Nuove prospettive terapeutiche dell’aterosclerosi grazie a uno studio coordinato da Paolo Gresele

PERUGIA – Scoperto un nuovo meccanismo nello sviluppo dell’aterosclerosi che apre a innovative prospettive terapeutiche: è lo studio realizzato dal gruppo di ricerca del professor Paolo Gresele, del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, su modelli animali e in pazienti con varie forme di aterosclerosi. Il lavoro è stato pubblicato su European Heart Journal, la più importante rivista di cardiologia del mondo, con un editoriale che sottolinea la novità del lavoro dei ricercatori dello Studium.

 

 

“L’aterosclerosi – afferma Gresele – rappresenta la prima causa di morte e di invalidità al mondo ed è un processo di degenerazione progressiva delle arterie. La ricerca rappresenta un lavoro traslazionale che parte da una problematica clinica di grande rilevanza, la affronta ricercando i meccanismi di base, facendo studi di biologia cellulare su modelli cellulari, di biologia biochimica, studi su modelli sperimentali animali e applicazione di alcune osservazioni a casistiche di pazienti per identificare il nuovo meccanismo. La novità sta proprio nel ruolo di alcune cellule del sangue, le piastrine, sui meccanismi di aterosclerosi. Era noto il coinvolgimento delle piastrine nella fase finale del processo di aterosclerosi, ma non si sapeva, e questo lo abbiamo esplorato noi, che giocano un ruolo decisivo anche nella fase iniziale.

 

 

L’incremento del colesterolo LDL nel sangue contribuisce fortemente a questo processo morboso, infiltrandosi nelle arterie e portando alla formazione di placche aterosclerotiche occludenti la circolazione. La ricerca ora giunta in pubblicazione ha dimostrato che in condizioni di ipercolesterolemia le piastrine del sangue, che normalmente svolgono un ruolo di protezione dalle emorragie, si attivano esprimendo sulla loro superfice un enzima (MMP-2) che attiva un recettore sulla superficie delle cellule che tappezzano l’interno delle nostre arterie (cellule endoteliali) modificandone le caratteristiche tanto da portare alla penetrazione, nella parete del vaso, di cellule infiammatorie che innescano la formazione delle placche. Alla luce di ciò – conclude Gresele – si potranno aprire interessanti prospettive di sviluppo di nuovi approcci terapeutici per la prevenzione dell’aterosclerosi”.

Naighi  

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