Pandemia e andamento demografico: al 31 dicembre 2020 +8,5% dei decessi rispetto al 2019

L’analisi dell’AUR che vi proponiamo oggi, riguarda l’assetto demografico dell’Umbria fissato al 31 dicembre 2020. Dunque con chiari riferimenti a quello che è stato e ha significato la pandemia. La relazione è del professor Luca Calzola, ricercatore Istat. Il macro dato che anticipiamo, quello a cui inevitabilmente si guarda, è quanti siamo:  865mila unità alla data del 31 dicembre 2020, ovvero 5 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. Altri due dati prima di lasciarvi alla lettura di questa indagine dell’Agenzia Umbria Ricerche: le nascite risultano di poco superiori a 5mila mentre i decessi sono stati di 11mila (+8,5% rispetto al 2019) che poi  significa perdita di abitanti negativa di 6mila unità.

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La demografia dell’Umbria nell’anno della pandemia

di Luca Calzola

Alla luce di dati ancora provvisori, ma molto consolidati, rilasciati dall’Istat sul bilancio demografico mensile del 2020 [1], al 31 dicembre, la popolazione residente in Umbria ammonta a 865mila unità, 5mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-5,9 per mille). Nel corso del 2020 il declino demografico regionale è stato accentuato dagli effetti dell’epidemia Covid-19 ma prosegue senza interruzione dal 2014 quando fu raggiunta la cifra massima di 893mila abitanti. Esso colpisce per il secondo annuo consecutivo anche la popolazione straniera che diminuisce del 3,4 per mille. Il decremento demografico regionale è in linea con quello medio nazionale e interessa entrambe le province, con una maggiore accentuazione nel territorio ternano.
Le conseguenze del Coronavirus sulla dinamica demografica sono state sia dirette, come la crescita dei decessi, sia indirette, come la riduzione delle nascite generata dalle incertezze economiche per la interruzione delle attività economiche o la riduzione dei movimenti migratori prodotta dalle misure di limitazione agli spostamenti. Tali fattori si sono inseriti in un quadro demografico già di per sé debole amplificandone il trend negativo.
Le nascite risultano di poco superiori a 5mila mentre i decessi superano il livello di 11mila (+8,5% rispetto al 2019). Ne consegue una perdita di abitanti dovuta alla dinamica naturale (nascite-decessi) negativa di 6mila unità. Il tasso di crescita naturale, pari a -6,8 per mille (-5,8 per mille a livello nazionale), varia dal -6,1 per mille di Perugia al -8,7 per mille della provincia di Terni.
Sul versante del movimento migratorio, le iscrizioni in anagrafe per trasferimento di residenza si sono ridotte dell’11,8% rispetto al 2019 (da 24mila a 21mila), le cancellazioni dell’11,5% (da 23mila a 20mila) e il saldo positivo è stato inferiore a mille unità. Ne deriva un tasso di incremento migratorio pari a 0,8 per mille, il valore più basso degli anni Duemila e in grado di compensare solo in minima parte l’effetto negativo del pesante bilancio della dinamica naturale.
Per effetto dell’aumento del rischio di mortalità dovuto alla pandemia, si riscontra in Umbria un abbassamento dei livelli di sopravvivenza anche se con esiti meno critici rispetto alla situazione media nazionale. Nel 2020, la speranza di vita alla nascita scende a 81,1 anni per gli uomini e a 85,6 anni per le donne, rispettivamente 0,9 e 0,6 anni sotto il livello del 2019 e si riposiziona sui livelli del 2015. Al 65esimo compleanno, la speranza di vita scende a 19,4 anni per gli uomini, e a 22,8 anni per le donne, rispettivamente 0,7 e 0,5 anni in meno rispetto al 2019. Rispetto al 2019, entrambe le province subiscono una perdita dei livelli di sopravvivenza che risulta maggiore per gli uomini nella provincia di Perugia e per le donne in quella di Terni.
Nel 2020 il numero medio di figli per donna è sceso a 1,15 da 1,2 del 2019. Rispetto al 2008, quando nell’apice di una breve ripresa, iniziata a fine anni Novanta, aveva raggiunto il valore di 1,41, la riduzione risulta del 18,4%, quasi il doppio se confrontata con quella media italiana. La diminuzione della fecondità interessa entrambe le province umbre, ma si manifesta con maggiore intensità in quella di Perugia.
Il possibile impatto psicologico di Covid-19 sulle scelte riproduttive si è verificato a partire da marzo e quindi ha avuto effetto solo sulle nascite di dicembre, ma è presumibile che continuerà a esercitare un effetto riduttivo sulla natalità anche nel corso del 2021. Alla riduzione dei livelli riproduttivi si somma il progressivo restringimento della popolazione femminile in età feconda per effetto della contrazione delle nascite iniziata nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Pertanto, nell’ipotesi che i tassi di fecondità per età rimangano ai livelli del 2020, nei prossimi 2/3 anni le nascite scenderebbero sotto la soglia di 5mila unità annue. Inoltre, avere figli rappresenta sempre più una scelta posticipata e nel 2020 in Umbria l’età media al parto ha raggiunto i 32,3 anni con un aumento di 1,3 anni rispetto al 2008. Il parametro segna un valore e un incremento maggiore nella provincia di Terni.
Anche se l’eccesso di mortalità ha colpito per lo più individui anziani, la pandemia non sembra avere rallentato in Umbria la crescita dell’invecchiamento della popolazione che infatti prosegue portando l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con 64 anni e più per 100 abitanti fino a 15 anni) da 211,9 a 217,7 tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2021, oltre 30 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Al primo gennaio 2021, più di un umbro su quattro ha almeno 65 anni e solo il 12% ne ha meno di 15. La quota di ultrasessantacinquenni è aumentata in un anno di 0,2 punti percentuali, quella dei più giovani è, invece, diminuita di 0,3 punti percentuali. Nella provincia di Terni, la popolazione con 64 e più anni ha un peso relativo maggiore rispetto a Perugia.

Indicatori demografici – Anno 2020

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Note
[1] https://www.istat.it/it/files//2021/05/REPORT_INDICATORI-DEMOGRAFICI-2020.pdf https://www.istat.it/it/archivio/257243

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