Neuroscienze: ad Assisi le nuove scoperte scientifiche, evidente l’effetto Covid sui giovani

ASSISI – L’Istituto Serafico di Assisi ha ospitato il “Secondo Congresso Internazionale sui disturbi del neurosviluppo, disabilità e neuroscienze”, un’occasione per presentare le scoperte più recenti sui processi cerebrali che sono alla base dei disturbi del comportamento.

EFFETTO COVID

In particolare, si è discusso circa la necessità di intervenire con diagnosi precoci e sempre più mirate, indispensabili per riconoscere tempestivamente i segnali di disagio che possono influenzare il comportamento fin dalla più tenera età. Tra i più giovani, infatti, negli ultimi anni si è registrato un aumento dei disturbi del neurosviluppo che, come ha spiegato nel corso del suo intervento Stefano Vicari, professore dell’Università Cattolica di Roma, “è in parte legato anche alla pandemia. Basti pensare – ha aggiunto – che precovid i disturbi mentali interessavano il 13% degli adolescenti, mentre ora riguardano il 25%; i disturbi d’ansia sono passati invece dal 10% al 20%”.

DISABILITA’ E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Numerosi i temi all’ordine del giorno, anche quelli legati alla valutazione al trattamento e alla riabilitazione delle disabilità complesse, alle nuove prospettive per la presa in carico, alle opportunità dell’intelligenza artificiale applicata alla cura, ai trattamenti robotici e tecnologici all’avanguardia, all’accessibilità alle cure, ai meccanismi della genesi e della trasmissione della depressione, ai disordini alimentari, alla plasticità del cervello adulto, alle patologie più diffuse del neurosviluppo, come l’autismo e l’ADHD sempre più in crescita tra i giovani.

SEGNALI E FORMAZIONE

Tra le priorità, come sottolineato dalla maggior parte dei ricercatori intervenuti al dibattito, la diagnosi precoce dei disturbi del neurosviluppo: “Più è lungo l’intervallo tra la comparsa dei sintomi e l’inizio di una cura, seppur non necessariamente farmacologica, più si aggrava la prognosi” ha spiegato Alfonso Tortorella, direttore della Cattedra di Psichiatria all’Università degli Studi di Perugia, secondo cui “per valutare e prendersi cui dei disturbi mentali è necessario non solo valutare la genetica, che gioca un ruolo fondamentale nell’aumento del disturbo, ma anche l’ambiente in cui è ‘immerso’ il paziente”. Necessario, secondo i ricercatori, anche affrontare concretamente il tema della formazione del personale sanitario: “Per far fronte alle nuove emergenze sanitarie, coloro che si prendono cura delle persone con disabilità devono avere competenze professionali specifiche, frutto dell’integrazione tra esperienza, umanità e cultura scientifica” ha spiegato Sandro Elisei, Direttore Sanitario del Serafico. E ancora: l’introduzione nel nostro Ssn del Dama,“il modello che mira a risolvere il problema dell’accessibilità alle cure per le persone con disabilità negli ospedali, per rispondere ai bisogni delle persone più fragili e adattando la risposta alle necessità di ognuno: del paziente, delle famiglie, degli operatori sanitari” ha spiegato Filippo Ghelma, Direttore Ud Dama (Disabled Advanced Medical Assistance) dell’Ospedale San Paolo di Milano.

TECNOLOGIA E RICERCA

L’innovazione tecnologica specialmente negli ultimi anni ha introdotto nuovi strumenti e metodologie da applicare nelle relazioni di cura, come ad esempio l’analisi del movimento “che in riabilitazione ha raggiunto aspetti innovativi: consente infatti di trasformare il movimento in parametri, consentendo di fare diagnosi molto più precise e di verificarne gli effetti” ha spiegato Enrico Castelli, Responsabile area ricerca di neuroriabilitazione dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, secondo cui “questa metodologia consente anche di fare ricerca poiché, grazie ai dati che emergono, è possibile rendersi conto dei miglioramenti di un paziente sulla base delle evidenze scientifiche”. Ma la ricerca scientifica, “deve essere centrata non solo sulla malattia e sulla riabilitazione, ma anche sugli aspetti socio-relazionali e sui bisogni di benessere della persona, proprio perché, specialmente ai più fragili, va garantito il diritto di vivere una vita piena” ha spiegato ancora Elisei.

