PERUGIA – È stato consegnato all’Assemblea legislativa regionale dell’Umbria un corposo pacco contenente quasi 5.000 firme raccolte a sostegno della proposta di legge regionale di iniziativa popolare denominata “Liberi Subito” sul fine vita. A promuovere l’iniziativa è stata Laura Santi, affetta da sclerosi multipla progressiva e morta due mesi fa, che ha guidato la mobilitazione civica sostenuta dall’Associazione Luca Coscioni.
La proposta “Liberi Subito” mira a regolamentare i tempi e le modalità per l’accesso al suicidio medicalmente assistito nel rispetto dei requisiti stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Laura Santi ha vissuto in prima persona il problema: dopo circa due anni e otto mesi di attesa, ricorsi, diffide e denunce, le sono stati riconosciuti i requisiti previsti, ma non sono ancora definite le modalità operative né il farmaco, condizioni essenziali per rendere effettivo il diritto. Lo scopo della legge regionale è che nessun’altra persona debba subire lunghe attese procedurali come la sua per ottenere un diritto che, a norma costituzionale, già esiste.
La campagna è partita ufficialmente il 3 aprile 2025, con l’obiettivo iniziale di raccogliere almeno 3.000 firme nei primi tre mesi. A luglio, le firme erano già oltre 3.000, ovvero la soglia minima prevista per depositare la proposta di legge regionale in Umbria. Nei mesi successivi, la raccolta è continuata, mobilitando un centinaio e più volontari, vari banchetti e iniziative territoriali, fino ad arrivare alle quasi 5.000 firme ufficialmente depositate a metà settembre 2025.
Dopo il deposito, il Consiglio regionale dell’Umbria ha sei mesi di tempo per calendarizzare la discussione del testo. Il testo segue l’esempio della legge “Liberi Subito” approvata in Toscana, anche se quest’ultima è attualmente oggetto di un ricorso da parte del Governo. Un elemento centrale è che la legge regionale non mira a stabilire nuovi requisiti – questi sono già delineati dalla Consulta – ma ad assicurare che ci siano regole certe, trasparenti e tempi definiti per chi rientra nei requisiti costituzionali.
Laura Santi è morta due mesi fa, dopo aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. Nonostante ciò, il suo nome e la sua storia restano al centro di questa battaglia: prima firmataria della legge, punto di riferimento umano e civico per chi sostiene che il diritto al fine vita sia un diritto di libertà e pietà, non un tema ideologico.
Anche dopo il riconoscimento formale dei requisiti, restano nodi irrisolti: il farmaco da utilizzare, le modalità con cui il paziente potrà effettivamente autosomministrarlo, il ruolo e le protezioni per gli operatori sanitari coinvolti. C’è anche incertezza rispetto al dibattito più ampio a livello nazionale, con rischi che eventuali proposte di legge statali possano depotenziare diritti già conquistati.
Dal punto di vista politico, la sfida sarà ottenere una legge regionale operativa, superando possibili ostruzionismi, tempi lunghi o silenzi istituzionali.
Con la consegna delle quasi 5.000 firme, il movimento “Liberi Subito” in Umbria segna un momento importante di democrazia partecipata: non solo una richiesta di legge, ma la testimonianza concreta che sempre più cittadini considerano il diritto al fine vita una questione di dignità, non rimandabile. Ora spettano agli organismi regionali adempiere: tradurre le firme in una normativa chiara e applicabile, affinché il diritto sancito dalla Corte non resti sulla carta, ma diventi operazione quotidiana per chi lo chiede.