Il turismo che verrà (si spera) in Umbria? Ora è tutto chiaro: serve…chiarezza

PERUGIA – Turismo, che fare? Domanda delle famigerate cento pistole. Alla quale, comunque, ci si rende conto, va data una risposta altrimenti in pochi resisteranno ai colpi concertati e concentrati al bersaglio grosso da Covid il Devastatore.
Sul titolo abbiamo cercato di essere, per così dire, “simpatici”. In realtà la situazione è molto seria. Per certi aspetti drammatica. In questi casi il confronto, il saper ascoltare le esigenze di chi nel settore opera da tempo e il trovare le soluzioni che servono, è ciò che occorre per superare ostacoli che, nessuno se lo nasconde, sono impervi e parecchio insidiosi. Ne va, infatti, del futuro dell’Umbria. Non di un settore specifico o di un privato: per dirla alla Enzo Jannacci, “Quelli che tanto i soldi ce l’hanno e adesso sono fatti loro”. Fronte compatto, perché se perdiamo questo treno alla fermata ci rimaniamo in parecchi.
Una notizia buona c’è: ci sono infatti state audizioni stamani, 20 maggio, in Seconda Commissione presieduta da Valerio Mancini  per approfondire le problematiche del comparto turistico legato a due voci essenziali: ristorazione e ospitalità . Dagli interventi dei soggetti intervenuti, leggendo i resoconti, sono a nostro avviso emersi sei punti essenziali.
Primo: necessità di una maggiore chiarezza sui protocolli anti contagio.
Secondo:  confronto tecnico con Regione e soggetti controllori per analizzare gli stessi protocolli correttamente.
Terzo: esigenza di un monitoraggio costante del settore attraverso un osservatorio o una cabina di regia.
Quarto: esigenza di prevedere in alcuni casi l’allungamento del periodo di cassa integrazione.
Quinto: riconoscimento del danno indiretto.
Sesto: maggiore contrasto all’abusivismo.

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Cronaca  e protagonisti del confronto-incontro

Il confronto avvenuto in Regione ha fatto emergere la necessità di “un piano strategico a breve, medio e lungo termine con risorse economiche certe” (Monica Migliorati-Faita Umbria); “Necessarie azioni a lunga scadenza, bene le iniziative a breve messe in campo dalla Regione, ma ci spaventa il futuro” (Andrea Sfascia-Confindustria, Federalberghi); “dopo un confronto con Comuni e Asl rimangono ancora lacune rispetto al protocollo per la riapertura” (Paolo Trippini-Umbria meating); “Il protocollo non deve essere interpretativo, ma chiaro. Necessaria una maggiore informazione per gestore e cliente” (Giobbi Zangara -Horeca Umbria uniti); “Necessario un Osservatorio con durata biennale per il monitoraggio della situazione economica delle attività per poter intervenire in maniera puntuale” (Enrico Materazzo-Ospitalità Orvieto); “Spingere di più sul riconoscimento del danno indiretto. Il bando Restart andrebbe rifinanziato con maggiori risorse” (Simone Muccino -Confcommercio); “Necessario il riconoscimento del danno indiretto, poi agire con strumenti importanti a partire dalla defiscalizzazione. Servono interventi immediati altrimenti gran parte del settore alberghiero morirà” (Simone Fettuccia-Associazione albergatori).
Al termine della riunione, il presidente Mancini, di concerto con gli altri commissari, ha programmato un incontro, probabilmente il prossimo venerdì 29 maggio, alla presenza degli assessori interessati, oltre ai tecnici regionali, nel tentativo di operare una sintesi delle iniziative già adottate dalla Regione Umbria e per rispondere nel merito dei protocolli anti contagio. Tra i punti emersi dalle audizioni anche quello di un rafforzamento della lotta all’abusivismo di strutture turistiche, soprattutto rispetto alla ‘case vacanze’ e aree di sosta per i camper. Tra i dati per il settore alberghiero è stato evidenziato che, con ogni probabilità, circa il 60 delle attività riaprirà entro luglio, il 20 per cento entro settembre, il restante 20 per cento nel 2021.
 

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