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Intervista a Serena Rossi: “Napoli è femmina e mi somiglia”

PERUGIA – Dopo il successo delle date primaverili tutte, sold out, al via la tournée estiva di “SereNata a Napoli” – il primo spettacolo teatrale ideato e interpretato da Serena Rossi dedicato a Napoli per raccontare una città dalle mille contraddizioni e dall’anima femminile, un viaggio emozionante e intenso, fatto di musica e parole, che si intrecciano come amanti per narrare una città leggendaria e affascinante. Napoli, sirena mitologica e cuore pulsante, prende vita sul palcoscenico attraverso le melodie e i racconti che l’hanno resa eterna. Dalla leggenda di Partenope al canto dei vicoli, dai suoni delle feste popolari alle ninne nanne che hanno cullato generazioni, Serena Rossi dedica alla sua città una serenata piena di amore, nostalgia e ammirazione. Serena Rossi sarà a Spoleto con il suo spettacolo, al Teatro Romano, venerdì 8 agosto. Ne parliamo con lei in questa intervista.

Com’è nata l’esigenza di questo omaggio a Napoli?

Nasce anche un po’, secondo me, da una voglia di ritornare alle mie origini, in tutti i sensi, sia artistiche che proprio geografiche. Non che Napoli non l’avessi raccontata ultimamente nei miei progetti, perché alla fine sono stata un po’ napolicentrica negli ultimi due anni, tra una cosa e l’altra. Però mi mancava farlo a teatro e mi mancava il teatro, che è stato il mio battesimo proprio artistico. Il mio primo lavoro è stato teatrale e io sul palco mi trovo perfettamente a mio agio, anche negli imprevisti.

E anche nel rapporto con il pubblico, immagino?

Sì, insomma, perché il teatro è diverso, è la forma d’arte più completa per un artista.

Quando ti separi da Napoli per motivi di lavoro, senti quindi un po’ di nostalgia? Soffri quella che i brasiliani chiamano saudade, che Pino Daniele chiama appocundria?

Sottilmente piacevole, malinconia ma che ti fa piacere provare. Io vivo a Roma da più di 15 anni, quindi l’appocundria mi accompagna da sempre. Ma non solo. Mi accompagna anche con un leggero senso di colpa nei confronti della mia terra, perché Napoli è una madre molto, molto potente. Le radici sono molto solide e molto profonde, quindi quando c’è un distacco si accusa in una maniera un po’ un po’ speciale: però, insomma, spero di farmi perdonare facendo il mio mestiere, raccontando e facendo anche questo spettacolo.

SereNata a Napoli è uno spettacolo teatrale in cui racconti il fascino della città, affabuli, però canti anche…

Canto 18 canzoni, con una piccola orchestra. Sono sei musicisti meravigliosi, ormai fratelli per me. E quindi è un aneddoto, un racconto, una canzone, una suggestione, una proiezione di immagini di repertorio d’epoca. È un disegno che prende vita, è un suono di tamburi, è un violino, ci sono tantissimi colori.

La leggenda di Partenope narra di una bellezza che nasce dalla sofferenza; la sofferenza e infine il suicidio di Partenope per essere stata rifiutata da Ulisse: la sofferenza di Napoli è anche quella in cui nasce la bellezza della sua anima?

Senza dubbio, la sofferenza può far nascere bellezza. La bellezza: nello spettacolo racconto delle pagine di grande dolore, di grande sofferenza, che siano le pagine legate all’immigrazione, le immagini, le pagine legate anche alla guerra. Napoli è stata una delle città più bombardate d’Europa. Insomma, una città che ha tante ferite ma che ha anche tantissima umanità che forse proprio esplodeva a causa di tutte queste ferite, ma c’è un popolo che si è sempre rimboccato le maniche, che si è sempre fatto forza, che ha sempre perdonato. Sul palco racconto e canto facendo arrivare un po’ a tutti in un modo anche un po’ straordinario, un po’ speciale che Napoli è una donna, è una sirena, è ferita.

Da sempre la città è anche crocevia di etnie diverse, Napoli può rinunciare alla sua proverbiale accoglienza?

Essere napoletani significa proprio l’accettazione degli altri, senza nessun tipo di giudizio. Certo, sono arrivati veramente tutti, cioè Napoli ha aperto le porte a tutti.

E Napoli non può fare a meno della sua musica, naturalmente…

Musicalmente ci sono testi che raccontano queste pagine, raccontano proprio dei momenti storici ben precisi, oppure un modo tutto tipico di vivere la passione, l’amore, la delusione, la nostalgia, l’appocundria, la malinconia, il viaggio, il dolore. Cioè anche questo modo un po’ esasperato, un po’ esagerato, tipico. Io lo racconto e lo prendo anche in giro, cerco anche di esorcizzarlo questo modo un po’ esagerato di stare al mondo.

Negli ultimi tempi la città sta vivendo un momento felice. E’ questo è il nuovo futuro di Napoli?

E’ un po’ di tempo a questa parte che le cose stanno andando proprio bene: televisivamente cinematograficamente, ma musicalmente c’è un bellissimo fermento. Sportivamente anche: il calcio, insomma. Ci sono tanti aspetti diversi e vivere a Napoli in questo momento è molto divertente. Napoli è anche una città che è stata anche risanata in tantissimi quartieri difficili: è molto sicura e in fiore.

Che dire come ultimo pensiero per Napoli. E’ forse difficile, anzi è sicuramente impossibile, definire la vera anima di Napoli. Ma secondo te qual è la parte che più ti lega a Napoli?

 

A Napoli succede un po’ tutto quello che ci siamo detti. Una città difficile, ma per quanto io possa sembrare, sempre molto aperta, molto solare, in realtà c’è anche un grande lato che è molto malinconico e anche molto misterioso. Io penso di essere anche un po’ così, per quanto sia terra e femminile, anche molto.

Femminile, misteriosa e anche sensuale, è questo il grande segreto di Napoli.

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