Luppolo Made in Italy: convegno a Perugia il 29 ottobre

PERUGIA – Sarà Perugia, e non più Città di Castello, la città scelta per il convegno di giovedì 29 ottobre “Luppolo Made in Italy: la Filiera del Luppolo italiano”. Alla luce delle nuove disposizioni anti contagio e per consentire una partecipazione ampia e in sicurezza gli organizzatori della Rete di imprese “Luppolo Made in Italy” hanno scelto come luogo dell’incontro l’Etruscan Chocohotel.

In attesa di valutare, alla luce del nuovo Dpcm, la situazione di convegno in presenza, l’evento (diviso in due parti: ore 10 -13 e 14 -17) sarà comunque anche online in modalità streaming.

Partirà quindi dal capoluogo umbro il “lancio” della filiera italiana del luppolo, prodotto agricolo di grande qualità e di elevato valore aggiunto. La Filiera italiana, con il cuore in Umbria, si propone così di rappresentare un punto di riferimento a livello nazionale per capacità di innovazione, efficienza, competitività nel mercato globale e qualità certificata del prodotto.

Innovazione e sostenibilità sono le parole chiave della Rete composta da 12 aziende agricole, agroalimentari e di innovazione tecnologica che dall’Alto Tevere hanno iniziato a muovere i primi passi per una agricoltura d’eccellenza: dalla produzione della birra e non solo, sono tanti i campi di applicazione. Con l’obiettivo di costruire alleanze e sinergie per dare vita ad una Rete nazionale del Luppolo Italiano, all’incontro del 29 ottobre parteciperanno esponenti delle istituzioni regionali, dei ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico, oltre a rappresentanti di enti e associazioni di settore che compongono la filiera (Assobirra, UnionBirrai, Consorzio Birra italiana, Aiab, Cia).

Rete e filiera sostenute dalla Regione Umbria, grazie alla Misura sulla cooperazione e innovazione delle Reti di nuova costituzione del Piano di Sviluppo Rurale, con la presenza quindi il 29 ottobre anche dell’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni.

A conferma della forte attenzione delle istituzioni a questa nuova importante Filiera al convegno interverranno anche il Consigliere regionale Valerio Mancini, presidente della II Commissione permanente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria e l’onorevole Filippo Gallinella, presidente della Commissione agricoltura della Camera.

Stanno arrivando, inoltre, le altre conferme come quella di Michele Cason, presidente nazionale di Assobirra, l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori che racchiude il 90% del comparto. “Abbiamo da tempo avviato un proficuo confronto con AssoBirra e con tutti i principali stakeholders del settore” commenta Stefano Fancelli, presidente della Rete di Imprese ‘Luppolo Made in Italy’.

Confermato anche Teo Musso, presidente del Consorzio Birra italiana, e la presenza di un rappresentante di UnionBirrai, nonché diversi manager delle multinazionali proprietarie dei marchi italiani, grandi players del mercato della birra e del mondo della produzione.

Il luppolo è infatti un ingrediente fondamentale nella produzione brassicola. Pur essendo impiegato in dosi limitate, il contributo che apporta a livello organolettico è un’impronta caratterizzante e peculiare. A livello mondiale, per il solo settore birrario, vengono prodotte ogni anno poco meno di 200.000 tonnellate di infiorescenza secca, a cui corrisponde una superficie coltivata di circa 60.000 ettari.

Per l’Umbria porteranno la loro testimonianza anche alcune realtà della Rete come Agricooper, Aboca e i produttori biologici Aiab (Lombrico Felice, Melagrani, Reno, Tenuta i Canta Lupi, La Rondine a Maccarello, Panta Res).

Parleranno le aziende ma ad alzare la sua voce sarà anche la qualità del luppolo (biologico, convenzionale e indoor). Il progetto “Luppolo Made in Italy” è infatti articolato su tre opzioni di coltura: in campo convenzionale, biologico e indoor.

L’organizzazione di Filiera è necessaria per competere in un mercato globale in costante espansione che vede emergere nuovi Paesi produttori e una costante innovazione del prodotto: connessione  con il territorio e produzioni a chilometro zero garantiscono l’alta qualità del luppolo italiano. Costante innovazione di processo e di prodotto per la migliore resa delle colture, la remuneratività delle produzioni e la piena sostenibilità e circolarità del ciclo produttivo.

L’organizzazione della Filiera del Luppolo è affrontata in ogni aspetto: produzione in campo e indoor, raccolta, conservazione, prima trasformazione, trasformazione finalizzata al mercato, rete organizzativa e commerciale, a partire dalla sperimentazione innovativa dell’introduzione della coltura con talee, piante e rizomi di tipologia internazionale.

La presenza del professor Giuseppe Perretti, direttore del CERB – Centro di eccellenza di ricerca sulla birra dell’Università di Perugia come coordinatore scientifico del progetto Luppolo Made in Italy conferisce poi autorevolezza alla compagine umbra.

A dare così solidità scientifica al progetto ci sono infatti sia il CERB, che coordina quindi le attività di ricerca e innovazione, sia il CNR IBBR, un istituto specializzato nella genetica.

Le aziende della Rete

Idroluppolo

Azienda specializzata nelle coltura indoor, che si occupa di innovazione in agricoltura, in un’ottica di AG4.0, precision farming e IOT in agricoltura: una start-up innovativa leader nel panorama europeo della coltivazione indoor del Luppolo.

Aboca

Azienda leader nel mercato globale dell’erboristeria biologica che si sta rapidamente espandendo nel settore della salute.

Le aziende biologiche

(Lombrico Felice, Melagrani, Reno, Tenuta i Canta Lupi, La Rondine a Maccarello, Panta Res)

Aziende biologiche che stanno sperimentando la coltivazione del Luppolo in 6 luppoleti, di differenti superfici, per un totale di 1,8 Ha, collocati in condizioni di terroir e di pedoclima differenti e rappresentative della ricchezza del territorio umbro.

Agricooper

Il Gruppo Cooperativo Agricooper si occupa della sperimentazione di un impianto convenzionale costruito sul modello dei Luppoleti di agricoltura industriale presenti nel bacino dell’Hallertau della superficie di 1 Ha.

Spazzavento e Barbarossa

L’azienda Spazzavento di Nicola Verini e il Barbarossa di Libero Valenti completano il quadro della sperimentazione con due impianti convenzionali, anche questi varianti ideati dalla Rete dei modelli di produzione presenti nel panorama europeo, per una superficie di 0,5 Ha.

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