giorno persone in difficoltà. Abbiamo quindi voluto renderci attivi con questo piccolo gesto di solidarietà. Anche noi in prima persona, ogni tre caffè consumati infatti ne lasciamo uno in sospeso. Un’iniziativa che sta avendo un successo tra i perugini e tra tutti coloro che si trovano a passare da noi, che nemmeno immaginavamo”.
L’usanza del caffè sospeso si sviluppa a Napoli durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale: chi aveva i mezzi pagava un caffè per sé lasciandone uno pagato per chi non poteva permetterselo andando a creare una sottile rete di solidarietà che univa le persone sotto il segno di un buon caffè.
La tradizione negli anni è andata perdendosi fino al suo recupero in tempi recenti: nel 2010 infatti il caffè Gambrinus di Napoli decide di riproporre questa tradizione in occasione dei 150 anni di attività ma non solo, esperimenti simili sono stati condotti con successo un po’ in tutto il mondo, dalla Bulgaria all’Irlanda fino alla Finlandia e all’Argentina.
Un gesto simbolico  che cela tutta una serie di significati perché se è vero che, come dice Luciano De Crescenzo “Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso, ed un altro per qualcuno altro. E’ come offrire un caffè al resto del mondo” allora questo gesto apparentemente insignificante ci parla di cura verso il prossimo e di gentilezza, concetti non scontati in un’epoca come la nostra colma di livore e rancori di tutti contro tutti. Del resto è noto il potere aggregante di una tazzina di caffè, stimolo e occasione per chiacchiere, incontri e confidenze che sia in un bar elegante, nella cucina di casa propria o davanti alla macchinetta dell’ufficio. Una piccola pausa rigenerante la cui origine si perde nella notte dei tempi.
L’origine del caffè è infatti incerta: una leggenda racconta che la prima bevanda a base di caffè sia nata in Yemen mentre il nome derivi dalla regione di Kaffa in Etiopia. Si narra di un pastore etiope del IX secolo che notò come le sue capre si comportassero stranamente dopo aver mangiato certe bacche. Provandole a sua volta ne sperimentò gli effetti eccitanti e decise di portarle all’Imam che le gettò nel fuoco con disapprovazione. Tale fu il profumo che il pastore recuperò i chicchi, li macinò e li mise in infusione: il primo caffè era nato.
 

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