L’Umbria che spacca, standing ovation meritata non solo da parte del pubblico

PERUGIACome vo’! Un modo di dire in voga tra i giovani per darsi forza, per confermare non solo che ci sono ma che vedono oltre. L’Umbria che spacca l’hanno inventata loro.  E  meritano una standing ovation da parte di un pubblico vasto, composito, persino inatteso.

Aimone Romizi l’ho incontrato anni fa nella sede del Corriere dell’Umbria ospite di un forum organizzato dal giornale che voleva dare eco ai passi che i FASK stavano muovendo verso il successo. Una sorta di cambiale mediatica firmata con convinzione per l’entusiasmo, la testa, la determinazione, la certezza che stavano dimostrando nel realizzare il loro sogno. Le stesse componenti che hanno portato alla vittoria della scommessa che il front man della band ha voluto fare assieme a un nutrito ed entusiasta gruppo di amici e professionisti dello spettacolo dal vivo nell’edizione più complessa di quest’altra sua creatura che si chiama L’Umbria che spacca. Una sigla irriverente, addirittura provocatoria e invece semplicemente, giovanilmente gioiosa.

E’ stata l’edizione più complessa per via del Covid in sé, certo; ma soprattutto perché ha richiesto una differente e inconsueta location rispetto agli storici Giardini del Frontone. Un decentramento del palco rispetto a Perugia che ha puntato sulla bontà delle proposte e degli artisti in cartellone, sull’affezione del pubblico e sulla compostezza e maturità di spettatori  che sarebbero stati stimolati da un luogo di grande pregio storico e architettonico dato consapevolmente loro in prestito dagli “enti coraggiosi” sapendo che sarebbe stato messo in buone mani.

Giusta la soddisfazione, pertanto, di Romizi che nel comunicato stampa a firma di Danilo Nardoni, ha parlato come presidente dell’associazione organizzatrice Staff Roghers: “Oltre che l’edizione della rinascita questa è stata anche quella della conferma. Per le realtà che continuano a supportarci ma anche per uno staff consolidato che mette in piedi una macchina organizzativa che funziona e bene. Parlando anche con gli artisti tutti hanno confermato questo: l’Umbria che spacca è qualcosa di professionale e bello che fa trasparire l’anima che ci si mette. Sono stanco ma contento e questi tre giorni sono da dedicare proprio a tutti i ragazzi che con spirito di volontariato puro mettono in piazza la musica e lo fanno con una professionalità che non si trova spesso nell’ambiente. Con questo spirito diamo appuntamento all’edizione del 2020”.

Giusta a questo punto, a nostra avviso, l’evidenza da dare a chi rappresenta, una per tutti, quegli “enti coraggiosi” di cui parlavamo prima. E che meritano, per la loro parte, un altro esplicito, dedicato e meritatissimo applauso.

La “PADRONA DI CASA”

Ilaria Batassa

Direttrice della Villa, è felice della scommessa vinta insieme ai ragazzi del festival: “Il libro che mi ha cambiato la vita si intitola ‘L’arte di respirare’: credo che questi giorni ci abbiano insegnato una nuova modalità di respirare. Quello che ha più colpito è stata l’educazione con la quale pubblici, anche anagraficamente, si sono avvicinati a questo luogo, incuriosendosi e meravigliandosi. Quello che è stato fatto è chiaramente un atto di coraggio, ma anche un messaggio di leggerezza e di condivisione. In questa situazione l’unico aiuto concreto che potevamo dare al settore dello spettacolo dal vivo era spalancare i nostri spazi, per accogliere e per sottolineare come quando due forme d’arte si incontrano, nonostante siano lontane e diverse, generano un’esperienza. E dall’esperienza dobbiamo ripartire. E ricominciare a respirare. Spero che questo sia solo l’inizio di una felice collaborazione, perché io ne sono uscita arricchita, ma soprattutto commossa”.

Direttrice presente tutte le sere, per ammirare lo spazio “riempirsi di cose”, merita una menzione speciale il “chitarrista elettrico” Marco Pierini che ha tenuto fede ai suoi trascorsi rock e da direttore della Galleria nazionale dell’Umbria e per voce della Direzione regionale musei dell’Umbria ha concesso l’ingresso in Villa. Che bella cosa.

 

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