Il “Campo” compie 90 anni: da opera di regime a Stadio della Quintana, Foligno si ritrova in un simbolo

FOLIGNO – Un secolo corre veloce. E così Foligno si trova a rileggere un capitolo della sua storia recente per quello che oggi è un simbolo identitario: il “Campo de li Giochi” della Giostra della Quintana, l’evento più amato ed atteso. Eppure in quasi un secolo questo luogo ha subìto trasformazioni e adeguamenti dettati da cambiamenti sociali, politici ed urbanistici, legando la sua nascita ad un personaggio il cui nome è ricorrente in città: Cesare Bazzani.

Cominciamo proprio da lui per capirne di più: non solo architetto, ma persino ingegnere, classe 1873, romano, Bazzani è il riflesso dell’Italia del suo tempo. Opere firmate da questo tecnico poliedrico si trovano in giro per l’Italia, da Roma a Forlì, da Firenze a Messina, da Santa Maria degli Angeli di Assisi a Bari, da Foggia a Taranto, da Addis Abeba a Pescara. In quegli anni Foligno – che ad inizio Novecento è praticamente ancora chiusa all’interno della propria cerchia di mure – registra prima una crescita demografica (legata alla nascita e al consolidarsi di importanti realtà produttive) e poi, nel primo dopoguerra, una volontà di cambiare assetti ed immagine che trova nel regime fascista il primo sostenitore. E’ in questo contesto che nell’aprile 1929 matura l’idea del “Campo del Littorio” là dove sorge un grande giardino pubblico all’ombra della statua marmorea di Niccolò Alunno. Il progetto firmato da Bazzani, che ottiene disco verde dal podestà e dalla consulta municipale, prevede “la sistemazione di un campo per gli incontri di calcio, una pista in carbone per le gare podistiche, le pedane per i lanci e per i salti, una piscina, due giochi di tennis, la tribuna in cemento armato capace di contenere duemila spettatori. La spesa totale, compresa l’espropriazione dell’area occorrente al necessario ingrandimento dell’attuale giardino, ascende a £. 386mila” come documentano gli atti del Comune. In realtà il costo complessivo sarà di 1.085.705,28 lire.


La primitiva impostazione dell’impianto prevede tuttavia che la tribuna venga eretta sul lato opposto rispetto alla soluzione poi effettivamente adottata. Sorgono i propilei ed il nuovo impianto, vanto del regime, viene intitolato a Dandolo Gramellini, del quale viene eretto anche un busto all’ingresso dell’area sportiva. Ad onor del vero la nuova realizzazione non passa indenne perché in città non vedono tutti di buon occhio la scomparsa del giardino pubblico.
Per Foligno l’architetto Bazzani (sulla scorta di una sorta di “piano regolatore” messi a punto nel corso del 1928) realizza nel ’35 il progetto per lo scalone di palazzo Trinci; altri studi riguardano la “Sala Vittoria” al teatro “Piermarini”, la Cassa di Risparmio, l’allargamento del nuovo corso Vittorio Emanuele, la facciata della chiesa di San Francesco, la piazza Mussolini ed il nuovo giardino pubblico, il nuovo ingresso alla città dalla via Flaminia, rilievi e restauri di case medievali, il progetto dello scalone d’accesso ai Canapè, l’albergo Littorio a porta Romana, la sistemazione dell’area relativa alla porta stessa, il prospetto ed il restauro del teatro “Piermarini”, il monumento della Vittoria a Porta Romana. Gran parte di tutto questo resta sulla carta.


La Foligno democratica si ritrova di nuovo intorno al campo di calcio per seguire le sorti dei Falchetti, altra amatissima icona cittadina, in condominio con la Quintana che intanto ha trovato regolare svolgimento a partire dal 1946. Fin quando negli anni Ottanta (complici i successi del Foligno Calcio in serie C) debutta il nuovo stadio “Santo Pietro”, poi intitolato ad Enzo Blasone. E’ da questo momento che l’impianto sportivo di Porta Romana trova definitiva ed esclusiva utilizzazione per la Giostra. E in tempi più recenti c’è un altro grande personaggio che lega il proprio nome a quello che è ormai il “Campo de li Giochi” per antonomasia: l’architetto e storico dell’architettura Paolo Portoghesi, che nel 1987 firma il progetto per il nuovo Stadio della Quintana – concepito come un grande teatro – insieme all’architetto folignate Pietro Battoni. L’attuazione (purtroppo) non avviene nella sua interezza, ma solo in minima con la realizzazione della tribuna per i figuranti, che in ogni caso assegna al Campo un’immagine definita e più consona alla cornice della tenzone cavalleresca secentesca.

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