La barbarie emotiva degli "opinionisti" da strapazzo che rompono il silenzio del lutto

TERNI – E’ la totale mancanza di alcun rispetto nei confronti di chi sta patendo l’assenza, un vuoto che pesa come un macigno sulle coscienze di tutti, per la perdita di due ragazzi nel cuore della loro crescita come individui. E’ l’assoluta mancanza di silenzio e di senso della comunità che si stringe attorno ai genitori di questi ragazzi, ma anche l’assoluta inadeguatezza umana e politica (nel senso dell’etimo della parola politica che deriva da polis primo e nobile principio di città-comunità) che si sta manifestando a Terni in questi drammatici giorni di lutto. Perché non rispettare in silenzio il dolore dei genitori, perché non guardare a questo dramma adoperando le categorie di un sentire umano che dovrebbe far riferimento alla pietas, a quel sentimento condivisibile di emotività che unisce nel dolore per questa tragedia? Invece no, il continuo starnazzare e gridare al mondo le proprie opinioni (e come tali opinabili) per favorire la “caciara” e buttarla tra il demagogico e lo strumentale in quella che è diventata pastoia da talk show, il più logoro e insopportabile format televisivo in cui riluce solo la capacità di “accapigliarsi” con argomentazioni da bar dello sport o giù di lì, nel nome di principi che vengono regolarmente disattesi e di valori continuamente contraddetti, ha scaturito l’effetto di infastidire e rompere quel raccoglimento in cui la comunità ternana – o almeno quel poco che è rimasto della comunità – era concentrata. Nessuno sa che farsene delle opinioni di tizio e caio in questi momenti. Se la politica – o presunta tale – è arrivata così in basso, è necessario riflettere ancora e ribellarsi perché il livello umano e culturale di chi – purtroppo ci rappresenta – abbia un balzo in avanti, al netto di un principio di qualità ormai evidentemente del tutto scaduto. La politica fatta da barbari emotivi e analfabeti funzionali dei sentimenti condivisi, non è più politica e logora le menti fragili sia sui social che in tivù, come nel dibattito cittadino. Una vera barbarie.

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