Intervista a Teo Mammucari, stasera a Perugia con “Più bella cosa non c’è”

PERUGIA – Stasera, 18 maggio, Teo Mammucari sarà in scena a Perugia, alla sala dei Notari, il alle ore 21 nell’ambito della stagione Tourné, promossa da Aucma e Mea Concerti, in collaborazione con il Comune di Perugia.

Ventisette programmi televisivi, due film, tre incisioni di brani musicali e, ora, il ritorno al teatro. Teo Mammucari, dopo lo stop forzato causa Covid, torna dunque con “Più bella cosa non c’è”. Nella presentazione si legge di uno spettacolo irriverente “monologo dove Mammucari può finalmente parlare con il suo cinismo di quello che sta accadendo al suo mondo”.
Occasione giusta, per parlarare con Teo Mammucari di questo e altro, come siamo soliti fare.
Più bella cosa non c’è: Teo Mammucari torna al teatro.
“Ci torno dopo che il Covid ha di fatto interrotto una tournée che doveva essere di 60 date e invece si è fermata a 6. Ho parlato con il mio manager dicendogli che volevo riprendere lo spettacolo e pertanto l’ho semplicemente arricchito rispetto al precedente e conseguentemente cambiato il titolo”.
Fra i temi di questo suo monologo c’è anche la pandemia?
“No. Assolutamente. E’ un momento che vogliamo dimenticare”.
In che modo ha ampliato i contenuti del precedente lavoro?
“Ho inserito un accompagnamento musicale, ho aggiunto tre monologhi. Ho avuto il tempo per dargli un sapore più concreto”.
C’è anche l’amore, il rapporto uomo-donna come nell’altro?
“Certamente, l’amore con le problematiche che hanno tutti, i sentimenti, i cambiamenti che abbiamo vissuto ma non è il solo tema che viene trattato”.
C’è un commento da parte del pubblico, una considerazione che l’ha particolarmente colpita?
“Ho fatto un monologo che è diventato virale sui social che è nato per caso. Un giorno Davide Parenti mi ha detto: ‘fallo tu il monologo’. Così mi sono messo giù e non mi sono reso conto che stavo scrivendo la chiusura del mio spettacolo. E vedo che le persone quando faccio questo pezzo sono molto partecipi ed emozionati. Qualcuno è venuto da me chiuso il sipario confessandomi che li avevo commossi, che li avevo fatti persino piangere, dicendomi che anche loro in qualche modo avevano vissuto ciò avevo raccontato. Da qui ho capito che lo spettacolo aveva bisogno di questa carezza”.
Tormentone finale: un aggettivo o una breve considerazione sulle sue forme d’arte che ha frequentato.
Per lei la televisione è?
“Spensieratezza”.
Il cinema?
“Un equilibrio dimenticato. Oggi c’è una grandissima crisi che lo attraversa. A parte che girano i soliti 5 attori, è cambiato il mondo. Una volta c’erano le macellerie, adesso i supermercati… Voglio dire: io sono per il grande schermo, ma in molte case ci sono ormai delle piattaforme che mandano i film due settimane dopo che sono usciti nelle sale”.
La musica?
“La voce dell’anima”.
Il teatro?
“Entrare nella casa del vicino”.

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