PERUGIA – Come in ogni favola che si rispetti è nascosto nella natura, seconda quercia a destra e poi dritto per una stradina sterrata fino al portale dei grandi cipressi.
Come in ogni favola che si rispetti, l’atmosfera è particolare e onirica, con quel fascino a volte inquietante che hanno a tratti i sogni.
Qui, immerso nella campagna perugina, c’è un luogo particolare dove l’arte ha trovato casa insieme alla fantasia accolte da Alessandro e Ylenia, menti e mani creative di Peter Panik Creative Factory, piccola ma viva realtà artigianale umbra, attiva ormai dal 2011.
Grafica e illustratrice lei, poliedrico personaggio, ex orafo, ex cantante, ex artista di strada e mille vite diverse lui, entrambi appassionati di fai da te e Recycle Art, l’arte di Peter Panik nasce per mettere il proprio impegno al servizio della nobile causa della sostenibilità ambientale: le loro particolari opere, che vanno dai quadri alle sculture, dalle lampade a dei veri e propri oggetti di design per arredamento di interni nascono da tutto ciò che la società butta via quotidianamente.
E se, come recita la Treccani, riciclare significa “utilizzare nuovamente materiali di scarto o di rifiuto di precedenti processi produttivi”, qui il riciclo diventa base per la creazione di opere d’arte contemporanee e insieme stimolo per una riflessione critica verso la società dell’usa e getta, che ha ormai trasformato il pianeta in una gigantesca discarica.
Sono tantissimi i materiali che si possono riciclare e a cui è possibile restituire nuova vita: alluminio, rame, ferro e plastica sicuramente ma anche carta, vecchie posate, lampadine a incandescenza, tappi, rotelle di orologi, attrezzature elettroniche e tessuti.
Come giocatori della materia Alessandro e Ylenia raccolgono nel mondo materiale banale e anonimo agli occhi dei più e lo reinterpretano secondo la loro immaginazione.
In quest’ottica visionaria è nato così uno “zoo” di animali mutanti come il cavalluccio marino con il corpo di ingranaggi, la renna realizzata con un rastrello arrugginito, il cervo con l’anima di circuiti elettrici, i pesci di legno che vengono fuori da abissi di plastica e un esercito di gufi e gufetti di tutte le fogge con tappi al posto degli occhi e copertoni come ali.
Ma nel Panik-mondo c’è spazio per tante altre cose: ci sono i “quadri a nastro”, ritratti eseguiti a mano di cantanti o personaggi famosi dai capelli realizzati con vecchi nastri di musicassette e VHS, i “fuori squadro”, quadri tridimensionali dalla cornice volutamente fuori squadro, realizzati in legno di recupero, cartapesta e materiali vari che reinterpretano le favole più conosciute, da Alice al Piccolo Principe passando per vari cartoni animati della Disney, serie tv e film di fantascienza, e che, grazie ad una particolare vernice con la quale vengono trattati alcuni particolari, si illuminano al buio, donando una magica luminescenza.
Ci sono forchette che non infilzano più perché sono diventate dei bracciali, chiodi cresciuti come spine su cactus di legno, caffettiere luminose, phon che non asciugano più i capelli ma illuminano perché sono stati trasformati in lampade da tavolo.
In questo piccolo, caotico e surreale regno c’è la casa viaggiante su ruote, un camper dove Alessandro e Ylenia hanno deciso di stabilirsi per vivere a contatto diretto con la natura ed essere più liberi di muoversi (ma che in realtà lasciano quasi sempre fermo per non togliere la casa ai loro gatti quando sono assenti) e soprattutto c’è, ma purtroppo oggi bisogna dire c’era, un container adibito a magazzino e laboratorio, contenente tutte le loro opere e tutti i materiali per lavorare.
C’era perché nella notte tra mercoledì 28 e giovedì 29 aprile un improvviso corto circuito ha dato vita ad un incendio che in poche ore ha portato via ogni cosa: “Il nostro container ospitava di tutto: gli accumuli di materiali e attrezzature di una vita, sudore, lacrime, gioie e tanti ricordi – raccontano Ylenia e Alessandro – oggi, purtroppo, il materiale a cui stavamo lavorando e quello messo da parte e la merce per la stagione estiva, oltre a tutta l’attrezzatura, sono un ammasso unico e informe di legno, plastica, alluminio, rame. È andata persa una lunga lista di oggetti, forse insignificanti per molti, ma oro per le nostre mani, che negli anni li hanno con amore accumulati, sottraendoli a cassonetti, isole ecologiche, traslochi, sgomberi e discariche a cielo aperto, per dare a ognuno di essi una nuova vita e una nuova storia da raccontare”.
Oltre al danno la beffa, oltre ad aver perso tutto e di conseguenza a dover ricomprare e rimettere insieme, sono costretti a smaltire tutto il materiale sborsando cifre non indifferenti, proprio loro che del riciclo hanno fatto la base della loro attività e della loro vita.
Dopo un anno difficile come questo, nel quale come tutti sanno non c’è stata la possibilità di esporre e vendere tramite fiere e mercati e non potendo far fronte in maniera autonoma a tutte le spese da affrontare hanno deciso di raccontare la loro storia sui social ed attivare una raccolta fondi, lanciando la campagna #savepeterpanik: “i soldi serviranno a poter ripristinare il container e l’impianto elettrico, acquistare nuovi macchinari e utensili e parte dei materiali non riciclabili ma necessari per le lavorazioni come colle, resine, paste modellabili, vernici, materiali di ferramenta ed elettrici, scaffalature, contenitori”. E, proseguono “Sappiamo di chiedere molto in questi tempi cupi che tutti stiamo vivendo e speriamo che ognuno possa tornare presto al proprio lavoro, così come avremmo voluto fare noi il prima possibile. Chiediamo un piccolo gesto di solidarietà, di qualunque forma esso sia, per tornare operativi quanto prima. In tanti ci stanno già aiutando in questa impresa e in tanti si stanno offrendo di donarci materiali”.
Con la speranza e la volontà di ripristinare tutto in 2/5 mesi e far sì che la loro arte colorata e irriverente torni con nuovo vigore nelle piazze e nelle strade.
I link per la raccolta fondi: https://www.gofundme.com/f/aiuta-peter-panik-a-ricostruire-il-laboratorio
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Francesca Verdesca Zain