L'Era Covid e la riscoperta dei nostri piccoli borghi

PERUGIA – Quei grandi poster che campeggiano sulle pareti delle camerette dei ragazzi, gli skyline di New York, Londra, Parigi e delle grandi megalopoli del pianeta, sono forse destinati a diventare solo simboli del passato. Perché, in tempi di pandemia che sta regolando le nostre esistenze su parametri diversi dai tradizionali, anche le grandi città dove sinora era concentrata la metà della popolazione mondiale, sono probabilmente destinate ad essere scalzate, dai piccoli borghi, luoghi che conservano una loro peculiare memoria, un genius loci che ne fanno topoi di tradizioni e tipicità, oltreché di qualità della vita. Tanto che anche la stessa idea di smart city, la città iperconnessa che vive notte e giorno in un ritmo senza soluzione di continuità, sembra destinata a subire un ridimensionamento al netto delle scelte che, riorientate verso i borghi decentrati, spesso punti di confine tra città e campagna dove si potrebbero conciliare smart working e natura, si recuperano anche stili di vita dove a prevalere è la dimensione a misura d’uomo che riconcilia tempi e spazi ad una dimensione di maggiore vivibilità. In questo senso molte seconde case potrebbero essere candidate ad acquisire priorità nelle scelte dell’abitare. Ammesso che i borghi siano essi stessi dotati di banda ultralarga e che possano permettere almeno un livello minimo di servizi. Sono questi i presupposti da cui stanno partendo nuove idee e nuove prospettive proposte da una serie di archistar che, dopo aver concentrato l’attenzione sulle città e abbandonato ogni residuo razionalismo a favore di un postmoderno, a volte anche un po’ lezioso, prospettano il recupero dei numerosissimi e incantevoli borghi italiani a favore dell’arte che presidiano e di una maggiore vivibilità, ora che l’era Covid sconsiglia gli assembramenti e dove la solitudine sembra aver riacquisito oltreché un proprio ambito esistenziale, anche un’esigenza precauzionale. Archistar come Stefano Boeri e Massimiliano Fuksas hanno già avanzato proposte specifiche per il recupero dei borghi italiani, appello a cui hanno già aderito l’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (Uncem), l’associazione Borghi più belli d’Italia e l’associazione Borghi autentici. Tutti condividono gli aspetti positivi che la rivitalizzazione dei borghi porta con sé: risparmio del consumo di suolo, dell’efficienza energetica, della rifunzionalizzazione degli spazi e delle economie circolari che offrono anche risposte alla crisi climatica e non solo a quella pandemica. Va da sé che ogni luogo e soprattutto i nostri antichi borghi conservano una memoria ed è vero che questa memoria spesso può diventare la legge del luogo, la sua “voce”. Che per assurdo potrebbe anche essere l’assoluto silenzio. E’ una questione di memoria, come detto. Ogni borgo ne conserva una che, come le rughe di Anna Magnani, sono anche le maggiori tracce di un vissuto, una cifra stilistica rappresentativa del luogo, la sua anima. E’ così che i borghi umbri più belli riacquisiscono una propria centralità. I paesi inseriti nella lista ufficiale dei Borghi più Belli d’Italia, per l’esattezza, sono ben 28: Acquasparta, Allerona, Arrone, Bettona, Bevagna (nella foto di copertina), Castiglione del Lago, Citerna, Corciano, Deruta, Lugnano in Teverina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Montecchio, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Montone, Norcia, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Piediluco, Preci, San Gemini, Sellano, Spello, Torgiano, Trevi e Vallo di Nera. conservano intatta una propria memoria che è anche la risposta più efficace al disorientamento e all’amnesia del costruire e dello sviluppo a tutti i costi. Luoghi dove il senso di appartenenza si stabilisce attraverso l’esperienza del luogo stesso. Ritrovare e ritrovarsi in questi luoghi può rappresentare la chiave di volta per una esistenza che lasci spazio anche alla rivelazione di bellezza di borghi che dobbiamo ancora imparare a vedere e ad abitare. Su Gruppo Corriere ho parlato anche dei Borghi che ci sono vicini di casa, anch’essi bellissimi luoghi della memoria e del giusto vivere:  Greccio, Castel di Tora e Monteleone Sabino nel Reatino, Vitorchiano e Sutri nel Viterbese insieme a Civita di Bagnoregio, Capodimonte e Ronciglione. In Toscana Cortona, Anghiari, le etrusche Volterra e Sorano, Monteriggioni, Pienza, Cetona, Montepulciano.

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