Il ritorno dei “Locked-In”: doppio Ep per la band perugina 

PERUGIA – Dopo una lunga attesa i Locked-In tornano sulla scena in grande stile con un doppio Ep, prodotti da Epidemic RecordsIl primo, Not Dead Yet, rilasciato il 25 dicembre 2020, apre la nuova stagione musicale della band perugina dopo 7 anni di assenza dalla scena Hardcore europea. 

La copertina dell’Ep dei Locked-In

Nella formazione tornano nomi noti come Tommaso Riccardi (frontman dell’acclamatissima band symphonic death metal Flash God Apocalypse), Matteo Bizzarri (public relation manager dell’Urban, il club più amato della nightlife dai giovani di Perugia) e Marco Ghirga (event production manager di molti fra i più bei eventi musicali del nostro paese, oltre che dei Fast Animals and Slow Kids). È proprio Marco, frontman dei Locked In, che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Innanzi tutto, puoi dirci qualcosa sull’origine e sul nome della band? 

Ci conosciamo dal 2003, al tempo avevamo una band punk rock melodico. Eravamo ragazzini e passavamo pomeriggi e serate intere in sala prove a suonare e a fare tutte quelle attività tipiche adolescenziali. Erano tempi fantastici. Poi decidemmo di sciogliere la vecchia band e di farne una nuova, era l’anno dei mondiali se non sbaglio. In un primo periodo avemmo un bassista che stette poco tempo, ma fu lui a dare il nome alla band. La Locked-in-Syndrome è una malattia bruttissima…penso che avesse in mente di fare una qualche band metal. Ad ogni modo ce lo siamo tenuti e lo abbiamo portato avanti.

Ritornare a suonare insieme è stato il risultato diretto della pandemia che ha sospeso le vostre attività o era già nell’aria una reunion dopo 7 anni di assenza? 

Nel 2018 abbiamo pubblicato un pezzo dopo 5 anni, abbiamo rifatto la lineup per l’occasione e ci siamo trovati bene insieme. Diciamo che poteva essere un’occasione per rivedersi e suonare, ma di sicuro non c’era nulla di progettato. Poi sì, la pandemia ha acceso la miccia. Sono stati mesi duri e personalmente ho scritto tanto. Man mano che passavano i giorni mandavo frammenti di canzoni ai ragazzi e loro mi incoraggiavano ad andare avanti. Da lì abbiamo preso la decisione: pubblicare il materiale e, se ci sarà modo, tornare  sul palco.

Cosa vi sembra cambiato a livello di sonorità e dinamiche nella band da quell’ultima esperienza? Come avete integrato le conoscenze accumulate in questi anni nel nuovo progetto?

Sicuramente siamo bimbi grandi ora, e la tecnologia è avanzata un bel po’ in 7 anni. Questi sono dei grandi vantaggi e uniti ad un po’ di coscienza musicale in più rappresentano il tassello fondamentale del puzzle. Devo dire che ci sentiamo più coscienti in generale, non ci interessa dell’età ma ci interessa di esprimerci come sappiamo fare. Alla luce di questo il “sound” è venuto da sé. C’è molto di noi delle origini, ma c’è molto di noi qui e ora. Ci sono componenti diversi da quelli delle 3 lineup storiche nostre, quindi ci sono influenze e scelte diverse. Rimane il fatto che secondo me questa rimane la lineup più bella di sempre e arriva a 12 anni dalla fondazione del gruppo. Questa cosa è meravigliosa se ci si pensa un attimo.

Com’è iniziata la vostra collaborazione con Epidemic Records, e come si sono riallacciati i rapporti per la produzione di “Not Dead Yet”?  (Epidemic RecordsEpidemic rec. altro nome perfetto per il periodo che in collaborazione con Locked In fanno il connubio perfetto per il  mocking pandemico…)

Sì, beh…sembra che abbiamo fatto apposta!  In realtà Gab, la mente dietro ad Epidemic, è stata una delle prime persone con cui siamo andati in tour ai tempi. Anno Domini 2008, primo disco fuori da due mesi e primo tour in Europa. Andiamo con Your Fall, band brasiliana, e Gab era il loro roadie. penso che poche volte in vita nostra ci siamo fatti così tante risate. Ci siamo persi di vista per molti anni, del resto noi ci fermammo e lui continuò. Quando decidemmo di ritornare non potevamo non pensare a lui. E non abbiamo sbagliato di una virgola.

