TERNI – L’ultimo riconoscimento è la Benemerenza d’Onore e all’Alto Merito ottenuta dall’associazione americana Norman Academy. Per il M° Emanuele Stracchi, ternano d’adozione, è una nuova medaglia da aggiungere a un palmarès che, tra composizioni, direzioni e esecuzioni, è già scintillante di successi. Classe 1990, interessato tanto alla musica antica quanto ai linguaggi della contemporaneità, lo scorso anno aveva vinto il Primo Premio di composizione al New York Global Music Competition con Long Island, eseguito alla Carnegie Hall di New York, e il Carl Reinecke Music Competition con Little Jazz Symphony.
Diplomato in pianoforte, composizione, composizione musica applicata e direzione del repertorio vocale e sacro, Emanuele Stracchi ha studiato al Conservatorio Briccialdi di Terni e al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, perfezionandosi alla Chigiana di Siena in pianoforte e clavicembalo. Musicista eclettico, pianista concertista, direttore d’orchestra, laureato in filosofia, è autore di saggi e di opere vocali e strumentali e compone musica anche per il cinema e il teatro. I suoi arrangiamenti lasciano sempre il segno. Come quello de Las Cuatro Estaciones Porteñas di Astor Piazzolla che lo scorso marzo ha incantato il pubblico ternano nel concerto di chiusura della Stagione concertistica dell’Araba Fenice.
Attualmente docente al Conservatorio di La Spezia, Vivo Umbria lo incontra mentre è impegnato a comporre le musiche ispirate alla figura di San Francesco d’Assisi che saranno eseguite in ottobre in prima assoluta a Santiago de Compostela, e quelle per un progetto artistico dedicato a Piermatteo d’Amelia (1448-1506), figura eminente, accanto al Perugino, della pittura umbra della seconda metà del Quattrocento. Compito del M° Stracchi arricchire di effetti sinestetici il gioco di luci e di ombre dei capolavori protagonisti di un evento ad Amelia “ancora top secret”.
– Maestro Stracchi, può dirci qualcosa in più su questo progetto dedicato a Piermatteo d’Amelia?
Il progetto sarà ufficializzato ad agosto. Al momento è in fase di sviluppo ed è ancora riservato nei dettagli. Posso dire che il mio compito è consistito nella composizione di tredici brani per chitarra e quartetto d’archi, ciascuno dedicato a un’opera pittorica selezionata da una curatela storico-artistica, in un percorso che coniuga scrittura minimalista, approccio cinematico e struttura ciclica. Il materiale tematico si presenta infatti in forma modulare, con cellule musicali che si trasformano e si ripropongono da quadro a quadro, secondo una logica di sviluppo che guarda sia alla musica del secondo Ottocento, con le sue forme cicliche, sia alla sensibilità contemporanea.
– Cosa significa per lei scrivere musica?
La composizione è un modo di pensare il mondo, e forse anche di restituirgli un senso attraverso l’arte: ogni nota o silenzio sono gesti, ed ognuno di questi gesti rappresentano un ascolto. Scrivere musica non è solo creare una sequenza di suoni: è abitare lo spazio tra l’idea e la sua voce, tra “ciò che è stato e ciò che ancora non è”, potenza e atto aristotelico. Cerco sempre una via personale, in bilico tra la struttura e la sensibilità dove la melodia non sia solo bellezza, ma viva tensione; il timbro e la forma come memorie che si rinnovano.
– Può fare un esempio?
Un lavoro recente è Gradus ad Tempus, una suite per ensemble barocco commissionata dall’Accademia Hermans, prestigiosa realtà musicale umbra attiva nella valorizzazione del repertorio antico. In questa composizione ho cercato di creare un dialogo tra la scrittura storica – canone, contrappunto, forma modulare – e un linguaggio contemporaneo filtrato dalla mia personale estetica. Il titolo, che richiama il Gradus ad Parnassum, riflette il principio strutturale dell’opera: sei movimenti costruiti a partire da cellule minime che, brano dopo brano, si dimezzano, si raffinano e si stratificano, fino a raggiungere, nell’ultimo pezzo, un massimo grado di densità polifonica. Il risultato è una sorta di ascesa musicale, una riflessione sul tempo e sull’ascolto come esperienza graduale e trasformativa.
