La montagna è ancora una risorsa, un confronto sulle buone pratiche per viverla

FOLIGNO – Mancanza di servizi,  clima inospitale e costi di vita insostenibili a fronte della poca redditività del lavoro, con le attività montane agricole, di allevamento e artigianato che subiscono la concorrenza feroce della globalizzazione: da un lato queste criticità, dall’altro le strategie volte a risolvere le difficoltà dei territori montani, segnati da un progressivo processo di spopolamento ed abbandono, accanto ai casi studio sui primi segnali, in controtendenza, di ritorno alla montagna. Di tutto questo si è discusso nel laboratorio di approfondimento ‘Vivere la montagna – Modelli virtuosi di sviluppo locale per la vitalità dei territori rurali marginali’, organizzato dal Gal Valle Umbra e Sibillini a Foligno giovedì 5 e venerdì 6 ottobre. Una due giorni che ha visto coinvolti Gal di zone montane alpine (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia) e della dorsale appenninica (Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise e Basilicata), enti di ricerca, istituzioni e associazioni con l’obiettivo di scambiarsi conoscenze, esperienze di successo e buone pratiche per la valorizzazione della ‘Risorsa Montagna’, individuando modelli virtuosi e replicabili, da esportare ed implementare in realtà montane ancora segnate da forti limitazioni. I risultati del laboratorio sono stati presentati nel convegno conclusivo al quale hanno partecipato Pietro Bellini e David Fongoli, rispettivamente presidente e direttore del Gal Valle Umbra e Sibillini, Raffaella Di Napoli, della Task force Leader per Rete Rurale Nazionale, Roberto Morroni, vicepresidente e assessore alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione Sisma 2016, e Marco Squarta, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

 

 

“Fino al 2015 nella Valle Umbra e Sibillini – ha spiegato Bellini – c’era stata una sostanziale tenuta della popolazione residente. Poi abbiamo assistito a un drammatico crollo demografico nell’area interna, seppure è aumentata la popolazione residente over 65. C’è un legame fra infrastrutture e declino della popolazione che vive in montagna. Minore è la presenza di infrastrutture, maggiore sarà il disagio e di conseguenza la spinta ad abbandonare un territorio. Ospedali, scuole, trasporti, connessione stabile: se prima era accettabile vivere lontano da ciò che offrivano i centri urbani, ora non lo è più. Nei prossimi 10 anni, se non si fa qualcosa, solo un Comune montano su dieci riuscirà a mantenere pressoché stabile la sua popolazione, gli altri si spopoleranno. Diventa essenziale quindi fare leva su due linee principali: migliorare i servizi alle persone e attivare processi di sviluppo locali. Per questo già da anni il Gal Valle Umbra e Sibillini ha posto l’attenzione su un tema che riteniamo strategico per questi territori, cioè lo stato di salute della montagna che vediamo giornalmente in difficoltà”.

“Vivere la montagna – ha aggiunto Fongoli – è stato un laboratorio di straordinaria efficacia che si è focalizzato su quattro tematiche: Vivibilità e benessere sociale attraverso il mantenimento dei servizi di base per la popolazione, Modelli di governance e politiche di sviluppo della risorsa turistica, Agricoltura, agroalimentare e comunità del cibo e Modelli di mobilità sostenibile e inclusiva. Il lavoro è partito a febbraio di quest’anno quando, grazie al lavoro sinergico del gruppo promotore di 16 Gal, abbiamo individuato questi argomenti, come focus del Laboratorio. Sono poi seguiti lavori di preparazione dell’evento, che oggi hanno trovato la loro attuazione. Da qui ai prossimi mesi cercheremo di diffondere questo lavoro e arrivare ad un primo report di produzione che verrà presentato in un convegno nazionale a Venezia, in occasione del Convegno Nazionale del Forum Leader. Di grande rilevanza è inoltre la tempestività dell’iniziativa: come moltissimi altri Gal italiani, anche noi stiamo scrivendo le strategie di sviluppo locale ‘23-’27, e gli spunti che ne sono usciti ci potranno essere utili per la redazione dei Piani di Azione.

“Uno dei pregi di questo laboratorio – ha concluso Morroni – è stato mettere a fattore comune realtà tra loro anche distanti e sviluppare ragionamenti nuovi e interessanti. Negli anni sono state destinate molte risorse alle aree interne ma non tutte sono state utilizzate. Gli Enti locali fanno fatica a ‘consumare’ le risorse per diversi motivi e la Regione Umbria si ritrova a raccogliere istanze di proroghe quotidianamente. Così facendo si allungano i tempi e si limita lo sviluppo dei territori. Altro fattore che può frenare lo sviluppo è il localismo: bisogna uscire dalle logiche del ‘singolo’ e abbracciare una visione più sistemica di area interna. Ognuno di noi deve guardare alle nuove sfide cogliendo le opportunità e per questo serve fare uno sforzo di creatività e intraprendenza”.

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