PERUGIA – Mentre Perugia si prepara a Umbria Jazz, Vivo Umbria va alla ricerca di nuovi spunti musicali da raccontare e far conoscere ai suoi lettori. La musica, in tutte le sue forme, ci fa fare esperienze interiori sempre diverse, facendo luce su ciò che ‘risuona’ davvero dentro di noi.
Oggi vogliamo parlarvi di Hex Duo, composto da due musicisti che, in tempo reale, trasformano dei suoni acustici con l’ausilio dell’elettronica. Una performance elettro-acustica in continua evoluzione e sviluppo. La musica di Hex Duo nasce dall’incontro tra Nicola Fumo Frattegiani, compositore elettroacustico e audio-visuale e Lorenzo Brilli, batterista e percussionista. Incuriositi dal loro flusso creativo, abbiamo voluto intervistarli.
Come è nato Hex Duo e voi, come musicisti?
Lorenzo – Il mio percorso musicale si sviluppa tra percussioni e batteria jazz, arricchito da esperienze formative e performative all’estero che hanno ampliato il linguaggio sonoro. Con Nicola condividiamo un interesse profondo per l’incontro tra il suono acustico e quello elettronico. Hex nasce come uno spazio di ricerca aperto, dove le nostre idee e i nostri percorsi si incontrano senza gerarchie.
Nicola – Hex è nato in modo molto naturale. Con Lorenzo ci siamo conosciuti in Conservatorio a Perugia: lui studiava percussioni classiche e io elettronica. Quattro anni fa ci siamo ritrovati casualmente a collaborare a un progetto di teatro itinerante e da lì abbiamo iniziato a confrontarci sui rispettivi percorsi artistici. Poco dopo sono iniziate le prime sessioni di ricerca.
Chi vi ispira? Musicalmente e umanamente.
Lorenzo – Coltivo un legame con musicisti come Max Roach, Andrew Cyrille e Bill Stewart. La batteria come strumento a multi-percussione che si sviluppa in una dimensione verticale, dove ritmo, spazio e orchestrazione dialogano. Questa visione resta per me una guida fondamentale. Trovo ispirazione anche in approcci sperimentali ed essenziali presenti nei lavori di Steve Reich e Lou Harrison. A livello umano, ammiro chi mette corpo e ascolto al centro della pratica, con coerenza e libertà.
Nicola – Io provengo dalla tradizione elettroacustica, e i miei punti di riferimento musicali sono da
cercarsi lì. Tra i tanti nomi che potrei fare, sono particolarmente legato a Bernard Parmegiani, Luigi Nono, Trevor Wishart e Natasha Barrett. Come uomo, ritengo che Oreste Fernando Nannetti sia senza dubbio colui che più rappresenta la potenza dell’essere umano, esempio estremo di resilienza e libertà.
Scegliete un aggettivo o una parola per descrivere la vostra musica e spiegateci perché.
Lorenzo – Permeabile. La nostra musica è aperta al dialogo tra improvvisazione, composizione, gesto e suono. I confini si dissolvono, lasciando un flusso in cui gli elementi si rispondono e si influenzano, anche in modo imprevedibile.
Nicola – Flusso. Direi che l’immagine del flusso, di un movimento magmatico sonoro, renda bene
l’approccio alla costruzione delle nostre performance. Non ci interessa tanto realizzare delle strutture compositive articolate, quanto invece un percorso che si dipana attraverso l’impiego di pochi elementi acustici, indagati nelle loro molteplici caratteristiche acustiche e simboliche.
Quali i progetti in corso e quelli futuri?
Nicola e Lorenzo – Il nostro primo progetto è stato “mcbth”, performance per batteria ed elettronica ispirata al Macbeth, in cui la batteria viene manipolata con l’ausilio di microfoni a contatto. Poi è seguito “U-boot”, performance per acqua ed elettronica, nella quale viene impiegato un idrofono. Al momento stiamo lavorando a un’espansione di “U-boot”, con l’integrazione di ulteriori elementi acustici che entreranno in dialogo con il movimento in sospensione della performer di danza aerea Delia Occhiucci, al fine di integrare in modo organico elementi coreografici e sonori.
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