L’anteprima di Paolo Genovese a Terni, UFC e la missione Umbria

TERNI – La prima considerazione è che la città di Terni ha risposto alla grande all’appuntamento con l’anteprima del film di Paolo Genovese “Il primo giorno della mia vita” che si è tenuta il 25 gennaio scorso al Politeama Lucioli.

Nell’anteprima dell’anteprima a palazzo Spada, sia l’assessore alla Cultura Paola Agabiti, che la presidente Donatella Tesei, hanno voluto sottolineare l’importanza di operare per un’unica Umbria, di pensare e progettare come si trattasse di un’unica entità considerando, certo, le singole peculiarità da mettere però, come va di moda dire ora, a sistema.

La presenza di Alberto Pasquale, direttore di Umbria Film Commission e di due membri del Cda, Daniele Corvi e Nicola Innocenti, ha palesato che il cinema può essere una via concreta, una strada in cui i corsi di formazione di professionalità inerenti la settima arte nel Ternano stanno attecchendo, e che la ricettività, le bellezze di questa territorio rappresentano un valore aggiunto riguardo l’attrattiva per registi e produttori di film. A questo proposito ho chiesto personalmente al sindaco di Terni, Leonardo Latini, a che punto è la questione Papigno. La risposta è stata chiara: “Non ci sono novità sostanziali, quello che riteniamo si debba fare è operare con l’obiettivo di realizzare un intervento organico, capace di rispondere alle nuove e mutate esigenze che l’industria cinematografica e dell’immagine in generale richiedono. Per fare questo occorrono fondi sufficienti alle finalità che Papigno può rappresentare a livello non solo culturale ma anche occupazionale”.

L’ANTEPRIMA DI TERNI 

Volere è potere. Quello, ad esempio, esercitato da Paolo Genovese. Un regista che sceglie di dire no alla commercializzazione-visione sulle piattaforme del suo ultimo film, “Il primo giorno della mia vita”, pagando il prezzo di aspettare due anni pur di farlo uscire nelle sale. Tutto per ridare il genius loci che la settima arte ha in parte smarrito. E merita. Una sala, appunto. Di quelle che una volta erano sommerse dal fumo che annebbiava occhi, però, disposti e vogliosi di essere sorpresi, ammaliati, stupiti, impauriti, consolati. Occhi bambini. Per di più ora, queste nostre sale, offrono schermi capaci di rendere la luce, il buio, il chiaroscuro. Altoparlanti avvolgenti. Poltrone che nulla hanno da invidiare ai divani di casa. Luoghi capaci di imporre il potere del rispetto del silenzio e che suggeriscono l’invito alla concentrazione esclusiva. All’attenzione che un’opera artistica richiede, alla faccia delle connessioni multi task.
Volere è potere. Quello di decidere che si preferisca organizzare la prima nazionale dell’ultima fatica cinematografica non nella capitale, o a Milano o altra città di richiamo, preferendo l’Umbria. E dell’Umbria, Terni. E di Terni il Cinema Politeama Lucioli.
Un po’ curiosamente invogliati, ci sembra di poter dire osservando Genovese protagonista di questa esclusiva prima ternana datata 25 gennaio, di comprendere se il pubblico apprezzerà una riflessione profonda su un ipotetico lascito da conferire a noi stessi e agli altri: un’altra opportunità per la nostra vita. E, in qualche modo, per quella di chi con noi ha a che fare.
“Dvd e Vhs sono scomparsi – ha spiegato il regista nella conferenza stampa a palazzo Spada, sede del Comune di Terni, prima della prima – così come i negozi blockbuster.
C’è stata in questi anni un’evoluzione fisiologica nelle modalità di fruizione e quindi anche nell’audiovisivo.
Ci sono le piattaforme che, ci tengo a dire, non vanno affatto demonizzate perché si sono dimostrate anche una risorsa per l’industria cinematografica e danno la possibilità di avere a casa migliaia di film. Si tratta però, e qui è bene ribadirlo anche in relazione al post Covid e di tutto quello che ne è conseguito, di una modalità di fruizione comunque molto diversa dal cinema che resta di fatto una magia che ha il potere di regalarci due ore per raccontare una storia, facendocela vivere come esperienza unica”.
Potere è volere. Paolo Genovese è presidente di Umbria Film Commission. Una delle espressioni con maggiore appeal che la giunta Tesei e l’assessore di stretta competenza alla Cultura e al Turismo, Paola Agabiti, hanno esplicitamente messo in campo per dare battiti vitali al bellissimo, ma con tutto il rispetto un po’ anzianotto spot, del cuore verde d’Italia.
Così, da statuto, Umbria Film Commission ha anche il compito di creare un indotto importante in termini occupazionali e di opportunità ricettive, logistiche, oltre che di promozione del territorio di cui Genovese è ovviamente consapevole depositario.
“Ho scelto di presentare il mio film in Umbria – ha però aggiunto il presidente – anche per ragioni di affetto: dal legame con Perugia a quello per Terni, dove sono davvero contento di poter presentare in anteprima il mio film. Poi c’è Todi, dove organizzeremo la terza edizione di Umbria Film Festival e dove, spesso, quando posso, vado nel casale di San Damiano. Perché l’anteprima a Terni? E’ giusto che le attività di Umbria Film Commission vengano divise sui territori. Terni ha potenzialità davvero notevoli e location interessantissime e di grande attrattività per la cinematografia”.
Potere è volere. Ovvero quello di determinare orizzonti per i giovani che vogliono imparare l’arte, non metterla da parte, e praticarla.
“Umbria Film Commission è una opportunità – conferma Genovese -. Certo, è bene specificare che si tratta di un panorama lavorativo complesso e fatto di tante professionalità. Da quelle attoriali e di regia che sono più facilmente percepibili, a quelle dei tecnici: fotografia, montaggio, logistica e professionalità tecniche imprescindibili per l’industria cinematografica. La prima cosa importante è chiarire le idee – ha detto Genovese – e capire quale, fra queste diverse professionalità connaturate al lavoro cinematografico, è quella che ti fa battere il cuore. Poi, è ovvio, questo lavoro lo si fa se si ha una grande passione. Il percorso è scuola e quindi pratica, perché si deve stare sul campo, ovvero sul set”.
Potere è vedere. Quello del cinema che mischia le carte. Che, nel caso di questo film di Genovese, fa di una vita persa un’altra possibile vita. Da reinventare. Del dramma del suicidio la proposta di una chance da giocare sulle roulette della vita. Rosso o nero. E pure zero verde. Dall’impossibile, una possibile riflessione su se stessi. Di una narrazione di solitudine, una serie di racconti per la moltitudine. Di un hotel dall’insegna anonima a camere singole, una hall in cui è possibile ritrovarsi.
Di una pioggia battente e disperata, l’eco felice delle lacrime. Di un film. Un film da vedere. Esclusivamente in sala.

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