Francesca Di Maolo (nella foto di copertina) presidente del Serafico, ha ribadito infatti la necessità di cambiare mentalità nel processo di cura e riabilitazione: “E’ obbligatorio correggere il tiro e uscire dalla logica dell’assistenzialismo. La ricerca e i dati che emergono dalle numerose evidenze scientifiche ci hanno fatto capire che per prendersi cura di ogni persona nella sua totalità non è sufficiente migliorare le sue capacità; bisogna piuttosto darle la possibilità di partecipare concretamente alla vita. Auspico – ha aggiunto – che queste giornate di ricerca, di studio approfondito e di incontro, siano dei ‘cantieri di speranza’ capaci di supportare la politica locale, nazionale ed europea nel riscrivere alcune normative e a far maturare nuove visioni che guardino oltre e che permettano di far maturare la vita”.

RICERCATORI DA TUTTO IL MONDO

Al Serafico si sono alternati gli interventi di ricercatori, professori e clinici provenienti da tutto il mondo, tra cui Marc Tassé dell’Università dello Stato dell’Ohio (Usa); Nicolas Zdanowicz dell’Università di Lovanio; Stefano Vicari dell’Università Cattolica di Roma; Filippo Ghelma, Direttore UD DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance) dell’Ospedale San Paolo di Milano; Serafino Corti della fondazione Sospiro e membro del panel di esperti per le persone con autismo dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). È intervenuta all’inizio della due giorni, in video, anche il ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che ha sottolineato quanto “il tema dei disturbi del neurosviluppo richiedano una riflessione che, partendo dal benessere e dalla salute, non può prescindere dalla dimensione sociale e relazionale di ogni persona” e ha annunciato “un nuovo strumento, allo studio delle istituzioni, per la presa in carico delle persone con disabilità, che sia universale e non più frammentario, e che porti le istituzioni ad andare incontro ai caregiver”.

Luca Coletto, assessore alla Salute e politiche  sociali della Regione Umbria

Luca Coletto invece, assessore alla Salute e Politiche sociali della Regione Umbria, nel corso del suo intervento ha dichiarato: “Un convegno di questa portata apre a molte riflessioni e, sicuramente, è la modalità efficace per trattare temi trasversali che favoriscano una visione multisciplinare per rispondere ai bisogni delle persone con disabilità, in ogni fase della loro vita. A tal fine, è fondamentale garantire da una parte una diagnosi precoce, dall’altra trattamenti adeguati in un contesto di accoglienza, inclusione e accessibilità. Ciò vuol dire fare una programmazione sanitaria intesa come diritto dell’individuo e basata sull’intreccio di due priorità: la prima è l’utilizzo di metodi diagnostici innovativi grazie anche alla ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze, la seconda è la formazione degli operatori socio-assistenziali. Voglio ringraziare il Serafico e la presidente Francesca Di Maolo, per aver dedicato spazio all’approfondimento di queste tematiche che confermano, ancora una volta, come l’Istituto di Assisi sia all’avanguardia nel panorama italiano per le prestazioni sanitarie e le cure”; don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, ha ribadito quanto “il Serafico sia un modello per la sanità cattolica poiché, attraverso la ricerca scientifica, afferma un modello di riabilitazione integrale della persona con disabilità che va oltre la sua condizione”.

Hanno portato il loro saluto anche il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, che ha sottolineato l’importanza di realtà come il Serafico che “permette ai ricercatori di lavorare accanto a chi quotidianamente si prende cura dei ragazzi, sperimentando così la vera ricerca sul campo” e monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi Gualdo Tadino Nocera Umbra Foligno, che attraverso un videomessaggio ha ricordato quanto il Serafico “attraverso il suo ‘cantico d’amore’ sia vicino ai più fragili da oltre 150 anni”.

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