La Pancia Verde, docufilm sull’auto-organizzarsi in tempo di emergenza

UMBRIA – Il sogno di una comunità di uomini liberi e uguali fondata sulla bellezza, la cultura, la pace, lo scambio. Una comunità che in armonia e libertà si rapporta con una altrettanto libera comunità, con un’altra e poi con un’altra ancora fino a produrre un movimento globale che unisce tutti indistintamente.

E’ con questa suggestione che si apre “La Pancia Verde, auto-organizzarsi in tempo di emergenza”, film documentario con la regia di Ferdinando Amato  in collaborazione con Giulia Tonelli. Una produzione Umbria Equo Solidale, Altrocioccolato  che racconta le innumerevoli storie di solidarietà e collaborazione di cui si sono rese protagoniste tante realtà umbre in seguito all’emergenza coronavirus.

Un sogno certo, ma, andando avanti nella visione del documentario, un sogno che sembra diventare un po’ più realizzabile e un po’ più vicino anche perché riguarda persone a noi prossime che, muovendosi in luoghi noti e parlando con accenti familiari, sono davvero i nostri vicini di casa.

Storie reali di quotidiano impegno, piccoli ma importanti tasselli di una nuova umanità che mette al centro non più i propri interessi personali bensì la comunità e che va ad inscriversi in quella rete poco evidente ma solida dell’etica del bene comune sottolineando come un mondo che unisca la dignità del singolo con la dignità della natura a quello dell’umanità intera non solo sia possibile ma ora più che mai necessario.

 

 

La Pancia Verde, inoltrandosi lungo le strade della nostra regione, da Terni a Perugia, da Orvieto a Marsciano, nelle campagne così come nelle città, va a documentare con interviste e riprese sul campo come associazioni, comunità, gruppi spontanei di persone già presenti sul territorio abbiano preso atto della situazione e, dopo un primo momento di smarrimento, si siano rimboccate le maniche e abbiano messo in campo idee e azioni.

Perché, come è successo in questi mesi, quando la vita ci mette davanti a dei cambiamenti drastici, quando il nostro equilibrio viene minato e le abitudini stravolte, invece di lamentarsi o vagheggiare di un irreale ritorno alla presunta “normalità”, non è forse meglio abbracciarlo questo cambiamento e fluire con la vita cercando un ritmo diverso e più vero?

 

Nel viaggio che abbiamo intrapreso nella Perugia e nell’Umbria che cambiano abbiamo rintracciato proprio nella rete di associazioni e comunità dei segnali positivi di adattamento e risposte costruttive ai tempi che cambiano.

Con La Pancia Verde abbiamo modo di conoscere meglio queste realtà e capire come esse hanno deciso di reagire a partire dal primo lockdown, quando tutto era fermo e non era semplice nemmeno scegliere il proprio cibo.

Tutto il docufilm gira infatti proprio intorno al tema dell’alimentazione, dalla produzione al consumo, da chi ha avuto difficoltà economiche talmente gravi da non riuscire a fare la spesa ai piccoli produttori, trovatisi da un giorno all’altro con i mercati chiusi e l’impossibilità di vendere al pubblico la propria merce.

Cibo inteso come bisogno di base per sopravvivere ma anche come oggetto simbolico, denso di significati, che non è solo alimento ma anche cultura, identità, ritualità.

Abbiamo capito che c’erano dei problemi legati proprio alla sopravvivenza, all’andare avanti e ci siamo così posti il problema di che cosa fare” spiega nei primi minuti Martina Barro dell’associazione Vivi il Borgo di Perugia raccontando della nascita del paniere solidale creata insieme all’associazione Ya Basta! coordinata da Riccardo Fanò, dove nel paniere non c’era solo cibo ma anche relazioni di prossimità di cui c’è altrettanta fame e bisogno.

Così come nella spesa solidale di Marsciano Solidale raccontata da Luca Bolli o nelle cassette di frutta e verdura per le famiglie in difficoltà, aumentate in maniera esponenziale dall’inizio della pandemia, distribuite da Terni Solidale e narrate da Lorenzo Marcellini.

Comitati, botteghe di commercio equo e solidale, aziende agricole, gruppi di acquisto che in tempo di crisi hanno messo in campo idee e azioni, istituito raccolte fondi convertite in buoni spesa usabili nei supermercati e garantito prodotti a metà prezzo.

Il risultato è stato un’economia virtuosa e circolare che andando incontro a chi si trovava con l’impossibilità di acquistare da mangiare, allo stesso tempo ha permesso ai produttori stessi di sopravvivere.

 

La Pancia Verde è anche un andare oltre l’emergenza per creare uno stile di vita diverso, indicatore di un percorso da seguire per ripensare le nostre abitudini alimentari, perché se è vero che siamo ciò che mangiamo allora non abbiamo di certo bisogno del cibo senz’anima progettato dalle grandi multinazionali ma di quello reale che ci arriva direttamente dalle mani di chi lo ha prodotto. Attraverso questa gestione condivisa del processo produttivo, con l’utilizzo di tecniche rispettose dell’ambiente, il mangiare può diventare un atto di consapevolezza e di amore, verso se stessi, gli altri e verso l’intero pianeta.

Finita l’emergenza però, è lo stesso regista che ci conferma di quanto i numeri delle persone che si erano rivolte a queste piccole realtà siano drasticamente calati: “quando c’è stata la possibilità di ritornare a fare la spesa al supermercato, chi per esorcizzare la situazione, chi per comodità o pigrizia, in tanti sono tornati alle vecchie pratiche.

Intanto però, queste realtà sono venute a galla ed è stata proprio questa la molla che ci ha spinto a realizzare La Pancia Verde. Quando ci siamo resi conto che c’era così tanta gente che era in grado di trasformare la paura in qualcosa d’altro, abbiamo sentito la voglia di documentare quanto stava accadendo.

Ho trovato stupefacente il fatto che in Umbria, una regione così piccola, fatta di colline e montagne dove sembra che paesi e città siano scollegati gli uni dalle altre, esistesse invece una rete fittissima di comunità che si relazionavano tra di loro per creare valore comune.”

 

Un mondo nuovo e possibile, che trova soluzioni innovative e condivise a problemi comuni, condensato nelle semplici ma preziose parole di Eleonora Satta dell’azienda agricola Janas di Orvieto: “sai che c’è, io sto come sto, non sto bene, ma se c’ho due cose io me le divido. Perché… Perché funziona così: più ti viene l’istinto di tenerti le cose perché altrimenti domani non mangi, più in quei momenti devi fare quello scatto di qualità che ti fa sentire che sei un essere umano … Non far sì che questo meccanismo in cui la paura, il tutti contro tutti, ti faccia diventare ancora più vuoto”.

 

 

La Pancia Verde è una produzione indipendente che è possibile sostenere scaricando il video con una donazione all’indirizzo https://www.openddb.it/film/la-pancia-verde/

 

Francesca Verdesca Zain

 

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