Mattia Baldelli Passeri, quando una fotografia ti cambia la vita

GUBBIO – Mattia Baldelli Passeri, eugubino, classe 1988, è un fotografo e artista dal talento multiforme. Il suo scatto di Dame Vivienne Westwood, iconica stilista e attivista britannica, ha fatto il giro del mondo all’indomani della sua scomparsa, avvenuta lo scorso dicembre. Scatto ripreso da testate e celebrità internazionali per ricordare lo spirito unico e il sorriso di colei che è stata più volte definita ‘Madrina del punk’.

 

Mattia quando è nata la tua passione per la fotografia?

La fotografia per me è stata da sempre un’arte di vita. Le immagini sono un qualcosa che rimane, che lascia un segno. Nel 1999 ho ricevuto in regalo una Rollei, una delle prime, da parte di mia madre. Ho iniziato così a fotografare e a ritoccare le immagini con Paint. Grazie a due fotografi di Gubbio ho potuto imparare l’arte della camera oscura e quella della fotografia digitale: due mondi che ho avuto l’opportunità di conoscere e di approfondire per farne poi una professione vera e propria. Con la fotografia ho un rapporto molto intimo e cerco sempre di sperimentare, soprattutto con la post produzione. Mi piace dare una vita nuova alle mie fotografie: la natura è perfetta ma io cerco di renderla ancora più…perfetta.

 

Il tuo scatto di Vivienne Westwood – realizzato nel 2008 a Firenze – ha fatto il giro di oltre settanta paesi, dopo la sua scomparsa. Raccontaci la genesi di questo scatto.

La fotografia di Vivienne Westwood ha una storia molto particolare. Nel 2008 ero ospite al Saschall, (ex Teatro Tenda di Firenze) e lavoravo come fotografo per l’Accademia della Moda Italiana. All’arrivo di Vivienne Westwood mi presentai: “sono Mattia e sono un fotografo, vorrei farle una fotografia”, lei molto gentilmente si mise in posa per farsi ritrarre da me. La foto che ha fatto poi il giro del mondo però, ha avuto una genesi diversa: l’ho scattata gridando il suo nome quando si era seduta in prima fila per vedere la sfilata. Con la macchina pronta allo scatto ho gridato “Vivienne!”: lei si è prima spaventata, poi ha riso e io ho scattato proprio in quel momento. Dopo la sua scomparsa, il mio scatto è stato utilizzato da testate, giornali e personaggi famosi. Il sorriso di Vivienne è stato ripreso anche dalle sue amiche, come il premio Oscar Anne Hathaway. Testate mondiali come Forbes hanno ripreso la mia foto. Questo è stato possibile perché nel 2008 la caricai su Wikipedia Italia, dove ognuno può liberamente scaricarla e utilizzarla, citando l’autore ovviamente. La prima persona che ho chiamato quando mi accorsi che la mia foto stava facendo il giro del mondo? Mio marito, Tristan Song.

 

In questi periodo stai producendo nuovi progetti. L’ultimo è ‘Kostauro’, nato da un’idea originale che mescola umanità e primordialità. Ne proponiamo qui sotto una piccola gallery.

 

 

 

 

 

Oggi, tutti possono fare delle belle foto, basta uno smartphone. Ma è davvero così? Cosa rende una fotografia originale? 

La differenza tra una foto e un’altra è il fotografo. L’interpretazione soggettiva di chi in quel momento sta dietro l’obiettivo. Le fotografie realizzate con gli smartphone di ultima generazione possono essere altrettanto belle ma i filtri che noi fotografi creiamo non possono essere sostituiti facilmente. Dietro l’utilizzo di queste tecniche di colore c’è un ragionamento e un risultato che si desidera raggiungere. Su ogni fotografia io lavoro sempre con diversi software e decidendo quale ‘atmosfera’ dare allo scatto. Sperimento continuamente e questo mi permette di conoscere la fotocamera sempre di più, con tutte le sue potenzialità e limiti. Con gli smartphone le opzioni sono molto più limitate e quindi non può esserci questo processo così creativo.

 

 

 

 

Consigli a un giovane fotografo/a?

Uno sopra tutti: ‘sii corretto ma non corrotto’. Voglio dire che è essenziale per una professione come questa non farsi trasportare da quelle che sono le idee degli altri, parlo anche di quelle del committente di un lavoro. L’idea di un fotografo deve sovrastare tutte le altre ma non è una questione di prepotenza: l’idea deve vincere perchè poi sarà il fotografo stesso che, grazie alla sua creatività,  lascerà un segno indelebile per sempre, sia nella mente di chi l’immagine l’avrà davanti, sia nella memoria del fotografo stesso, quindi… fatelo bene!

Ringraziamo la meravigliosa cornice dell’Hotel I Cappuccini di Gubbio per averci ospitato durante questa intervista.

 

Servizio e fotoservizio di Federica Mastroforti

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