Moà: la musica per strada, il premio Bianca d’Aponte, la tv e ora il via al tour dalla sua Orvieto

ORVIETO Moà: suono onomatopeico coniato da un padre a connotare lo stupore da trasferire alla figlia per una cosa sorprendente. E che la figlia, di nome Martina Maggi, da adulta, fa diventare il suo nome d’arte. Classe 1995, è giovanissima, ma di strada già ne ha percorsa tanta. Letteralmente. Perché è lì che, orgogliosamente, è nata come artista. E con altrettanta fierezza rivendica le sue radici orvietane: la passione per la musica deriva anche dalle note che sentiva, da bambina, risuonare per le vie e le piazze della Rupe durante Umbria Jazz Winter. Tanto che a 5 anni si era messa in testa di suonare il sassofono. Prevedibile, visto che con la madre che era alla reception del Grand Hotel Italia, di musicisti con il sax ne vedeva passare parecchi; e quelle chiavi e quelle campane dorate così luccicanti devono averla colpita non poco.
Moà: sta anche Movements of Art, acronimo che Martina ha utilizzato per dare il titolo al suo tour live che sabato 13 gennaio inizierà dal Teatro Mancinelli. L’occasione giusta per parlare di questo e, come nostra consuetudine, di altro ancora.


– Come nasce il tour?
Da un’avventura.


– L’ennesima…
Già… In concreto la realizzazione è stata possibile grazie al Premio Bianca d’Aponte che consiglio a tutte le cantautrici che desiderano un confronto serio con discografici, artisti, promoter e addetti ai lavori. L’ho vinto due anni fa e questo mi ha consentito di organizzare tre concerti prodotti da Doc Live e di avere altre opportunità importanti. Stavo cercando da tempo il modo, al di là dei brani singoli già editati, di far uscire un album in una forma unitaria. Allo stesso tempo ero alla ricerca di una dimensione acustica, intima. Abbiamo colto l’occasione per disegnare questo progetto che parte dal Mancinelli, assieme al produttore Andrea Mescolini e al musicista e chitarrista Lorenzo De Angelis. Tutti insieme siamo riusciti a dare al tutto altri abiti.

– Abiti ma non…scarpe. Continua sempre a suonare a piedi nudi?
Certamente. Sopra il tappeto che mi porto dietro. Mi piacciono le vibrazioni e l’energia che ricevo da questo contatto. E già mi emoziona il fatto che suonerò sul palcoscenico del Mancinelli.


– Come immagina sarà calcare le assi di quel prestigioso palcoscenico?
Mi riporterà indietro nel tempo.
– In che senso?
Già ci sono salita su quel palco. Avevo sei anni. Il mio primo saggio: mi ricordo che era un musical, L’elisir d’amour. Facevo parte del coro assieme a tanti bambini. Un’emozione che non scorderò mai. Ancora oggi potrei descrivere il profumo che ho respirato di quel teatro. Un teatro magnifico.

– Su cosa si incentra questo live tour?
E’ una dedica al coraggio di tutte le donne e a quelle donne che m’hanno ispirato ogni giorno e che continuano a farlo. Il concerto è arricchito anche da brani completamente inediti. Ci sarà anche un pezzo in inglese.
Tredici i pezzi che presenteremo.
– Un album, viene da pensare, è dunque in arrivo?
In sostanza abbiamo deciso di fare la tournée e poi editare, finalmente, tutti i brani, anche quelli che erano già usciti, ma con questo nuovo arrangiamento completamente dal vivo, senza rete, senza sequenze. Sono contenta di poter lavorare su un progetto artistico che abbia un filo conduttore, che leghi un brano all’altro. E di costruirlo nei teatri; non c’è posto migliore per realizzare un disco intimo.


– Presentiamo la band che sarà sul palco?
Volentierissimo: Emanuele Tienforti batteria e percussioni, Matteo Bassi inevitabilmente… al basso, Lorenzo De Angelis chitarra acustica ed elettrica e Simone Gianlorenzi chitarra elettrica ed acustica che, aggiungo, sono felicissima di avere con me sul palco perché è stato il mio primo maestro di chitarra. La direzione artistica del tour è affidata ad Andrea Mescolini che è anche il mio produttore e ideatore dei nuovi arrangiamenti assieme al direttore musicale Lorenzo De Angelis.

– Ci sarà un incontro con le scuole, vero?
Sì, la mattina del 12. Sono già stata negli istituti della città dove abbiamo parlato di educazione affettiva, dell’importanza di saper accettare noi stessi in ogni fragilità, del riuscire veramente ad amare gli altri. Ci è sembrato bello coinvolgere i giovani.


– Moà e la televisione: Dalla strada al palco, Area Sanremo e All Together Now. Cosa resta?
Il ricordo di bellissime opportunità, di vetrine importanti; ma soprattutto restano i bei rapporti con altri artisti e le cose comuni vissute e condivise.
– Nessuna gelosia, ad esempio, a Sanremo Giovani?
A livello di rapporti umani ho incontrato sempre persone stupende che sono diventate colleghi con i quali talvolta sono nate collaborazioni. Amicizie veramente belle perché ti ritrovi a parlare la stessa lingua.
– Fra le tre, l’esperienza più intensa?
A livello umano “Dalla strada al palco”. Eravamo veramente tutti artisti di strada e mi ricordo questa cosa: si pranzava per terra invece che in camerino. Avevamo preso lo studio come fosse una piazza e ricordo che l’assistente della Rai era piuttosto sconcertato.
E’ stato qualcosa di magico. Tra l’altro alcuni degli artisti che ho conosciuto in queste trasmissioni verranno al concerto di Orvieto.
– Il suo brano preferito da adolescente?
– Fast car di Tracy Chapman.
– E, crescendo, l’artista?
Elisa. E’ completa. Già negli anni 80 era in studio con Tina Turner e Tina Turner cantava e suonava quello che aveva arrangiato Elisa; credo sia un esempio di artista donna che ha fatto la differenza a livello di scrittura, di poetica. Ogni anno la senti in concerto ed è sempre più ‘precisa’ e ho un’ammirazione notevole perché non è scesa mai a compromessi con brani commerciali, ha sempre mantenuto un’identità elegante. Un’altra parte del mio cuore, vabbè, è per Lucio Dalla. Non vedo l’ora di suonare a Bologna, dopo che saremo stati a Tarquinia e Verona.

Bene, Martina. Che altro dire? Moà!

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