La mostra di Bologna su Antonio Vivaldi è il trionfo dei sensi

BOLOGNA – La nostra rubrica Dentro lo Stivale ci porta stavolta a Bologna per una mostra che siamo andati a vedere incuriositi certamente dal tema “Vivaldi. La mia vita la mia musica” ma soprattutto dal fatto che, come si evince dal titolo, si tratta di un racconto acustico-visivo in prima persona evidentemente finalizzato a una platea più vasta possibile di fruitori da catturare attraverso l’ormai imperante tecnica del sensorial experience composta da video, mega proiettori di diapositive, luci, altoparlanti e voci narranti e quant’altro serve per creare un vero e proprio show in questo caso musicale e, per l’appunto, capaci di stimolare tutti i nostri sensi.

L’ingresso della mostra allestita a Palazzo Fava

E’ Giancarlo Giannini a dare la voce ad Antonio Vivaldi e che senti suadente e confidenziale accompagnarti grazie a cuffiette stereo nelle sale di Palazzo Fava che ospiteranno la mostra fino al 3 novembre 2019.

Così il compositore veneziano prende forma anche attraverso filmati che lo immaginano bambino crescere fino al sacerdozio, oppure sofferente, lui il Prete Rosso, per le dicerie su una presunta amante, cagionevole per l’asma che lo perseguita, ispirato mentre ricorda dei suoi insegnamenti di musica all’Ospedale della Pietà di Venezia, dove erano ospitati gli orfani della città; giustamente orgoglioso dei successi internazionali, fino a porre interrogativi inquietanti riguardo l’oblio che inghiottì inspiegabilmente per quasi due secoli la sua figura e la sua musica.

Come avrete capito la parte strettamente documentale, rappresentata in sostanza da una scrivania (nella foto qui sopra) e da copie di appunti, lettere e spartiti, è in effetti estremamente limitata  mentre assolutamente abbondanti sono la musica, la narrazione, le parole dirette e semplici come tratte da un diario e le immagini spettacolari videomapping: il tutto funzionale a portare lo spettatore dentro la straordinaria vicenda artistica e umana di uno dei massimi esponenti del Barocco.

 

Sinteticamente ecco cosa propongono le  sezioni principali della mostra: c’è Sala Carracci, in cui ad accompagnare lo spettatore è una suggestione della memoria raccontata attraverso le immagini di un Vivaldi bambino che poi passa al furore creativo, al sacerdozio agli anni di insegnamento alle orfanelle. La Sala Rubianesca ospita la ricostruzione di un teatro d’epoca durante l’esecuzione delle opere. Infine segnaliamo la Sala Giasone, ultima tappa del percorso, dove come nel gran finale di un’opera trionfa la musica, accompagnata da vorticose e spettacolari immagini che ti avvolgono e ti fanno entrare dentro il turbinìo della composizione artistica come cerchiamo di dimostrare nella sequenza di foto che seguono.
Sala Giasone: il gran finale




Come accennavamo all’inizio, coerentemente rispetto alla filosofia di base di una mostra davvero aperta a tutti e a tutti comprensibile e adatta, ecco che c’è un itinerario facilmente fruibile anche dai più piccoli: sono infatti a disposizione audioguide ad hoc con testi facilmente comprensibili che permetteranno anche ai bambini di intraprendere questo viaggio alla scoperta di musiche che ricorderanno per sempre.
Significative ci sembrano le parole di Fabio Roversi Monaco, ovvero il presidente di Genus Bononiae, che spiega: “Vivaldi è un personaggio affascinante e uno dei grandi maestri della musica, ma la sua vita è poco conosciuta. La dimensione profondamente umana con cui si racconta in questa mostra che per certi versi è un vero e proprio spettacolo, restituisce l’uomo e lo avvicina a tutti, non solo al pubblico di appassionati e studiosi di opere classiche. Il visitatore  – promette – resterà affascinato dalla capacità della tecnologia di mostrare la sua musica, attraverso le immagini”.
Tutto vero. Andare per credere.

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