Maurizio Battista stasera al Lyrick dirà alla sua maniera le cose che non gli quadrano

ASSISI – Aver avuto l’opportunità di assistere a uno spettacolo dal vivo di Maurizio Battista può aiutare non poco l’intervistatore. Intendiamoci, si deve sempre stare al pezzo, ma un rattoppo puoi cercare di trovarlo per non essere colto in contropiede nella risposta alla domanda. In realtà, se decidi di giocarla, la partita è gradevolissima. Perché alla base c’è un racconto genuino di vita. Che è un po’ anche il nostro . Poi, a seconda delle generazioni, può risultare aderente tantissimo, tanto o un po’ di meno. Resta, per tutti, la tessitura di una narrazione schietta, autentica, comprensibilmente amplificata per necessità di copione di uno che vorrebbe farsi credere un “guitto” ma che in realtà dimostra di avere tanto mestiere e una contagiosa empatia.
Maurizio Battista sarà tra poche ore, alle 21 di stasera, al Lyrick di Assisi dove porta in scena “Qualcosa non mi quadra”. Occasione imperdibile per parlare di questo e, come nostra consuetudine, di altro ancora.


– Chi ha assistito ai suoi spettacoli sa che il pubblico conta parecchio. Staserà sarà nella città serafica e del santo patrono d’Italia: prova più timori o stimoli?
A Riccà … ma con tre matrimoni chi c’è più santo di me? Lui parlava agli animali, agli uccelli… io, ormai, parlo da solo!
– Ha dato al suo spettacolo il titolo “Qualcosa non mi quadra”. Iniziamo: cosa non le quadra nel caso delle donne?
E’ evidente: sono donne finché non diventano mogli. E’ lì che avviene la metamorfosi come dottor Jekyll e Mr. Hyde.
– E rispetto ai giovani cosa non le quadra?
Purtroppo non è colpa loro. Invece è colpa della mia generazione, della generazione che dice sempre sì, dell’eccesso dei sì. E loro, i nostri figli, sono sempre più incerti, scontenti, infelici. Lo vedi, no?
– Terza domanda su quello che non va e che lei mette spesso in evidenza nei suoi spettacoli: giornali e giornalisti.
Una volta i giornalisti erano gente normale, lucida, consapevole del ruolo, professionisti dell’informazione, no?
-In che senso “una volta”?
Nel senso che adesso sono diventati esperti in tutto e faziosi. Basti pensare ai talk show, alle loro apparizioni in televisione: nella maggior parte dei casi sono diventati esponenti di parti politiche. Non lo vedi come si schierano? Con una aggravante: con i nuovi mezzi di comunicazione, oggi, il giornalista presume di poterlo fare chiunque su YouTube, su TikTok quando invece abbiamo l’assoluta necessità della maggiore imparzialità possibile, di analisi oneste.

– Cosa non le quadra nel mondo dello spettacolo?
Quello che mi circonda.
– Ovvero?
Si è abbassato il livello di professionalità, forse come si è abbassata la qualità dei giornalisti.
– In effetti in tv lei ha esordito nel 1989 con “Fantastico”…
Erano programmi fatti davvero bene, con grandi autori e grandi professionisti. Basti dire chi scriveva i testi, veri intellettuali, riconoscibili, riconducibili a una formazione professionale solida. Ora quante migliaia di autori ci sono? Questo inevitabilmente porta ad abbassare la qualità. Allora si lavorava in programmi con i ballerini veri, con autori veri, con artisti veri che avevano fatto un concorso per star lì.
– Nei suoi spettacoli lei tende a tenere sempre un basso profilo…
Perché se casco non mi faccio male. E’ come se cadi dal mezzanino dall’attico. Io non voglio farmi male.
-Però se le dico Roma, Circo Massimo, 22 luglio 2023, “Una serata indimenticabile” di fronte a migliaia di spettatori?
Dico che sono l’unico artista nella storia. Io l’ho fatto, quello è un dato indiscutibile, non è che me lo sto a inventare. La verità è che ho fatto tante altre cose e lo dico con franchezza, con grande piacere. Ad esempio, adesso, tra giugno e luglio, gireremo un film che poi andrà nei cinema per Natale e spero che sia una ciliegina sulla mia torta.
– Un film?
Un racconto dal grande spessore umano. E importante questo, quando non hai più vent’anni.
– Il titolo?
Tu quoque

-Tormentone: un aggettivo, una riflessione per ciascuno degli ambiti artistici in cui si è espresso: cinema, televisione e teatro.
Iniziamo dal cinema?
Ci risentiamo dopo questo film perché in precedenza l’ho fatto per divertirmi, anche con Giovanni Veronesi, Pupi Avati, Leonardo Pieraccioni, ma l’ho sempre inteso come una sorta di hobby. Adesso stiamo facendo una cosa importante, quindi vorrei dare un giudizio più appropriato dopo questo film.
– La televisione?
E’ impegnativa e non ti garantisce niente sia in termini di futuro che di qualità artistica, anche perché ormai la possono fare tutti. Quando dico tutti, Riccardo, dico tutti. Guarda il Grande fratello…
– Il teatro?
Qui non si bluffa. O ci sei o non ci sei. O lo sai fare o non lo sai fare. In qualsiasi ambito: drammatico, comico…ci devi stare fisicamente, ci devi stare mentalmente, il pubblico è davanti e ti annusa perché è il pubblico ti ha scelto, ha pagato il biglietto, ti ha dato fiducia.
– Ha mai avuto problemi con il pubblico?
All’inizio della carriera ma era colpa mia che ero un po’ acerbo e forse non ero anche tanto capace. Ora no.
– Se stasera tra il pubblico di Assisi le capita un frate?
Gli dico che è stato bravo perché è scapolo e non si è sposato, ha indovinato, ha fatto la scelta giusta. Io mi sono buttato su tre fedi e non mi hanno ripagato.
– Se pensa ai suoi genitori, davanti allo specchio, ritiene che sarebbero contenti di lei?
Ora sì. Anche perché ai tempi della scuola erano disperati.

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