“Il volto di quella Madonna è mia madre”

Affreschi santa maria infraportas

FOLIGNO – In lui c’è un velo di tenerezza e di commozione mentre osserva quella Madonna diventata tesoro artistico della chiesa più antica di Foligno. A quasi un secolo di distanza dalla realizzazione di quella pittura a tempera, nella cappella dedicata alla Sacra Famiglia nella Collegiata di Santa Maria infraportas, è Giovanni Mazzoni a svelare i particolari più intimi di quell’opera che da pochissime settimane è tornata a catalizzare l’attenzione di studiosi, fedeli e folignati: “Il volto della Madonna è quello di mia madre Maddalena, quando era bambina”.
 

 
E’ suggestivo (e non da tutti, per la verità) pensare ad una figura sacra immortale come proiezione di una persona “moderna” ben individuabile. La storia dell’arte è certamente ricca di questi esempi, ma forse più nel passato che nell’ultimo secolo. Il completamento del restauro dell’intero ciclo di pitture a tempera completato nel 1924 dal pittore folignate Ugo Scaramucci (1883 – 1970) grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, ha riacceso i riflettori anche su questa opera, in una chiesa (la cui più antica testimonianza scritta risale al 1207) che annovera affreschi dei più grandi artisti come Giovanni di Corraduccio, Ugolino dl Gisberto, Lattanzio di Niccolò, Pierantonio Mezzastris, Niccolò Alunno. E inevitabilente riemergono dettagli e persino aneddoti mai rivelati su questo ciclo che venne commissionato a Scaramucci dopo una predicazione del beato Pietro Bonilli: “Questo dipinto per la nostra famiglia ha un grande valore affettivo, è un ricordo piacevole e molto intenso – ci racconta Giovanni Mazzoni – quella Madonna lì raffigurata era mia madre Maddalena Ortolani, mentre per Gesù Bambino venne scelta mia zia Lucia e per San Giuseppe mio zio Mario, che poi erano i nipotini del parroco don Enrico Ortolani. Mia madre mi raccontava sempre questa bellissima esperienza, che pochi hanno la fortuna di vivere. Lei, Mario e Lucia erano tre bambini molto vivaci e il professor Ugo Scaramucci dovette inventarsi di tutto per tenerli tranquilli mentre dipingeva i loro volti, compreso il ricorso ad un sacchetto di caramelle che all’epoca era molto appettibile…”.
 

 
La composizione vede la Madonna e San Giuseppe ai lati, assorti nel guardare il Bambino, tra stupore e meraviglia (a simboleggiare la sua essenza divina) mentre il piccolo Gesù ha uno sguardo di tenerezza verso chi lo osserva. “L’artista – si legge in un articolo pubblicato dal settimanale diocesano ‘Gazzetta di Foligno’ nel dicembre 1924 – si è preoccupato di rendere la Sacra Famiglia non nella sua solita espressione effettiva, ma nella sua divinizzazione” con “l’espressione trepidante di Maria, adorante di Giuseppe”. “La famiglia affascina per il dialogo tra stupore e meraviglia che c’è tra Giuseppe e Maria – ha sottolineato il vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi – il dialogo incrocia gli occhi pensosi e la bocca mite e serena di Gesù consapevole di essere venuto per salvare il mondo intero”. Parole che commuovono Giovanni Mazzoni, pensando alle tre persone a lui così care e che rivivono nella pittura di Scaramucci. Oltre alla Sacra Famiglia, nella cappella ci sono anche due pitture laterali, una delle quali incentrata sulla Spigolatrice e l’altra sul Buon pastore, mentre nei tondi della cupola sono raffigurati Zaccaria e Anna, San Giovanni Battista e Santa Elisabetta.

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