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L’Umbria si spopola sempre più, solo la crescita economica può salvarci

Interessante contributo dell’Agenzia Umbria Ricerche a firma del ricercatore Istat, professore Luca Calzola, che punta l’attenzione su un fattore che caratterizza purtroppo negativamente la nostra regione: il tasso di decrescita demografica. Calzola, tra l’altro, ci fornisce un elemento su cui riflettere assolutamente stringente ed attuale: l’Umbria è precipitata ai livelli demografici pari a quelli degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo passato, quando la regione era ancora ai margini del processo di crescita che caratterizzò l’economia nazionale in quel periodo. Già, perché come argomenta in questa analisi il professor Calzola, economia e demografia sono strettamente connessi.

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Ci saranno ancora (e quanti) umbri nel futuro?

di Luca Calzola

(foto: notizie.umbria.it)

Molto si è scritto e in modo accurato, anche su questo canale, sulle difficoltà dell’economia umbra a ripartire dopo la crisi del 2008-2011. La crisi sanitaria arrivata nel 2020 a causa del Coronavirus ha rallentato ulteriormente le possibilità di ripresa. Un fattore complementare della crescita economica è costituito dalle caratteristiche del sistema demografico. La crescita della popolazione e la sua composizione strutturale sono variabili endogene del sistema economico, influenzano la capacità produttiva e orientano le scelte di consumo.
La recente pubblicazione da parte dell’Istat dei dati del Censimento permanente della Popolazione [1] e la possibilità di confrontarli con quelli dei censimenti passati consente di presentare alcune caratteristiche dell’andamento recente e passato della popolazione in Umbria. In particolare, tra il 2011 e il 2019 essa si è ridotta di 14 mila unità con un tasso di decremento medio annuo del -2,0%. Secondo questi dati, l’Umbria è tornata a esprimere un tasso di decrescita demografica pari a quello degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo passato, quando la regione era ancora ai margini del processo di crescita che caratterizzò l’economia nazionale in quel periodo (c.d. miracolo economico) e la dinamica demografica della regione era segnata da un costante saldo migratorio negativo. Tra il 1951 e il 1971 i residenti della regione diminuirono di quasi 30 mila unità, con un tasso di decremento medio annuo pari a -1,8%.

Popolazione residente in Umbria ai Censimenti e variazioni medie annue (per 1.000 abitanti) dal 1951 al 2019

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati Istat

Dai primi anni Duemila, in presenza di un saldo del bilancio naturale costantemente negativo, la crescita della popolazione è stata garantita dai flussi di immigrazione provenienti soprattutto dall’estero. Nel periodo 2001-2011, la popolazione in Umbria ha segnato l’incremento più elevato dal secondo dopoguerra: +60 mila unità, pari a un tasso di crescita del +6,9% medio annuo. Dopo il 2011, il saldo migratorio si è progressivamente ridotto ed è divenuto, a partire dal 2014, insufficiente a compensare il saldo naturale negativo.
Nel 2020, secondo i dati non ancora consolidati del movimento anagrafico rilevati dall’Istat [2], il bilancio negativo della popolazione dell’Umbria è destinato ad aumentare sia per il perpetrarsi dei fattori sopra esposti (calo della fecondità, riduzione delle immigrazioni) sia a causa della Pandemia e del conseguente eccesso di mortalità. I decessi, infatti, dovrebbero aumentare tra quattro e cinquecento unità rispetto alla media del quinquennio 2015-2019 arrivando a raggiungere 10.800 casi, mentre le nascite, sempre seguendo il trend decrescente degli ultimi cinque anni, dovrebbero diminuire di duecento unità e scendere a circa 5.300 casi.

In questo modo il saldo naturale negativo dovrebbe arrivare a -5.500 unità. Con un saldo migratorio che potrebbe diminuire di oltre un quarto e attestarsi a +1.500 unità, la perdita complessiva della popolazione sarebbe di 4.000 unità, facendo scendere alla fine dell’anno la popolazione regionale a 866 mila abitanti (erano quasi 900 mila a fine 2014).
La crisi demografica umbra della metà del secolo scorso fu risolta grazie alla crescita economica e sociale a partire dagli anni Settanta. Anche oggi, questo resta l’unico modo per garantire il futuro della regione e dei suoi abitanti.

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Note
[1] https://www.istat.it/it/censimenti/popolazione-e-abitazioni/risultati
[2] Popolazione residente – bilancio: Dati mensili. http://dati.istat.i

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