Intervista a Stefano de Majo sul suo spettacolo dedicato a Rino Gaetano oggi al teatro Consortium di Massa Martana

MASSA MARTANA – Si intitola “Rino Gaetano. Nonsense, vita, morte e miracoli di un incendiario mai divenuto pompiere”. Autore e protagonista in scena Stefano de Majo che oggi, 21 gennaio alle ore 17, aprirà la Stagione del teatro comunale Consortium di Massa Martana promossa da Magazzini Artistici, direzione di Francesco Verdinelli e Germano Rubbi. Ne parliamo con lo stesso de Majo.

In “Ti ti ti ti”, Rino Gaetano cantava, Partono tutti incendiari e fieri, ma quando arrivano sono tutti pompieri. Però incendiario lo rimase per tutta la sua breve vita.
Sì, assolutamente. Questa fu la sua grandezza perché se è vero che al momento non fu compreso in toto, con i suoi testi che erano molto criptici, oggi questa è la sua forza, arriva ugualmente quella sua energia nonsense quasi da stornello o filastrocca.
– In effetti era forse più un cantastorie che altro…
Credo che in lui sia stata preponderante questa sua attitudine, più della parte musicale, perché era un cantante atipico, un non-cantante. Le persone che l’hanno conosciuto sapevano che non amava così tanto cantare, soprattutto quando poi il cantare è diventato un lavoro. Infatti proponeva, soprattutto all’inizio, che cantasse qualcun altro le sue canzoni. Infatti, qualcun altro; la sua prima canzone “A me piace il Sud”, la cantò Nicola di Bari. Ma il ​​fatto stesso che fosse stato scartato dal Coro della Piccola Opera del Sacro Cuore di Gesù, quello di Narni, dimostra questo suo rifiuto del canto. Del resto, essere scartato da bambino da un coro di chiesa e quanto di più indicativo possa dimostrare che non aveva queste doti canore. A lui interessava scrivere. Difatti già nel collegio di Narni scrisse questo poema di 400 pagine che si chiama “E l’uomo volò”, che scaturì dalla penna di un bambino di 10-12 anni. Insomma, è un qualcosa di particolare.
– Indice di una genialità già ai tempi.
Lui fa riferimento a una canzone che adoro, anche se non è nella scaletta proprio del cantante, ma spesso l’accenno io nello spettacolo: il titolo di Ti ti ti ti non lo spiegò subito esplicitamente, ma nel tempo: era il verso che faceva la nonna quando dava da mangiare alle galline. Sì, è quello che sembra, ma non è non quello che è. Era il modo in cui in Calabria la nonna chiamava le galline quando buttava loro il pane, il mangime.
– Una vita stroncata da un incidente stradale sulla Nomentana, ma su cui l’avvocato Bruno Mautone ha sollevato numerosi dubbi, ipotizzando persino intrecci fra trame nere, servizi segreti deviati, P2, CIA…
L’avvocato Bruno Mautone ha scritto una trilogia, ma già la prima stesura andò veramente a ruba in tutti i sensi; non si è più trovata e poi però ha scritto, sempre con record di vendite, altre due edizioni inserendo fonti nuove. L’avvocato è convinto e Mimì Messina, che è l’amico del cuore di Rino Gaetano, amico a sua volta di Bruno Mautone – mi seguono sempre a tutti gli spettacoli, tutti e due, e sono diventati veri amici – fece una battuta all’ultimo spettacolo. Ha detto a Mautone: Mi sa che hai ragione tu; mi sa che inizio a crederci pure io che l’hanno ammazzato; perché quando sente tradotte queste canzoni, con il senno del poi, ha fatto questa battuta, ma Messina ha sempre rifiutato la versione dell’assassinio. Io, che faccio uno spettacolo, non prendo posizione, ma induco gli spettatori a riflettere, perché in fondo è questa la mia funzione d’arte, cioè farci venire i dubbi, avere dubbi e poi criticamente sentirli, anche se mi avvalgo di due posizioni tra loro diverse, ugualmente per me importanti. Oggettivamente è indubbio che questi riferimenti alla P2, ai servizi segreti, alla CIA, Rino Gaetano nei testi li fa. Svela persino segreti che solamente Licio Gelli 30 e oltre anni rivelò dicendo: “Sì, la mansarda di via Condotti cui fa riferimento in quella sua filastrocca, è veramente il rifugio segreto romano della P2”. Questo è oggettivo, così come è oggettivo che nella canzone “La morte di Renzo”, descrive la sua morte. Poi tutte le altre cose suffragate da Bruno Mautone suscitano dubbi nel lettore. Ora l’avvocato che sarà presente allo spettacolo mi diceva al telefono: “Vengo e ho una grossa novità. Sono stato contattato da una persona che orbitava a quel tempo con i servizi americani che, avendo saputo di questa mia pubblicazione, mi ha detto che ci sono delle verità in quello che ho scritto, nel senso che esistevano dei sistemi per eliminare le persone con il finto incidente stradale.
– Poi c’è l’aspetto più genuino e umano di Rino Gaetano che forse, come stava dicendo, è già tracciato dalla presenza di Mimì Messina…
Ecco le due anime dello spettacolo sono qui, quella con le fonti, con la ricerca ormai decennale di Mautone e quella di un amico vero con cui Rino non parlava né di politica né di musica. Messina con lui non parlava mai di musica o di Sanremo, la loro era una amicizia che si coltiva da quando sei bambino e che ritrovi poi inaspettatamente da grande e vedi che nulla è cambiato. Non è cambiato nulla da quando eravamo bambini che stavamo al Collegio. In lui – dice Messina – non ho ritrovato quella persona, ormai di successo, ma lo stesso identico personaggio che dovevamo spingere a forza sul palco perché piuttosto che cantare voleva stare con noi a mangiare la pizza.
– Ecco, tutto questo è scandito nello spettacolo, dai nonsense nei testi delle canzoni alle ipotesi di una morte voluta…
Sempre in bilico tra una cosa e l’altra, tra un teatro canzone e un teatro sociale, perché comunque, ripercorriamo la storia d’Italia recente, come nella canzone “Aida”, che ripercorre la storia d’Italia. Ripercorriamo fatti, aneddoti. Però è sempre presente questo ipotetico dialogo che faccio con Mimìpresente sempre fisicamente, e che è nel racconto attraverso un dialogo con l’amico. Lui e Mimì facevano i viaggi insieme per andare ai concerti, parlavano per ore di tutto e di niente. Con la purezza dei bambini.

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