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La storia dell'ex Sai raccontata dai lavoratori

L'ingresso alla fabbrica ex Sai di Passignano sul Trasimeno

PASSIGNANO SUL TRASIMENO – “Sai Ambrosini – Storie di Lavoratori” edito per i tipi della Futura Edizioni di Fabio Versiglioni è un libro frutto di un intenso lavoro partito da uno sguardo caduto quasi per caso durante un viaggio in treno sulla tratta Perugia Firenze che costeggia il lago Trasimeno. All’altezza di Passignano appare lei, la protagonista di grandi successi, ormai scarnificata delle sue migliori tecnologie e soprattutto del suo patrimonio umano. La fabbrica appare lì, abbandonata a se stessa, nel suo scheletro di metallo che ormai sta cedendo al passare del tempo e all’incuria, ma forte della memoria di chi l’ha resa viva. Il libro esce a due anni dall’inizio dei lavori, ad opera dei tre realizzatori: Eleonora Seppoloni che ne ha curato anche i testi, Carlo Ricci e Filippo Sproviero fotografi che hanno conciliato passato e presente, alternando l’eleganza della gamma dei grigi di una Hasselblad 6×6 analogica alla vivacità di immagini digitali a colori, come in un viaggio che attraversa i ricordi.  La Sai di Passignano, ancora lì a testimoniare gli irripetibili tramonti sulle acque del lago, si racconta in prima persona: parla dell’amore e del rispetto per suo “padre”, l’ingegner Angelo Ambrosini, passa in rassegna i suoi maggiori successi come quello del raid aereo del 1948 finalizzato alla raccolta di fondi per i piccoli bambini mutilati di guerra della fondazione di don Carlo Gnocchi, realizzato con un “Sai 1001 Grifo” a cui fu dato il nome di “Angelo dei bimbi” che raggiunse dopo dodicimila chilometri di volo Buenos Aires, alla progettazione e alla realizzazione di aerei di guerra che spesso precorsero i tempi, sino alla nautica e all’altissima professionalità raggiunta dalle maestranze nella costruzione degli scafi di Azzurra e del Moro di Venezia. Fu un lungo periodo di prosperità che alimentò anche quel forte senso di appartenenza che tutti i lavoratori maturarono nel corso degli anni e che loro stessi testimoniano nel corso di una serie di interviste e interventi che appaiono nel libro, corredati da ritratti nella doppia soluzione del bianco e nero e colori. Fu un lungo periodo di prosperità che collocò l’azienda tra le leader mondiali nell’aeronautica e nella nautica, una lunga parentesi che si è protratta sino al 1992, anno di definitiva chiusura della fabbrica, dopo vari tentativi di salvataggio e rilancio. Oggi la Sai di Passignano rimane una ferita aperta per tutti che aspetta un serio progetto di ridestinazione, anche se nel cuore dei passignanesi rappresenta il simbolo fondativo dei tratti identitari condivisi. Persino nel lessico e nella linguistica, le forme dialettali del linguaggio dei passignanesi si differenziano dalle altre aree lacustri per l’influenza subita dell’ibridazione con altre forme linguistiche. Non va dimenticato infatti che nei tempi d’oro, la fabbrica fu popolata anche da genti che venivano da regioni molto lontane d’Italia, creando quel crocevia di incontro, confronto e arricchimento di altre tradizioni e costumi.

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