L'Umbria del turismo e dei festival si risolleva dal lockdown per reagire al Covid

PERUGIA – Una boccata d’ossigeno. Sia per le imprese del settore turistico-ricettivo che per l’intero comparto dell’accoglienza su cui l’Umbria, territorio tra i più attraenti del centro Italia, pone le basi della propria economia. Da queste sito più volte è stato sottolineato che il territorio regionale, prima ancora della pandemia, non avesse grandi chance di porsi come competitor con altre e molto più attive regioni, comprese quelle più vicine, per un serio progetto di sviluppo industriale o post-industriale che non passasse attraverso il rilancio del settore turistico, unica vera chance che rimane valida in questo senso. Va da sé che cultura e turismo seppure su due versanti diversi coniughino lo stesso linguaggio, un lessico naturalmente legato che amplia la doppia possibilità di una reinterpretazione epistemologica di fatti ed eventi in base alle nuove scoperte e riscoperte e alle nuove rivelazioni che offre il territorio regionale anche grazie all’apporto dell’Università degli studi da un lato e dall’appeal che il territorio emana proprio in base ad un’offerta quanto più ampia possibile per un pubblico orientato verso una cultura alta con frequenti incursioni verso la cultura popolare. Tradizionalmente il Festival di Spoleto si pone in questo quadro generale, accompagnato da Umbria Jazz che negli anni ha riorientato l’attenzione anche verso il pop, il festival delle Nazioni anch’esso rivolto ad un pubblico di estimatori e il festival di Todi che cerca il coinvolgimento del pubblico in una posizione mediana di compromesso tra pop e non.

Purtroppo mai come ora è urgente che il settore cultura e turismo trovi nuovi slanci, nel momento in cui i principali asset industriali della regione soffrono delle conseguenze del Covid e dei gravi ritardi del supporto finanziario che dovrebbe essere garantito dallo Stato, ma che così al momento non è ancora. Se si somma la crisi di un settore di piccole e medie imprese, spesso microimprese artigianali della regione, al momento di estrema difficoltà che investe settori strategici come l’acciaio a Terni alle prese con un passaggio di mani non ancora ben definito; se si aggiunge il cronico – in era Covid fortunoso – isolamento del territorio per le annose carenze strutturali, ne emerge un quadro a tinte fosche, solo in parte rasserenato dal fatto che l’Umbria è tra i territori meno colpiti degli effetti devastanti della pandemia che da giorni fa contare contagi zero e che potrebbe “spendere” questo vantaggio da un punto di vista culturale e turistico, come si diceva. Intercettare, insomma, parte di quel 43% di italiani che si sposteranno dal proprio comune di residenza per una vacanza entro i confini del territorio nazionale, è obiettivo condiviso anche dall’ente regionale che cerca così di colmare quel gap che si è formato con la pandemia che rischia di procurare gravi ripercussioni sull’intera economia regionale. Gli alberghi intanto restano chiusi e si calcola che i danni del comparto ammontino già a più di 300 milioni di euro. Ma già da domani con l’ulteriore allentamento delle misure previste dal lockdown le cose potrebbero cambiare, anche se con un andamento dai piccoli e graduali passi.

In questo quadro assumono un significato decisivo da un lato la campagna di comunicazione sulle principali reti televisive, dalla Rai a Mediaset, da Sky a La 7, che la Regione Umbria ha avviato con uno stanziamento di 600 mila euro e con un calendario che prevede la messa in onda di spot sino a dicembre del 2020. Un tentativo per riguadagnare il terreno perduto sul versante turistico che nel frattempo si sta arricchendo dei calendari dei principali festival. Dopo il Festival di Spoleto che per primo ha definito un programma di week end nella parte finale del mese di agosto tra cui spiccano i nomi di Emma Dante, Luca Zingaretti, Riccardo Muti e Monica Bellucci, segue ora il programma di Umbria Jazz con quattro giornate (7-8-9-10 agosto) con alcuni dei big del jazz italiano, Enrico Rava, Stefano Bollani, Danilo Rea e Gino Paoli. Nomi altisonanti nell’ambito del jazz nazionale, del resto, molto ben conosciuti dal pubblico di Umbria Jazz che, per alcuni di loro, ha più e più volte avuto modo di apprezzarne le qualità artistiche. Il caso di Gino Paoli, già lo scorso anno sul palco del Morlacchi, accompagnato tra l’altro da Danilo Rea, è tra questi. Intanto a Todi è già quasi tutto pronto per la definizione del programma del festival di Eugenio Guarducci tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre e a Città di Castello si è in attesa del rinnovo del Cda per proiettarsi dopo un paio di settimane nella stesura del programma.

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