Un doppio EP è un processo creativo e tecnico molto lungo e faticoso, ancor di più con gli ostacoli di una pandemia. Come avete proceduto per la composizione e registrazione dei pezzi? 

L’idea del doppio EP ci è venuta in mente per il semplice fatto che non volevamo sparare tutte le cartucce in un unico colpo. Detto questo è stato difficile mettere su i pezzi visto che, pandemia a parte, abbiamo tutti e 5 delle vite molto impegnate e impegnative. Penso che ripenseremo con commozione all’estate 2020 tra qualche anno, solo per il fatto che tutti noi abbiamo compiuto un miracolo per riuscire a fare tutto. Le difficoltà sono state tante e la pandemia non ha aiutato. L’abbiamo presa a ridere tutte le volte che potevamo, altre volte la gestione di alcune situazioni è stata davvero una sfida con sesé stessi. 

Ascoltando l’intervista per LUISS (davvero un peccato sia stata così difficoltosa per la connessione) hai accennato di un ritorno alla scrittura di canzoni dovuta dal bisogno di sfogarti… Questo ha cambiato qualcosa nella tua maniera di scrivere? E per quanto riguarda il processo compositivo della band nell’arrangiare i pezzi, cosa sai dirci degli aspetti stilistici adottati?

Fino a prima della pandemia stavo per chiudere un progetto di musica elettronica. Ero felice di quello che stavo facendo, ma non sapevo quello che mi aspettava. Sono stati mesi difficili perché avevo due gemelli appena nati, poi quando è stato il momento di tornare al lavoro è scoppiato il Covid. Ho perso il lavoro e la prospettiva. Tutta quella bella ispirazione per i miei pezzi di elettronica è svanita per lasciare spazio a rabbia, frustrazione e disperazione. Dovevo sfogarli in qualcosa appunto. Ho preso, pertanto, la decisione di riversarli un mio vecchio contenitore, ma questa volta lo avrei fatto lasciandomi andare completamente. Non avrei pensato a logiche di sound, strutture, incastri e cervellotiche soluzioni, bensì mi sono detto che questa volta importava solo che io ce la mettessi tutta per fare buona musica. Da lì, in catena, tutto il resto. Intendo che poi quando abbiamo arrangiato i pezzi lo abbiamo fatto tutti insieme e lo abbiamo fatto tentando di metterci più “farina del nostro sacco” possibile.

Le tematiche che affrontate nei testi, grazie l’impostazione dialogica, sembrano cercare di instaurare una comunicazione diretta con l’ascoltatore per cercare di smuovere alle fondamenta l’attaccamento a un sistema fuorviante e corrotto nello spirito (penso allo Status quo di “Scandal”, il ritornello di “No Faith”, l’attacco di “Viper Field” e così come in “Dying City” e “Godspeed” in maniera lampante). Anche solo leggendo i titoli dei pezzi questo è evidente. Giusto? 

Non a caso il primo singolo uscito è “Dying City”, canzone interamente dedicata ai social. Quelli sono l’emblema della nostra decadenza odierna e della nostra distrazione dal reale. Di fatti nella nostra interpretazione, i social sono una città moribonda. Un trend nasce e si esaurisce nell’arco di 24/48 ore. Magari ci diverte, ma la sensazione è quella di qualcosa che va in pezzi prima ancora di diventare qualcosa di cult o banalmente di diventare qualcosa di tuo. Questa dinamica per noi, oltre ad essere l’emblema perfetto della società che ci stanno confezionato, è anche qualcosa che ci impoverisce e ci svilisce, qualcosa che ci porta a non dare importanza a nulla, un’apatia sociale che non possiamo non denunciare e non guardare in faccia. Noi abbiamo fatto la nostra parte scrivendo di queste cose.

