TERNI – C’è da salvare una chiesa. L’appello viene da Cecalocco, frazione di Terni, zona montuosa un tempo pressoché inaccessibile – strategica nel medioevo – che segna con la vicina Battiferro il confine tra la conca ternana e il territorio di Spoleto. La chiesa in pericolo è quella di San Giovenale, di pertinenza della Diocesi di Spoleto, da tempo in condizioni critiche a causa del crollo del tetto.
Dopo RecuperiAmo San Giovenale, “chiamata alle arti” dell’associazione Porto di Narni approdo d’Europa con l’obiettivo di arrestarne il declino nel 2020, nasce l’associazione Cecalocco per San Giovenale Aps con l’intento di scongiurarne la rovina.
Situata su un poggio in prossimità dell’abitato, nelle vicinanze del piccolo cimitero della comunità, accanto a un’area verde attrezzata nel Parco della Valserra, si suppone che la chiesa sia stata costruita tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Edificata a ridosso di una torre di avvistamento ancor più antica che successivamente fu adattata a campanile, la navata unica dell’interno, con buona pace degli affreschi del XIV secolo, oggi ospita un cumulo di macerie.
Risale al primo agosto 2020 RecuperiAmo San Giovenale, spettacolo promosso dall’associazione Porto di Narni approdo d’Europa con l’obiettivo di accendere i riflettori su un bene storico-artistico già allora in cattive condizioni. Accompagnato dalla voce e dalla chitarra di Marialuna Cipolla, a invocarne il restauro l’attore Stefano de Majo in una coinvolgente interpretazione di San Francesco. Rimasta inevasa la richiesta, il degrado, nel frattempo, ha galoppato.
Recuperare la chiesa ora inagibile, valorizzare il territorio, rivitalizzare le tradizioni del luogo – come il presepe artistico e la processione di San Giovenale – sono gli obiettivi della neonata associazione Cecalocco per San Giovenale Aps, presieduta da Francesco Fiocchi. Ne fanno parte persone che nella piccola frazione abitano stabilmente o che vi soggiornano nel periodo estivo e altri che, a vario titolo, sono interessati alle sorti dell’edificio.
Il recupero della Chiesa di San Giovenale completerebbe, infatti, il percorso di valorizzazione già avviato con il Castello dei Santi e la Chiesa di Sant’Adriano di Battiferro e potrebbe generare nuove opportunità per il turismo culturale e naturalistico della zona.
“Puntiamo alla valorizzazione del patrimonio culturale e artistico dell’intero territorio mediante percorsi culturali, naturalistici e attività turistiche di interesse sociale, anche in collaborazione con il Parco della Valserra. Il primo passo è salvare la chiesetta dal degrado, restaurarla e restituirla alla devozione degli abitanti di Cecalocco. Chiunque può contribuire: con una donazione, diventando nostro socio, offrendo idee e progetti” –dicono dall’associazione.
L’auspicio di tutti è che si possano sviluppare collaborazioni con la Fondazione Carit, la Diocesi di Spoleto e il Comune di Terni.
“Il recupero della chiesa – si fa notare – permetterebbe anche il ripristino di alcune tradizioni che sono state temporaneamente abbandonate. Ad esempio, potrebbe trovarvi collocazione il suggestivo Presepe artistico che tra il 1993 e il 2001 riuscì a richiamare a Cecalocco migliaia di persone, vincendo nel 1998 il primo premio al concorso Praesepium Historiae Populi. Non solo. La processione di luglio organizzata in occasione della Festa di San Giovenale, patrono di Cecalocco, potrebbe ritornare nella chiesa intitolata al santo, come era consuetudine prima che risultasse inagibile”.
La Chiesa di San Giovenale
Un vecchio cartello turistico posto accanto a quel che resta della Chiesa di San Giovenale informa che “la prima menzione della chiesa risale ai secoli XIII – XIV. Le strutture e la tipologia dell’edificio, tuttavia, fanno supporre un’origine ben più antica, riferibile ad un arco temporale compreso fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. In questo periodo, sulla scorta della costruzione della cattedrale di Narni, si assiste ad un risveglio del culto di San Giovenale che conduce alla costruzione di una serie di edifici dedicati al Santo Martire. Al secolo XIV risalgono gli ambienti, oggi allo stato di rudere, aderenti alla parete destra della chiesa. L’originaria destinazione di questi locali non è certa. Il culto di San Giovenale risulta legato di frequente a stanziamenti di tipo monastico. Nel caso dell’edificio in questione, tuttavia, la posizione isolata non basta a sostenere l’ipotesi di una presenza eremitica. La datazione delle strutture e l’esistenza all’interno della chiesa dell’immagine di San Francesco, fanno supporre piuttosto un utilizzo di tipo converturale [sic!] del complesso”.
Se il passato remoto dell’edificio è nebuloso, il passato prossimo è scolpito nella memoria degli abitanti di Cecalocco.
“Ricordo le cerimonie che vi si sono svolte, battesimi, nozze, anniversari, processioni, preghiere. Ricordo le tante foto con dediche e richieste al Santo, poste in un angolo, per il ritorno dal fronte delle due guerre mondiali dei propri cari. Sono tutti tornati. Il luogo conferisce pace a chi lo visita; il piccolo cimitero accanto sembra conciliare con la protezione di San Giovenale al grande viaggio; ho fatto costruire una cappella perché è qui che voglio riposare una volta terminato il mio viaggio terreno” – dice Federico Moriconi, ideatore del Presepe artistico.
.Lorella Giulivi