Le testimonianze dell’orrore nella Giornata dedicata alla memoria dell’Olocausto

PERUGIA – Liliana, Piero, Sami, Edith e tanti altri superstiti dell’Olocausto e testimoni della Shoah: sono loro la vera anima del 27 gennaio, Giornata internazionale della Memoria. Sono coloro che, con grande coraggio e anche sforzo psicologico, hanno aperto le porte dei ricordi, ma ancor prima le porte del dolore, per condividere quei terribili anni con il mondo. Alcuni di loro non ci sono più, ma le loro parole, le loro lacrime, il loro tornare indietro nel tempo resterà per sempre. Piero Terracina è scomparso a fine 2019, ora, l’imponente attività di narrazione degli eventi, delle emozioni, della memoria, oltre che essere affidata ai video, ai documenti e ai libri, la sta proseguendo il nipote Ettore Terracina.

 

 

“Lo zio Piero – racconta Ettore Terracina – per anni è stato silenzioso sui fatti di Auschwitz, sulla deportazione, sulla Shoah. Ci era stato detto di non chiedergli niente. Poi, ha cominciato a parlare, a scrivere, a divulgare, a confrontarsi con i giovani, a entrare nelle scuole e nei cuori degli studenti”.

Ha iniziato la sua missione di vita: quella della testimonianza, ha cominciato a mostrare quegli squarci interiori che la deportazione ti lascia, e a riprovare quel dolore indescrivibile di tanti anni addietro.

“Araldo della memoria”, come lo chiama la senatrice Liliana Segre, uno straziante “mestiere” che lei continua a fare. L’Unione Astronomica Internazionale (IAU) le ha dedicato l’asteroide 75190 Segreliliana, che è lo stesso numero che le era stato assegnato sul braccio ad Auschwitz. Nel comunicarle la notizia nel novembre 2020, l’IAU ha voluto sottolineare l’impegno di testimonianza che ha contraddistinto la vita della senatrice.

 

 

“Sono vivo affinchè possa testimoniare, ecco perchè sono uscito dal campo, c’era un disegno più grande per me, e andrò avanti a ricordare fin che vivrò”, aveva detto Sami Modiano in una bellissima intervista televisiva a Monica Maggioni su Rai1, commuovendosi a ogni frase. E Piero ha sempre considerato Sami un suo fratello.

“Fra i ricordi più forti di zio – prosegue Ettore Terracina – c’era sicuramente il giorno in cui la maestra, nel fare l’appello, non lo chiamò, ma gli riferì che non poteva più far parte di quella scuola. E poi, la separazione dalla madre che gli disse “non ci vedremo più”. Tanti i ricordi, le sofferenze, ma su tutto la capacità di non perdere la propria dignità”, ed è questo, forse, il messaggio più forte che Piero ha sempre voluto trasmettere ai giovani: “Nessuno vi porti via la vostra dignità, imparate a ragionare ciascuno con la propria testa e soprattutto non giratevi mai dall’altra parte, perché l’indifferenza verso l’ingiustizia è il peggiore dei mali”.

 

Naighi

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