Oggi a Perugia il concerto del maestro Fabio Ciofini su Bach…che riarrangia se stesso

PERUGIA – Stasera, 26 marzo, ore 17,30 il maestro Fabio Ciofini protagonista di un attesissimo concerto a Perugia, nella basilica di San Pietro, appuntamento che rientra nella Stagione degli Amici della Musica di Perugia e Fondazione Brunello e Federica Cucinelli.

Si tratta di un concerto dedicato a Bach molto particolare perché Ciofini ha scelto tre composizioni riadattate dallo stesso Bach: Wachet auf, ruftuns die Stimme, Cantata BWV 140; Concerto in re minore per organo e archi BWV 1059; Messa Luterana (Missa brevis) in sol minore BWV 235. Protagonisti oltre a Ciofini, i complessi di Solomeo Coro da Camera Canticum Novum e l’Accademia Hermans. Poi Lucia Casagrande Raffi soprano; Lucia Napoli mezzosoprano, Luca Cervoni tenore e Mauro Borgioni baritono.

Fabio Ciofini è diventato un vero e proprio punto di riferimento per la musica barocca a livello internazionale e stavolta l’Umbria ha saputo farne anche un suo patrimonio: nato a Terni nel 1970, è infatti dal 2010 direttore artistico della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e a Solomeo allestisce stagioni di primissimo piano per il Festival Villa Solomei.
Dal 2019 è direttore artistico di Segni Barocchi, manifestazione ispirata al Barocco, nata nel 1981 che si svolge a Foligno. Insegna tastiere storiche al “Briccialdi” di Terni.
Il concerto di stasera ci ha fornito l’opportunità di intervistarlo.
Partiamo dal concerto-progetto su Bach che ha ideato per il cartellone degli Amici della Musica di Perugia – Fondazione Cucinelli?
“Ho scelto tre composizioni perché sono state riadattate dallo stesso Bach: la ‘Wachet auf’ è stata riadattata per un corale per organo solo. Il concerto per organo e orchestra di cui sono rimaste solo alcune battute è stato poi ripensato per la Cantata BWV 35 per contralto e orchestra. Infine la messa luterana, i cui numeri sono tutti estrapolati da composizioni precedenti”.
Bach che riscrive se stesso?
“Nel caso della messa luterana addirittura Bach cambia il testo portandolo dal tedesco al latino”.
Cosa’ l’ha spinta a questa particolare ricerca su Bach?
“Per chi si occupa di musica antica e nel mio caso di barocco in particolare è abbastanza naturale che ci sia anche un pensiero musicologico: una ricerca che va al di là dello spartito, degli strumenti e non può prescindere da un approfondimento dello stile esecutivo e della trattatistica specifica”.
L’organo che è il suo strumento di riferimento può essere una guida?
“Mozart l’ha definito il re degli strumenti ma per questo specifico progetto l’ispirazione viene dalla spiritualità e profondità della musica di Bach”.
Viste le prestigiose incisioni che l’hanno vista protagonista nel mondo, sarà registrato anche questo concerto-progetto?
“Sarà ripreso sia dal punto di vista musicale che visivo. Seguirà certamente l’editing”.
Com’è nata la collaborazione con la Fondazione Brunello e Federica Cucinelli?
“Lavoro a Solomeo dal 1994 quando fui chiamato per la direzione del Coro Canticum Novum. Ho vissuto, quindi, tutta la fase evolutiva sia personale che artistica che ha portato alla Fondazione nel 2010 e che mi ha visto alla direzione musicale mentre per la prosa il riferimento è il TSU”.
Come si trova?
“Può immaginare…benissimo. Tra l’altro dallo scorso anno Brunello Cucinelli ha voluto creare la casa della musica dove prova il Coro Canticum Novum e che utilizziamo per le nostre produzioni”.
La cattedra al “Briccialdi”?
“Dal primo gennaio è Conservatorio di Stato. Pertanto tutte le problematiche che ha vissuto si sono finalmente risolte”.
Il suo insegnamento specifico in tastiere storiche è seguito?
“Assolutamente. Certo si tratta, questo va detto, di un percorso di studi specifico per il quale c’è molto interesse”.
Per pochi e non per tutti?
“Sicuramente occorre avere una base pianistica di buon livello che consenta di approcciare alle tastiere storiche, pertanto clavicembalo, fortepiano e organo”.
Segni Barocchi. Che esperienza è?
“Mi occupo degli aspetti puramente artistici in assoluta coerenza con le direttive del Comitato organizzativo”.
Come si trova?
“Si tratta di lavorare, in questo caso, con una istituzione pubblica e occorre dunque avere capacità di mediazione e disponibilità alla collaborazione che oggettivamente la situazione richiede”.
L’organo che le ha dato più emozione suonare?
“L’organo Hermans del 1678 che si trova a S. Maria Maggiore a Collescipoli. C’è la fusione tra l’arte organaria fiamminga e quella seicentesca italiana. Ha così creato un mondo particolarissimo fatto di colori musicali straordinari. Per di più della produzione Willar Hermans c’erano 90 strumenti in tutto, ne sono rimasti due: a Collescipoli e Pistoia”.
Quello dei suoi ricordi?
“Ne ho suonati tanti…, direi il Christian Muller del 1736”.

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