SPELLO – Sono tre i colori primari che da sempre ispirano l’immaginario collettivo, in alchimia corrispondono al nero (nigredo) bianco (albedo) e rosso (rubedo), ognuno con le specificità di una trasformazione: quella del proprio io che conosce la malinconia e la sofferenza, quella della nascita di un nuovo Io che corrisponde all’alba dell’albedo e quello del compimento della trasformazione che è il rosso della rubedo. Stefano Borgia, artista che al simbolismo ha fatto spesso riferimento nei suoi lavori, questa volta ha scelto il nero come segno di un significante che rinvia all’inizio di un nuovo percorso: un percorso che indica un intenso lavorìo su se stesso e sulla propria anima. L’Opera In Nero, questo il titolo del lavoro di Borgia esposto a Villa Fidelia nell’ambito della mostra Gli Stati dell’Arte, ha come diretto riferimento il mondo della natura che ci rinvia all’Anima Mundi di James Hillman, quello spirito che è possibile avvertire in tutte le cose animate e non, in alchimia la putrefactio frutto della trasformazione del materiale organico. “Opera in nero” propone una meditazione che ci porta nel mondo infero, nel mondo intimo, dove nell’oscurità del segno si nasconde la luce dell’anima. La scatola è il luogo della “mente creativa” dove proteggiamo e conserviamo i nostri pensieri segreti, appesi alla linea di forza che ci unisce al cielo. Nel cielo attendono geometrie che il Grande Architetto disegna.