A chi è riferito il testo di Viper Field

Parla di quella povertà interiore e di quella ignoranza risultato diretto di tutto questo. In quella canzone diciamo “non, non ci sto. Me ne tiro fuori” e lo facciamo con ironia. L’ignoranza voluta ti rende complice di alcuni scempi inaccettabili e di violenze inaudite, quelle violenze che trovi su “Scandal”. Forse su “No Faith” e su “Godspeed” tentiamo con fatica estrema di dare qualche risposta, o per lo meno cerchiamo di dire quali risposte ci siamo dati nel nostro percorso personale.

È stato molto bello vedere anche come siate stati capaci di coinvolgere nell’entourage della band cari amici, sempre tenendo alta l’asticella della professionalità. Vuoi spendere due parole sul loro contributo? 

Abbiamo avuto molta fortuna negli anni e ancora più fortuna ora visto che sembra tutto come sempre. Abbiamo trovato amici nuovi e abbiamo tentato di coinvolgere gli amici della scena di un tempo. Speriamo di riuscire a coinvolgere anche le persone della scena attuale. Di sicuro abbiamo trovato una persona che assomiglia più ad un angelo custode, Alessio Chopy Cambiotti ci sta fotografando fa ormai 6 mesi e ci supporta su tantissimi fronti e non smetteremo mai di essergliene grati. Non vorrei stilare una lista ma posso dire che in questi giorni, nei tanti vituperati social, stiamo cercando di menzionarli e dar spazio al loro contributo.

Chi ha realizzato la bellissima copertina di “Not Dead Yet”? La tempesta che raffigura è simbolica oltre che in linea con le sonorità e cambi ritmici che scompigliano dell’Ep?

Per la verità non è proprio una tempesta, è un maelstrom oceanico come fosse visto da sotto e da in mezzo all’occhio. È un maelstrom in una tempesta a tutti gli effetti, tant’è che viene trafitto da due fulmini. L’idea e la realizzazione è sono di Nico Lavoratori, nostro amico da una vita e titolare dello studio Skull Society Tattoo Shop. Volevamo un mare furibondo e Nico ha tirato fuori questa idea del vortice che ci ha magnetizzato. Possiamo dire che è veramente rappresentativa del tumulto all’origine dell’0ideazione di questo EP.

Per concludere, cosa dobbiamo aspettarci dal secondo Ep, la cui uscita è prevista per aprile? Ci sono già date? 

Tecnicamente dovrebbe uscire il 2 aprile, ma non è detta che spostiamo più avanti la data vista la wave depressiva che scatenano i DPCM ultimamente. È già tutto pronto ma vogliamo riservarci di procrastinare se lo reputiamo giusto. Si tratterebbe comunque di uno spostamento di un mese, non di più. Il prossimo EP, del quale tra non molto desecreteremo il titolo, sarà diverso. Le sonorità sono logicamente in linea con tutto, ma abbiamo riservato i pezzi più speranzosi e più riflessivi. Se il primo EP rappresenta una rivalsa, un colpo di reni, un “volersi rialzare”, il secondo EP rappresenta quel momento in cui conseguentemente si deve prendere una decisione. Parlerà di quei momenti in cui bisogna fare un atto di fede (non necessariamente religiosa) e prepararsi al resto della propria vita.

***********

Per seguire i Locked In

Locked In Bandcamp: https://lockedin.bandcamp.com 

Locked In Facebook: https://www.facebook.com/locked.in.hc 
Locked In Instagram: https://www.instagram.com/lockedin_hc
Epidemic Records Facebook: https://www.facebook.com/epidemicrecordshc 
Epidemic Records Instagram: https://www.instagram.com/epidemicrecordshc

 

Articoli correlati

Commenti

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com