– Lei si muove tra scrittura, esecuzione e direzione, in un equilibrio dinamico dove ogni ambito sembra arricchire e stimolare l’altro. Nel suo percorso artistico, sia compositivo che direttoriale, che posto occupa la musica vocale e sacra?
Considero la musica vocale e sacra non solo come espressione liturgica, ma come luogo privilegiato della spiritualità e della riflessione interiore. La scrittura musicale ispirata a testi sacri, l’arcaicità di certe formule melodiche e la loro trasformabilità in chiave contemporanea rappresentano per me una delle sfide più affascinanti e fertili dal punto di vista creativo. In quest’ottica, ho recentemente ideato e diretto a Roma il festival Cantus Dei – Voci dell’eternità, una rassegna articolata in cinque concerti dedicati al repertorio sacro, nell’ambito del più ampio Festival di Musica Sacra della Regione Lazio. Il progetto è stato prodotto dall’Associazione Culturale E45, con cui collaboro stabilmente, e mi ha visto impegnato alla Basilica di San Vitale al Quirinale nella direzione artistica e musicale. Un percorso che rinnova e ribadisce il mio profondo legame con la dimensione del sacro in musica, tra tradizione, riscrittura e visione contemporanea.
– In considerazione della natura poliedrica del suo percorso, come si svilupperà, da qui all’inverno, la sua attività?
Come sempre su diversi fronti: da una parte la composizione, che rappresenta senza dubbio il cuore pulsante del mio lavoro; dall’altra, la dimensione esecutiva, sia in veste di pianista che in quella di direttore. In agosto sarò impegnato in Friuli Venezia Giulia alla direzione di una tournée orchestrale con la Roma Tre Orchestra, in un progetto dedicato alla Carmen di Georges Bizet. Si tratta di una selezione dei momenti più celebri e iconici dell’opera, proposta in forma orchestrale in sei concerti in alcune tra le località più suggestive della regione. L’obiettivo è quello di portare al pubblico, anche in contesti meno consueti, la bellezza e la forza drammaturgica di una delle opere simbolo del repertorio francese.
A novembre invece tornerò in veste di pianista solista, con un recital che terrò a Parigi e che proporrà un programma incentrato su due autori che amo profondamente: Johann Sebastian Bach e George Gershwin. Due mondi apparentemente opposti – il rigore formale e trascendente dell’uno, l’energia urbana e sincopata dell’altro – ma entrambi capaci di costruire strutture musicali vive e necessarie, sempre attuali. Il recital sarà concepito come un percorso tra contrasti e affinità, mettendo in relazione architetture barocche e libertà jazzistica in un dialogo fertile tra tradizione e modernità.
Infine, sempre a novembre (dal 7 al 9), avrò l’onore di presiedere la giuria della 28sima edizione del Concorso Internazionale di Musica da Camera “Luigi Nono” di Venaria Reale (Torino), organizzato dagli Amici della Musica, associazione con cui ho un legame profondo. Proprio dieci anni fa, nel 2015, vinsi in questo concorso il Premio Novecento per la miglior esecuzione di un brano contemporaneo, riconoscimento che ha rappresentato una tappa importante nella mia crescita artistica. Tornarvi ora in qualità di presidente di giuria rappresenta per me non solo un onore, ma anche un passaggio simbolico.
– Poi c’è Santiago de Compostela…
Sì, il prossimo 4 ottobre si terrà a Santiago de Compostela in Spagna, presso l’antico Monastero di Herbón, un concerto monografico interamente dedicato alle mie musiche ispirate alla figura di San Francesco d’Assisi, figura spirituale e culturale a cui sono profondamente legato da tempo. Verranno eseguiti Il Cantico delle Creature, presentato in prima assoluta nel 2023 a Greccio in occasione dell’ottavo centenario del Presepe; O Alto e Glorioso Dio, per soprano e orchestra; e infine la prima assoluta di una nuova composizione strumentale dal titolo La Vita di San Francesco, brano strumentale ispirato agli episodi più emblematici della vita del Santo, che sto ultimando in queste settimane. L’esecuzione sarà affidata al CSM Galicia e all’Orquestra Clásica de Valga, in un contesto di grande intensità storica e simbolica.
Lorella Giulivi